Il 28 marzo si è tenuto il seminario dal titolo “Olivicoltura superintensiva in Calabria: si può?” organizzato dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria con l’Accademia dei Georgofili - Sezione “Sud-Ovest” ed il supporto del Consorzio Nazionale “Italia Olivicola” e dell’Associazione Produttori Olivicoli Reggini (APOR).
La manifestazione, alla sua quinta edizione, con oltre 300 partecipanti giunti anche da fuori regione, è stata quest’anno incentrata su quello che è un tema molto discusso in chiave internazionale, ovvero l’olivicoltura superintensiva, un modello colturale caratterizzato da un’elevata densità d’impianto (fino a 2000 ed oltre piante/ha) il cui vantaggio principale consiste nell’elevata efficienza della raccolta meccanica realizzata in continuo, mediante l’impiego di macchine scavallatrici, utilizzate da tempo e con eccellenti risultati nella raccolta dell’uva, modificate al fine di renderle adatte anche alla raccolta delle olive.
Il seminario è stata l’occasione per discutere attorno a tale tipologia di impianti, alla loro evoluzione temporale ed alla loro possibile realizzazione in Calabria.
Ad aprire i lavori sono stati il Prof. Zimbone, Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che dopo i saluti di rito ha posto l’accento sull’ importanza che il comparto olivicolo riveste per la Calabria, ed il Prof. Zimbalatti, direttore del Dipartimento Agraria, che ha evidenziato come il settore olivicolo stia attraversando una fase di fermento imprenditoriale, soprattutto in Paesi storicamente non produttori.
La sessione scientifica ha avuto inizio con la relazione di Joan Tous Martì, esperto di fama mondiale in olivicoltura ed elaiotecnica, che ha relazionato sullo stato dell’olivicoltura in Spagna, dove nasce il modello superintensivo, a cui hanno fatto seguito gli ulteriori interventi, tutti parimenti stimolanti. I proff. Caruso, Mafrica, Agosteo e Bernardi hanno toccato molteplici tematiche, da come tale modello si stia diffondendo in Italia, alle opportunità che può offrire per la Calabria, alla meccanizzazione delle operazioni colturali, alle problematiche fitosanitarie per finire alla qualità dell’olio. Non poteva mancare un intervento sulla qualità dell’olio da oliveti superintensivi svolto da Stefano Polacchi, del Gambero Rosso.
Nel corso del successivo dibattito sono state segnalate, da tecnici e imprenditori le difficoltà incontrate nell’introdurre gli impianti intensivi e superintensivi nelle principali aree olivicole della Calabria, nelle quali la marcata fertilità dei suoli, la buona piovosità e l’alto tasso di umidità dell’aria favorisce la crescita vegetativa anche delle piante di cultivar che in altri ambienti risultano poco vigorose, rendendole spesso anche estremamente sensibili agli agenti di importanti fitopatie tra le quali spiccano lebbra, occhio di pavone e rogna.
A coordinare e concludere l’incontro il Presidente della Sezione Sud-Ovest dell’Accademia dei Georgofili, Rosario Di Lorenzo, ha ricordato come “occorre investire nella ricerca in olivicoltura, senza preclusioni aprioristiche nei confronti dei nuovi modelli colturali per poter essere sempre più competitivi in un settore dove la Regione Calabria deve avere, nel panorama italiano un ruolo da protagonista”.
A chiudere la giornata, la consegna degli attestati ai circa 50 “Assaggiatori di olio di oliva vergine ed extravergine”, che hanno seguito i corsi organizzati presso il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, in forza di un’importante sinergia con l’Associazione Prim’Olio – Saperi e Sapori di Calabria e con l’Apor.
RisoluzioneTenuto conto della pressante esigenza di rilanciare l’olivicoltura italiana con impianti efficienti sia dal punto di vista produttivo sia nella gestione colturale e considerato che la Calabria, tra le regioni italiane, è una tra le più vocate all’olivicoltura, nota la variabilità pedo-climatica del territorio in cui viene coltivato l’olivo, emerge l’esigenza di estendere le esperienze condotte sugli impianti superintensivi, che potrebbero essere opportunamente modificati per essere adattati ai vari distretti olivicoli della regione. In via preliminare, si ravvisa l’esigenza di procedere alla valutazione comparativa delle cultivar “globali” attualmente ritenute adatte a tale tipologia di impianto con le cultivar del ricco germoplasma autoctono Da tale attività sperimentale potranno certamente emergere indicazioni su potenzialità e limiti delle cultivar/accessioni studiate tra le quali alcune potrebbero essere direttamente utilizzate per gli impianti superintensivi di altre, dotate di tratti particolarmente interessanti, potrebbero invece essere utilizzate come genitori in programmi di miglioramento genetico. E’ emersa, in definitiva, l’esigenza di avviare un programma di respiro nazionale di ricerca agronomica, diffuso nei territori olivicoli e di durata pluriennale, i cui risultati, condivisi in rete, potrebbero consentire di evitare grossolani errori e di conseguenza di liquidare come improponibili gli impianti superintensivi nella nostra olivicoltura e in quella della Calabria in particolare.