Per i boschi non è la progettazione la disciplina maggiormente studiata all’Università dai futuri tecnici; anche per le altre categorie di addetti ai lavori (proprietari, gestori aziendali, imprese di taglio) la dimensione progettuale non viene coltivata specificamente né arricchita di peculiari strumenti anche concettuali, al di là della prassi normative o professionali.
Una sollecitazione è venuta nel 2011-12 dal Concorso nazionale Forest Skill promosso fra gli altri da Fond. Italiana Accenture e Fond. Collegio Università Milanesi: dedicato ai giovani laureati, ha voluto stimolare idee progettuali originali, con scopi educativi, volte allo sviluppo di competenze e alla creazione di opportunità con l’uso intelligente del patrimonio boschivo.
L’encomiabile iniziativa (ha poi finanziato l’avvio dei 2 vincenti) ha raccolto 84 idee progettuali: è possibile una valutazione d’insieme di questo “parco progetti” (giovanile ma scaturito da team partecipati e con avallo universitario) evidenziandone le impostazioni prevalenti.
Risulta non essere esattamente il bosco la sede dei progetti: che si interessano infatti a usi del suolo vari, dalla zona umida al parco perturbano (a posteriori si può parlare piuttosto di Nature o Environment Skill).
Nel merito delle idee, emerge una derivazione forte dalle istanze internazionali sancite in Convenzioni impegnative dei vari Stati allo sviluppo sostenibile: molti progetti fanno esplicito riferimento a detti orientamenti presentandosi come forme di ottemperanza.
Quanto a denominazione, non è mancata la fantasia, dall’acronimo allo slogan. Rilevante la tendenza anglofona nel definire i titoli nonostante siano progetti made in Italy; fra le minoranze, titoli in francese, latino, dialetto.
Per ben 66 idee la localizzazione viene espressamente individuata, risultando cioè un elemento qualificante agli occhi dei progettisti (e con distribuzione geografica decisamente settentrionale: da solo il Nord Italia supera Centro, Sud e Isole messi insieme.
Ambiti di intervento: la maggioranza dei progetti in sintonia con il bando e risentendo di una certa distanza dal mondo produttivo tradizionale si colloca nell’area multiforme inerente qualificazione ambientale del territorio, suo uso sociale, ricreativo, culturale, scientifico, e sensibilizzazione ecologica. A servizio delle produzioni legnose o meno si collocano solo alcune idee basate semmai su recupero colturale o su promozione del prodotto.
Infine si trova una scarsissima propensione alla selvicoltura: non è alla selvicoltura come tecnica gestionale che i progettisti hanno affidato la strategia di valorizzazione del patrimonio boschivo.