I terreni agricoli coltivati costituiscono un bene strumentale, sempre più prezioso ed insostituibile, che va progressivamente riducendosi anche per la crescente urbanizzazione delle campagne, con una cementificazione irreversibile. Ai fini fiscali non possono essere considerati patrimonio da rendita, ma come uno dei tanti strumenti indispensabili per conseguire un reddito da lavoro.
I Georgofili hanno dedicato a questa tematica un approfondimento ed un confronto fra autorevoli esperti di varie aree disciplinari. Hanno partecipato: Paolo Nanni, Dario Casati, Federico Vecchioni, Luigi Costato, Marco Miccinesi e Andrea Simoncini. Si è partiti da un esame storico delle idee e dei criteri seguiti nel tempo fino alla situazione attuale ed alle prospettive delle imprese agricole. La materia giuridica è stata sviluppata attraverso un esame delle vigenti norme del diritto agrario, di quello tributario e dei principi costituzionali. E’ emersa una unanime valutazione della nuova tassazione IMU sui terreni agrari che è da considerare priva di fondatezza, in quanto applicata come patrimoniale su uno strumento di produzione. Inoltre essa si è aggiunta alla tassazione sui redditi, basata su valutazioni catastali, aumentate ora del 15%, ma basata su parametri catastali obsoleti e molto spesso non rispondenti affatto alla realtà. Non è accettabile neppure l’aver negato ora la facoltà, che era stata concessa alle imprese agricole societarie, di essere tassate sulla base dei redditi emersi dai propri bilanci.
Le analisi ed il dibattito dei Georgofili, che si è svolto il 19 novembre u.s., oltre ad aver dimostrato autorevolmente i motivi che portano a chiedere la cancellazione dell’IMU, hanno prospettato la necessità di una revisione della intera politica fiscale sulle imprese agricole, tuttora basata su un catasto non aggiornato che determina forti sperequazioni.