L’impiego indiscriminato degli antibiotici anche, e soprattutto, quando non servono, come nella terapia delle infezioni virali o il loro abuso, come nel caso dei mangimi nell’alimentazione degli animali in produzione zootecnica, ha portato ad una situazione che molti scienziati non esitano a definire tragicamente allarmante su scala globale. Infatti, sono ormai molti anni da che è stato lanciato l’allarme della comparsa di batteri patogeni, come le Salmonelle o i Clostridi, ormai divenuti resistenti agli antibiotici. La conseguenza è che molte patologie non sono più controllabili e spesso hanno esito letale nelle persone più deboli, come gli anziani.
Le ultime stime ci informano che nella sola Unione Europea si contano ormai 25.000 morti l’anno e circa 700.000 nel mondo, come conseguenza della AMR. Si prevede che nel 2050 si possa arrivare ad una situazione per cui le morti collegabili ad infezioni batteriche supereranno in numero quelle collegabili ai tumori. Senza contare il peso economico che il problema porta con sé: nel solo continente europeo si stima che, ad oggi, le conseguenze della resistenza batterica acquisita sulla nostra salute ci costi un miliardo e mezzo di euro l’anno.
L’Europa si è mossa già da tempo mettendo al bando gli antibiotici in alimentazione animale come promotori di crescita già dal 2006. Ma, siamo sicuri che il divieto sia sempre rispettato? Il fatto che molti prodotti zootecnici vengono commercializzati con l’etichetta “prodotto senza antibiotici” la dice lunga.
È giusto che si sappia che esistono delle alternative valide all’uso degli antibiotici in alimentazione animale, quindi qualcosa si può fare.
Chi scrive ha portato a congressi internazionali i risultati sperimentali che confermano la validità di un paio di alternative possibili. L’Accademia dei Georgofili se ne è occupata in due occasioni.