Mentre c’è chi sostiene che occorre che l’agricoltura ritorni all’antico, abbandoni l’uso delle tecniche moderne per riscoprire, forse, il buon vecchio aratro trainato da buoi, ma soprattutto decidere l’abbandono dell’uso della chimica, per non parlare del rifiuto dell’ utilizzo di semi di nuova ideazione, un altro fanatico ambientalista, Mark Lynas, firma del Guardian, già portabandiera di Greenpeace e grande sostenitore del movimento anti OGM, ha cambiato radicalmente idea dopo avere pubblicato, nel 2008, un secondo libro ancora orientato al pensiero “iperverde”.
Infatti, nei giorni successivi alla pubblicazione, scrisse un articolo dello stesso tono sul suo giornale, ma ricevette da un lettore un quesito molto semplice: “Se tu sei contrario agli OGM perché sponsorizzati da qualche multinazionale, sei anche contrario alla ruota perché a essa sono interessate altre multinazionali?”
L’ironia fece colpo su Mark, che inizio ad affrontare, studiando, il problema di OGM e gli altri sventolati da Greenpeace arrivando, dopo un non breve travaglio, a capire che non si può lottare contro la scienza con strumenti viscerali.
Così, progressivamente, il muro ideologico che lo bloccava si è sgretolato ed è arrivato ad affermare che è più probabile che caschi sulla sua testa un asteroide di quanto lo sia che un OGM faccia male a chi lo utilizza.
Fu così che Mark Lynas, fra i più autorevoli giornalisti britannici e noto ambientalista, chiese di partecipare alla riunione annuale dell’Associazione britannica degli agricoltori; in quella occasione prese la parola per affermare, riguardo alla sua militanza anti OGM: “Mi sbagliavo. Mi dispiace”.
Ovviamente, come tutti i convertiti, Mark Lynas esagera; più corretto sarebbe affermare che le tecniche di modificazione genetica che producono OGM non sono, in sé, destinate a produrre cose solo cattive, perché la tecnica sviluppata produce in funzione di ciò che l’uomo desidera, se ci riesce, ottenere. Pertanto, se il risultato è adeguatamente testato e sperimentato, esso non deve essere respinto, ma, invece, può essere utilizzato.
L’esperienza di trent’anni di soia GM, diffusa in tutto il mondo, ci rassicura sull’innocuità di questo seme, e solo il fanatismo ideologico può continuare a sostenere la sua pericolosità; d’altra parte, se milioni di diabetici insulinodipendenti sono in vita, ciò è dovuto a un’insulina prodotta da un batterio GM.
Un altro aspetto dei prodotti GM è quello che possono consentire la riduzione dell’uso di insetticidi, dato che molti di essi sono costruiti in modo da resistere a certi parassiti che infestano, d’ordinario, le piante non GM.
Con ogni evidenza, a fronte della caccia alla terra che molti fondi sovrani vanno facendo nel mondo, non è reinventando un’agricoltura antica e poco produttiva che si può pensare di affrontare i problemi alimentari che stanno progressivamente emergendo, e ciò non solo e non tanto per un accrescimento della popolazione mondiale, che forse non sarà così rilevante come un tempo pronosticato, dato che il progressivo inurbamento della popolazione porta come conseguenza la riduzione del numero dei figli, quanto per il mutare delle abitudini alimentari che comporta un aumento della richiesta di cereali per alimentare il bestiame da carne, la cui domanda è in costante aumento.
In sostanza e conclusione, non è di dogmatismi quali quelli praticati un tempo da Mark Lynas che abbiamo bisogno, né di dogmatismi opposti, ma di scienza, testata, verificata, controllata nei suoi risultati, perché solo con essa si possono risolvere i problemi alimentari di un futuro, che è molto vicino.