In un
recente articolo pubblicato su “Georgofili INFO”, notiziario di informazione a cura dell'Accademia dei Georgofili, a firma del Prof. Mauro Antongiovanni, si affronta l’argomento dell’impiego della farina di insetti nell’alimentazione degli animali da reddito, in particolare dei polli da carne. Il suddetto articolo cita correttamente le attività del gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Schiavone (Università di Torino), riportando i risultati di due ricerche pubblicate in riviste scientifiche internazionali nel 2018 (Dabbou et al.; Schiavone et al.).
Teniamo a sottolineare però che in tale ambio è attivo a Firenze, ormai dal 2013, il gruppo di ricerca coordinato dalla Prof.ssa Giuliana Parisi (Sezione di Scienze Animali, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari e Forestali, DAGRI) che sta portando avanti numerosi studi grazie a una fitta rete di collaborazioni tra diversi istituti di ricerca italiani, universitari e non (Federico II di Napoli, Politecnico delle Marche, Università degli Studi di Pisa, Università di Udine, CNR di Messina, CNR di Torino, la stessa Università di Torino) e istituzioni straniere, come il CSIC-IIM di Vigo (Spagna), il NorwegianUniversity of Life Sciences (NMBU) - Faculty of Veterinary Medicine di Oslo, l’Institute of Marine Research – IMR di Bergen (Norvegia).
Nel complesso, la sostituzione delle fonti proteiche convenzionali con farine di insetti (specialmente Hermetia illucens e Tenebrio molitor) è stata testata su specie diverse, pesci di acqua dolce e di acqua salata, polli da carne, galline ovaiole, pernici, cercando di sviscerare l’effetto che tale sostituzione potesse avere su diversi parametri qualitativi delle carni o dei prodotti (es. uova) derivati. Sono stati presi in considerazione parametri come il colore, la consistenza, la capacità di ritenzione idrica dei prodotti, ma anche aspetti legati alla composizione chimica (acidi grassi, antiossidanti, composti volatili) e alle caratteristiche sensoriali dei prodotti evidenziando nella maggior parte dei casi come una sostituzione parziale, ma specie-specifica, possa essere concretamente considerata da parte degli allevatori come una vera opportunità per rendere pù sostenibile le filiere prese in esame. Ci sembra quantomeno doveroso riconoscere l’impegno e il contributo del gruppo fiorentino, e della rete di collaborazioni di cui fa parte, che dal 2016 ad oggi si è concretizzato in 11 pubblicazioni su riviste internazionali, di cui 7 incentrate su specie diverse di pesci (Borgogno et al., 2017; Iaconisi et al., 2017; Piccolo et al., 2017; Iaconisi et al., 2018; Bruni et al., 2018; Mancini et al., 2018; Secci et al., 2018; Secci et al., 2019), 2 sui polli da carne (Bovera et al., 2016; Loponte et al., 2018), 1 sulla qualità delle uova prodotte da galline ovaiole alimentate con H. illucens (Secci et al., 2018) e 1 sulle pernici (Secci et al., 2018), questi ultimi due lavori da considerarsi pionieristici nel loro ambito.A queste si aggiungono 2 pubblicazioni a carattere divulgativo (Eurofishmarket, Mangimi&Alimenti), poster presentati a vari convegni (INSECTA, WEFTA, ASPA), 2 tesi di dottorato di ricerca e numerose tesi di laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari. Il lavoro del gruppo è stato finanziariamente supportato da Fondi di Ateneo, finanziamenti da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e della Fondazione Agerche, in particolare, hafinanziato il progetto di ricerca denominato SUSHIN “SUstainable fiSH feeds INnovative ingredients” e che qui cogliamo formalmente l’occasione di ringraziare.
Crediamo molto nella grande opportunità rappresentata dagli insetti per una svolta sostenibile del settore zootecnico, ormai vessato da propagande dai toni scandalistici sempre più frequenti, e almeno per il momento vi stiamo concentrando i nostri sforzi e le nostre energie.