La fiammata delle
commodities rischia di innescare un processo inflazionistico su tutta la catena agroindustriale. Ma nell’immediato presenta un conto salato alla zootecnia dove gli aumenti dell’energia e delle materie destinate ai mangimi insieme agli inasprimenti fiscali hanno già fatto saltare i conti aziendali.
Secondo un report di ISMEA che è stato presentato lo scorso 27 ottobre 2012 agli “stati generali del latte” alla Fiera di Cremona, i costi dei fattori produttivi sono aumentati del 2,5% mentre i prezzi della produzione nei primi 9 mesi dell’anno sono scesi del 6,4%. Anche nelle stalle suine la situazione non è delle migliori. Se le performance in termini di prezzi sorridono agli allevatori, la redditività secondo le stime è peggiorata di un ulteriore 0,4%. Anche le carni bovine non si discostano da questo trend.
L’industri dei mangimi, Assalzoo, conferma la spirale dei rincari. “Alla forte volatilità – spiega il segretario di Assalzoo Lea Pallaroni – fa seguito la notizia di un raccolto di mais inferiore di oltre il 20% rispetto al 2011, cui devono aggiungersi, per una parte importante di ciò che è stato raccolto, livelli di aflatossina B1 notevolmente superiori alle soglie consentite dalla normativa comunitaria, che renderà di fatto parte del raccolto non utilizzabile.”
Le condizioni insomma non sono favorevoli per la ripresa. “In dieci anni – ha spiegato il presidente di Cremona Fiere e della Libera Associazione degli Agricoltori, Antonio Piva – le stalle da latte sono scese da 120mila a 38 mila. E ora attendono un segnale concreto dalla politica per recuperare competitività”.
Dal Sole 24 ore del 27/10/2012 (articolo di Ernesto Diffidenti)