Delle oltre 30.000 specie di Coleotteri Cerambicidi, diffuse soprattutto nelle regioni tropicali, alla fine del secolo scorso sono state introdotte, in Italia, due perniciose specie del genere Anoplophora che hanno causato gravi danni alle alberate di vari centri urbani del Settentrione. A questa estate risalgono le segnalazioni, in Campania, del Cerambice dal collo rosso (Aromia bungii - FOTO), originario dell’Estremo Oriente che, in relazione alla sua elevata polifagia, rappresenta un potenziale pericolo per numerose piante coltivate (albicocco, susino, olivo, melograno, azadiracta, pioppo bianco, ecc.). Gli adulti, di colore nero con il protorace rosso, sono facilmente distinguibili da quelli, di colore verde o azzurro metallico, dell’endemica Aromia moscata che, allo stadio larvale, vive a spese di piante annose di salice e i cui adulti venivano un tempo utilizzati per aromatizzare il tabacco da fiuto. Le larve delle due specie sono simili e, come quelle di altri cerambicidi, hanno il capo, dotato di un robusto apparato boccale, infossato nel protorace. Gli adulti di A. bungii sfarfallano in primavera e, in volo, ricercano le piante ospiti nei cui tronchi, dopo l’accoppiamento, le femmine ovidepongono. Le larve impiegano due anni per completare lo sviluppo scavando profonde gallerie nel legno del quale si alimentano. Alla base dei tronchi, o sui rami delle piante infestate, si evidenzia la presenza del rosume da esse prodotto. In relazione alla notevole durata dello sviluppo, e alla scalarità della ovideposizione, in una stessa pianta possono trovarsi stadi larvali di diverse età e pupe del coleottero. Gli adulti sfarfallano da caratteristici fori circolari e si alimentano della corteccia dei giovani rami; in caso di pericolo emettono un caratteristico odore e interrompono momentaneamente l’attività fingendosi morti (tanatosi). Il cerambice esotico, inserito nella lista di allerta dell’EPPO, era stato segnalato nel 2011 in Germania da dove si riteneva fosse stato eradicato. Le numerose segnalazioni in Campania, impongono la tempestiva messa a punto di idonee misure fitosanitarie per tentare di eliminare il focolaio d’infestazione. La presenza degli adulti può essere rilevata con l’ausilio di trappole alimentari, innescate con aceto o con birra, da istallare sul maggior numero di piante ospiti a partire dalla primavera. Le potenziali piante ospiti, se presentano sospetti deperimenti, o fori di sfarfallamento, vanno accuratamente esaminate per rilevare la eventuale presenza delle larve o delle loro gallerie. Nei casi sospetti è necessario darne comunicazione ai competenti Servizi Fitosanitari sotto la cui supervisione si deve procedere alla immediata distruzione delle piante infestate mediante triturazione o bruciatura in sito, ovvero al loro trasferimento (imbustate o su camion chiusi) in siti predisposti per la distruzione.