In alcune relazioni tecniche si incontrano spesso espressioni o vocaboli che appaiono impropri e certe volte non coerenti con l’argomento affrontato. È vero che la lingua è in continua evoluzione e che nuovi lemmi arricchiscono il nostro dizionario. Ma in molti casi non si tratta di nuove voci, bensì del significato di vecchie voci. Vi sono anche episodi isolati o errori che non pongono problemi. È questo, ad esempio, il caso di quella voce “girapoggio” che alcuni ed anche un grande giornalista attribuirono ad una fossa che gira, con andamento a spirale, attorno una collina conica.
Vi sono comunque vocaboli entrati ormai nell’uso comune o che stanno per entrarvi. Nell’Enciclopedia Treccani, ad esempio, troviamo che la “biologia” “in senso ampio e comunemente accettato è l’insieme delle scienze della vita” e che l’aggettivo “biologico” si riferisce “alla biologia e agli esseri viventi”. In modo analogo si esprimono altre enciclopedie, come la Britannica: “a branch of knowledge that deals with living organisms and vital processes”. In considerazione che l’agricoltore coltiva piante ed alleva animali ed opera pertanto con esseri viventi, dalla sua attività dovrebbe ricavare prodotti biologici. Ma non è così. Solo l’Agricoltura biologica può fornire produzioni “biologiche”; ma le altre produzioni cosa sono?
Dal 1992 (Earth Summit di Rio) si è impiegato un altro aggettivo per definire una nuova Agricoltura, l’“Agricoltura multifunzionale”. Anche in questo caso, per capire il significato del vocabolo, conviene ricorrere alla Treccani. L’aggettivo “funzionale” riguarda “l’attività svolta abitualmente o temporaneamente in vista di un determinato fine”. La funzione è dunque l’attività svolta per esercitare un compito o un servizio. La funzione quindi non è il compito o il servizio. L’Agricoltura ha sempre svolto attività multifunzionali. Il suo fondamentale compito è certo quello della produzione primaria ossia di beni alimentari e non alimentari con i quali soddisfa il fabbisogno della popolazione mondiale ma tra le sue funzioni è compreso anche il controllo dei deflussi, l’attenuazione dell’effetto serra, una preziosa azione filtrante sulle emissioni tossiche, ecc. (OCSE 1998, Commissione delle Comunità Europee 1999).
Sorge però il dubbio che in questi ultimi tempi il vocabolo multifunzionalità sia stato interpretato in modo diverso da quello originale. Oggi è ormai generalizzata la convinzione che la multifunzionalità consista in primo luogo in una diversificata produzione di beni commerciali e non commerciali. Tanto è vero che alcuni suddividono questa multifunzionalità in: a) funzioni economiche e occupazionali (la produzione di alimenti, di reddito e occupazione), b) funzioni di pubblica utilità (qualità degli alimenti, mantenimento dei tessuti socioculturali, sviluppo del territorio).
Nella ricerca dell’INEA (2008) per lo studio e il confronto della funzionalità dell’agricoltura nelle varie regioni, sono stati esaminati e sottoposti ad analisi multivariata i 18 indicatori suddivisi in 6 funzioni. Così, ad esempio, la funzione “Protezione del territorio” è stata valutata in base al numero delle aziende che applicano sistemi di irrigazione ed in base al numero di ha coltivati in aree protette, la funzione “Tutela del paesaggio” è stata studiata in base alle percentuali di SAU a seminativo ed a coltivazioni permanenti e la funzione “Diversificazione“ ripartita tra agriturismo e vendita diretta. Ma queste funzioni, specie l’ultima, non sembrano le funzioni dell’Agricoltura produttrice di beni primari bensì servizi che riguardano l’intera gestione aziendale e gli addetti del settore.
Ė quindi evidente che oggi quando si usa il termine “multifunzionalità dell’agricoltura” si fa riferimento ai servizi che le strutture agricole possono mettere sul mercato: oltre alla produzione, posti di lavoro e gestioni commerciali e turistiche ma non l’attività svolta per realizzare l’opera alla quale l’Agricoltura è preposta.