Negli ultimi 100 anni la presenza di gas nell’atmosfera è aumentata progressivamente, anche a seguito di un uso esponenziale dell’energia fossile, a sua volta legato alle attività produttive dell’uomo e al diffondersi di uno stile di vita sempre più bisognoso di energia. Ciò ha prodotto un innalzamento delle temperature del Pianeta e un progressivo cambiamento del clima. Anche l’agricoltura è responsabile dell’aumento della concentrazione dei gas serra in atmosfera; a livello nazionale si stima che essa contribuisca per circa il 7% delle emissioni complessive. Queste derivano indirettamente dalla produzione, trasporto e utilizzazione dei fertilizzanti, dei fitofarmaci, erbicidi, gasolio, ecc., e direttamente, anche dai terreni agricoli e dagli animali in allevamento. Anche il cambiamento dei sistemi di trasformazione, trasporto e distribuzione dei prodotti alimentari, avvenuto dal dopoguerra a oggi, ha contribuito in modo apprezzabile all’aumento dei gas serra. Ma l’Agricoltura può contribuire contemporaneamente alla riduzione della presenza di questi gas in atmosfera. La ricerca nel settore agronomico sta concentrando il proprio interesse verso lo studio delle tecniche e dei sistemi di produzione vegetale e animale a maggiore capacità di assorbimento di gas serra.
Sono state identificate tecniche di lavorazioni del terreno, di concimazione, di gestione dei seminativi e degli arboreti in grado di ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra e/o aumentarne la capacità di assorbimento degli stessi.
Uno studio recentemente promosso e finanziato dalla Regione Toscana su queste problematiche (Progetto SATREGAS) ha evidenziato come, anche nel contesto agricolo regionale, sia possibile ridurre le emissioni di gas serra sia con accorgimenti volti a migliorare le pratiche agricole correnti, che adottando tecniche alternative a quelle convenzionali oggi dominanti.
Nell’ambito delle lavorazioni meccaniche del terreno, è infatti possibile ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra lavorando il terreno meno frequentemente e più superficialmente, facendo quindi ricorso, quando possibile, alla lavorazione minima del terreno o alla semina su sodo. Anche il ricorso ad avvicendamenti più diversificati e indirizzati a mantenere il più a lungo possibile un’adeguata copertura vegetale del terreno (utilizzando anche colture da sovescio) contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra dai sistemi agricoli. In questo contesto risulta ad esempio molto utile l’inerbimento dei frutteti. Per ridurre le emissioni si è dimostrato determinante anche razionalizzare l’utilizzo di concimi, ponderando con cura le quantità da distribuire e i tipi di concime da utilizzare.
Nel settore zootecnico la riduzione delle emissioni di gas serra (principalmente metano e protossido di azoto), può avvenire attraverso una corretta scelta delle strategie di alimentazione degli animali e un’attenta gestione dei reflui.
Nell’ambito dell’alimentazione, la scelta di alimenti ad elevata digeribilità, la loro ottimale combinazione nella razione sono già sufficienti a ridurre sensibilmente le emissioni dirette di metano. L’utilizzo poi di alcuni particolari alimenti, come i grassi di origine vegetale, può determinare una ulteriore riduzione delle emissioni di metano. Un effetto analogo può essere ottenuto attraverso il miglioramento della qualità dei foraggi per mezzo di un attento processo di fienagione e insilamento. Anche un’appropriata gestione dei reflui può migliorare il bilancio dei gas serra di un allevamento; si tratta di operare in modo da ridurre la concentrazione di azoto nelle deiezioni, sia migliorando la digeribilità delle diete, sia effettuando un corretto compostaggio dei reflui e promuovendo la tecnica di separazione solido-liquido.
Oltre all’adozione di tecniche specifiche, la riduzione delle emissioni di gas serra dal settore agricolo può avvenire anche attraverso l’introduzione, nelle aziende agricole, di “sistemi di produzione” che di per sé prevedono l’applicazione combinata di più tecniche in grado di ridurre le emissioni di gas serra. Tra questi sistemi di produzione, l’Agricoltura biologica è considerata uno dei migliori grazie alla sostanziale riduzione delle emissioni indirette, cioè quelle legate all’impiego di mezzi tecnici.
Le tecniche e i sistemi di produzione vegetale e animale più virtuosi in termini di emissioni di gas serra, prima di essere proposti alle aziende agricole come soluzioni concrete al problema dei cambiamenti climatici, dovrebbero essere valutati anche sotto l’aspetto economico e agro-ambientale. Nel primo caso occorre definire le eventuali criticità connesse al trasferimento delle tecniche e dei sistemi più “virtuosi” nelle aziende agricole toscane (preparazione tecnica degli imprenditori, costi legati all’introduzione delle nuove tecnologie e loro influenza sulla produttività delle colture e degli allevamenti) anche al fine di definire idonee strategie di “policy” tese a sostenere la loro diffusione.
Nel secondo caso, sarebbe opportuno valutare le tecniche e i sistemi di produzione a bassa emissione di gas-serra anche secondo altre dimensioni di impatto ambientale (conservazione della fertilità del terreno, riduzione del potenziale di inquinamento delle acque, benessere animale, conservazione della biodiversità e del paesaggio) che dovrebbero essere adeguatamente ponderati al pari del contenimento del livello di emissioni di GHG.
E’ quindi consigliabile inquadrare l’analisi delle tecniche e dei sistemi di produzione a bassa emissione di gas-serra in un contesto più ampio in grado di considerare l’insieme di tutti gli aspetti in gioco, compresi quelli agro-ambientali e socio-economici.