Dati Istat 2018 denunciano che nell’arco di una generazione l’Italia ha perso il 28% dei propri campi coltivati a causa della cementificazione e dell’abbandono che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile a circa 12,8 milioni di ettari.
L’Italia occupa il sesto posto fra i paesi europei con la maggiore incidenza (6,9%) di superfici sepolte sotto asfalto e cemento subito dopo Malta (23,7%), Paesi Bassi (12,1%), Belgio (11,4%), Lussemburgo (9,8%) e Germania (7,4%).
L’espansione delle superfici artificiali rischia di avere pesanti conseguenze, visto che la disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo è più vulnerabile ai cambiamenti climatici, che vedono le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il 91% dei comuni italiani si trova in zone a rischio frane e/o alluvioni. L’Italia avrebbe dovuto più difendere il proprio patrimonio di terre agricole coltivabili e la propria disponibilità di terra fertile con adeguati e prioritari riconoscimenti sociali nei riguardi dell’attività agricola.
da Agrapress n.769, 30/1//2019