Variazioni di lungo termine nella copertura dei ghiacci nella regione dei Grandi Laghi degli Stati Uniti d’America stanno avendo serie conseguenze sull’andamento climatico stagionale e, a loro volta, sui sistemi agricoli che dipendono dall’effetto mitigante di questi grandi bacini d’acqua sul regime termico. Maggiori rischi di perdite produttive o addirittura perdite catastrofiche si sono avute in anni in cui la scarsa copertura di ghiaccio ha comportato un precoce inizio della fioritura in primavera con conseguente maggior probabilità di danni o morte dei fiori per gelate primaverili episodiche. In tali condizioni l’uscita dalla dormienza è facilitata da miti temperature primaverili durante le quali i tessuti e gli organi vegetali perdono gradualmente la resistenza al freddo acquisita per sopravvivere alle rigide temperature invernali. La frutticoltura e viticoltura del Michigan, ad esempio, beneficiano dalla presenza delle enormi masse d’acqua dei Grandi Laghi, ove la gran parte di queste produzioni è realizzata entro 80 km dalla costa.
L’effetto dei cambiamenti climatici sulla fenologia delle specie arboree da frutto è stato uno degli argomenti trattati dal prof. Todd Einhorn del Dept. of Horticulture della Michigan State University e Visiting Fellow presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, nel suo seminario tenuto nell’Aula Magna a Pisa lo scorso 3 luglio.
Oggi sono disponibili nuovi modelli per predire variazioni nella resistenza al freddo delle gemme di ciliegio durante la transizione dalla dormienza alla successiva crescita primaverile. In tal modo è possibile caratterizzare i cambiamenti nello sviluppo delle gemme a fiore mediante semplici indicatori fisiologici e ottenere delle utili correlazioni tra questi valori e la progressione degli stadi di sviluppo, cioè semplicemente l’accumulo di ore in cui le temperature superano la soglia termica per lo sviluppo fiorale. Da questa relazione è stato sviluppato un modello previsionale per aiutare i frutticoltori a stabilire quando intervenire con misure protettive per ridurre le perdite di prodotto. I risultati di lungo termine hanno evidenziato che l’inizio della crescita degli ovari (i futuri frutti) era coerente e prevedibile sulla base di misure temporali di sviluppo, mentre se si seguivano le date del calendario i valori potevano discostarsi anche di 20 giorni. La crescita degli ovari ha preceduto cambiamenti in altri parametri fisiologici della gemma a fiore con l’eccezione del contenuto idrico relativo (RWC), che aumentava in modo sincrono con tale crescita. La temperatura letale 50 degli ovari durante questo periodo era determinata ogni settimana ed era prontamente correlata con variazioni nella crescita degli ovari e RWC delle gemme a fiore. Invece, al momento in cui altri cambiamenti nelle gemme a fiore erano individuabili, si erano già persi 15 °C di resistenza al freddo per cui tali paramentri non potevano essere utilizzati per fini previsionali. In parole povere le gemme capaci di sopravvivere a – 25 °C, venivano ora uccise a – 10 °C. Da questi dati si sta adesso sviluppando un ulteriore modello per predire la temperatura letale delle gemme di ciliegio e facilitare l’adozione di opportune misure tecniche di protezione dalle gelate.