La grande guerra ha impattato fortemente sul territorio veneto inducendo trasformazioni sociali, culturali e ambientali che nel tempo sono diventate elemento identitario.
La narrazione militare e quella sociale hanno descritto con ampiezza gli accadimenti storici, spesso analizzando situazioni e fatti particolari, specialistici o semplicemente locali. Nella pur notevole vastità dei campi d’indagine e degli approcci sperimentati nel corso del centenario che si è compiuto, restano ancora degli aspetti inesplorati della storia del primo conflitto mondiale.
Il vino nella grande guerra è un tema apparentemente marginale rispetto alla narrazione epica che contraddistingue la memoria diffusa dell’evento storico, ma è tema importante perché pone in relazione diacronica le esperienze belliche del passato e le nostre attività produttive attuali. In Veneto si produce vino proprio dove la guerra è stata combattuta e quando si parla di “territorio” si parla anche di suoli frammistati di resti e di tracce sulle quali crescono oggi le viti che originano l’attuale successo economico della produzione enoica. Inutile ricordare anche l’importanza che le storie del territorio hanno nel marketing di prodotto. Si deve parlare di guerra perché coltiviamo le viti sopra i campi di battaglia, si deve parlare di vino perché appare in mille modi nelle rappresentazioni popolari e nelle memorie storiche delle battaglie. E poiché in Veneto si fanno degli ottimi vini, è indispensabile generare delle ottime storie del vino. Il libro raccoglie interventi multidisciplinari inerenti il rapporto tra il vino e la grande guerra. L’intenzione è di offrire una esplorazione trasversale, utile al compendio storiografico derivante dall’anniversario secolare. Un approfondimento tematico che risulti accessibile e interessante sia ai cultori della storia del vino, sia agli appassionati della storia bellica di cent’anni fa.
Raccontare la storia del vino nella Grande Guerra è un esercizio di osservazione dell’umanità dei soldati e dei civili coinvolti nel conflitto, l’ascolto di una specie di rumore di fondo che, riconosciuto, diventa sorprendente e talvolta dominante. Una volta focalizzati, i fiaschi appaiono ovunque: dietro a volti spaventati e tesi nel combattimento, sul ciglio delle trincee tra i fucili appostati, nelle buche delle mitraglie in agguato timoroso.
I vigneti e le damigiane diventano bene logistico da controllare e gestire, desiderio di preda oppure oggetto di spoliazione. Il vino è stato un compagno maschio e fedele dei soldati ma anche una morbida compagna, un abbraccio consolatorio che aiutava a superare lo sconvolgimento dei combattimenti e le nostalgie di casa e di pace. È stato un elemento importante nelle tabelle nutrizionali delle armate. È stato un’occasione di affari grandi e piccoli che hanno prefigurato quell’economia del vino che ci permette, a cent’anni di distanza, di ricercarne la storia e coltivare la memoria.
Un volume che attraversa l’esperienza del vino bellico con approccio interdisciplinare, cercando le tracce storiche, enologiche, documentali e letterarie con riferimenti archeologici e musicali di inattesa ricchezza.
“Il vino nella Grande Guerra. Fronte italiano 1915-1918” a cura di Giovanni Callegari - Antiga Edizioni Crocetta del Montello (TV), 2018.
Saggi di Danilo Gasparini, Carlo Favero, Lisa Bregantin, Alessio Benedetti, Giovanni Callegari, Massimo Serena.