Il tema proposto non è affatto semplice e di non facile sintesi. Ho chiesto aiuto al dizionario della lingua italiana Devoto – Oli in cui la cultura si identifica nel
complesso delle acquisizioni spirituali di un ambiente determinato ovvero la sintesi armoniosa delle cognizioni di una persona con le sue esperienze. Trasferendo questo concetto al soggetto bosco mi sono chiesto: l’ambiente determinato, cioè il bene comune bosco, ha fornito e fornisce ancora acquisizioni e cognizioni spirituali capaci di creare la sintesi armoniosa tra conoscenze, esperienze e sensibilità?
Vedo quella sintesi spirituale attraverso la selvicoltura che rappresenta la scienza impegnata nell’individuazione del più armonioso compromesso tra uso (beni e servigi) e conservazione delle funzionalità dell’ecosistema bosco, nell’ambito di un’accurata analisi della dinamica degli stadi evolutivi di questo.
L’uomo si è arricchito, in funzione delle conoscenze del momento, nella comprensione del ruolo della foresta che, con la sua presenza ed il suo uso, recava servigi e benefici al proprio benessere ed alla propria sopravvivenza. Questo arricchimento è indispensabile, oggi più che mai, per la corretta gestione di un territorio così variegato per le condizioni eco-stazionali, per le tipologie forestali, per quelle socio-economiche che sono tra loro interconnesse, caratterizzanti un’area come quella in cui la foresta modello è inserita in toscana.
Desidero riprendere alcuni spunti da quanto scritto da William Bryant Logan (arboricoltore, paesaggista, storico) nel suo libro
La quercia. Storia sociale di un albero. A questo albero (genere
quercus) è stata attribuita massima importanza in quanto capace di insegnare all’uomo i segreti della selvicoltura. Nel volume ne viene narrata la sua socialità intrinseca e come rappresentante di tutti i boschi, è individuato come idiotipo dell’espressione massima del rapporto di socialità tra l’uomo ed il bosco in quanto manifesta forse la massima flessibilità d’uso mostrando, nella non specializzazione, la sua specialità.
Nel passato quasi tutto ciò che serviva all’uomo, la casa e la città, il carro, l’aratro, la nave, il barile era realizzato con il legno. Ma nel bosco era riposta anche la spiritualità in quanto regno delle forze del bene e del male, scrigno dei simboli di fertilità e di morte, luogo sacro sede di oracoli ed incantesimi. In effetti i rapporti uomo/foresta sono stati e lo sono ancora oggi, molto contrastanti. Da una parte restiamo affascinati dalla quantità e qualità dei benefici e dei servigi che la foresta fornisce dall’altra non esitiamo, a livello globale ad eliminarla; la frammentiamo, la modifichiamo perché il legno è bene tutt’ora insostituibile. La nostra società è ancora poco propensa a riconoscere come la propria esistenza sia dipesa e dipenda in gran parte dalle fonti energetiche fornite dalla foresta. Prelievi necessari, ma comunque in competizione con la massima potenzialità produttiva dell’ecosistema stesso. In altri termini, mentre da una parte è diffusa, perché valutata in senso positivo, la presa di coscienza della necessità di conservare la più alta efficienza funzionale degli ecosistemi forestali, quale elemento insostituibile per la sopravvivenza dell’intera umanità, dall’altra è altrettanto documentato che la richiesta di prodotti commerciali è così forte che a livello mondiale il tasso di deforestazione è altissimo.
Proprio per il loro carattere multiplo e complesso si auspica per le foreste uno sviluppo ed una gestione che ne massimizzi le funzioni compresa quella spiritualità avanti citata. Occorre considerare con attenzione quanto la produzione di beni materiali possa e debba essere associata alla garanzia di mantenimento dei servigi di uso indiretto. Tra l’altro se da una parte è d’interesse valorizzare il settore naturalistico ed ambientale ovvero quello turistico, altrettanto incisiva dovrà essere l’azione di valorizzazione della produzione legnosa sia nei confronti del ruolo che questa può svolgere ancor oggi quale fonte energetica, sia in relazione a differenti filiere foresta-legno che consentano l'integrazione nelle attività industriale portanti per l’economia a livello locale.
La cultura del bosco deve rappresentare fonte di insegnamento per la ricerca e l’applicazione del dialogo più corretto, ma anche di rispetto, per gli alberi e la foresta in quanto questi stessi diventano oggetto di diritto scaturito attraverso i beni che ci ricambiano.