E' spesso consuetudine, nelle case degli italiani, riutilizzare l'olio di frittura per qualche giorno, nella migliore delle ipotesi dopo filtrazione con un panno, in attesa della prossima cottura. Una simile pratica è però altamente sconsigliabile, secondo i risultati di una ricerca dell'Università dell'Illinois.
Gli studiosi hanno scoperto che può agire come una sorta di innesco tossicologico che promuove la proliferazione delle cellule tumorali, delle metastasi e dei cambiamenti nel metabolismo dei lipidi.
La ricerca è stata condotta su cavie da laboratorio. Una parte di loro è stata alimentata con olio di soia fresco e non riscaldato mentre l'altra con olio che aveva avuto abusi termici.
Venti giorni dopo è emerso che le cavie che assumevano l'olio con gli sbalzi termici avevano avuto una crescita metastatica quattro volte superiore a quelle che invece avevano consumato l'olio di soia fresco.
Nell'esaminare i gruppi i ricercatori hanno scoperto che i tumori metastatici nelle cavie che hanno consumato olio per frittura usato più e più volte esprimevano significativamente più di una proteina chiave, strettamente associate alla proliferazione cellulare.
Anche l'espressione genica nel fegato di questi animali è risultata alterata.
Quando l'olio viene riutilizzato ripetutamente, i trigliceridi vengono distrutti, ossidando gli acidi grassi liberi e rilasciando l'acroleina, una sostanza chimica tossica che ha proprietà cancerogene.
La ricerca scientifica sa da tempo che l'olio usato più volte contiene questa sostanza e alcuni studi l'hanno già collegata a una varietà di problemi di salute, tra cui l'aterosclerosi e le malattie cardiache.
da: Teatro Naturale, 22/3/2019