Le vendite di antibiotici per uso veterinario stanno calando significativamente

di Mauro Antongiovanni
  • 16 December 2020

Un recente rapporto dell’EMA (European Medicines Agency) informa di un significativo declino nella vendita di antibiotici per uso veterinario in tutta Europa, negli ultimi dieci anni. A questo proposito, Ivo Claassen, direttore della Divisione Farmaci per uso veterinario dell’EMA, osserva che le linee guida europee e nazionali delle campagne che promuovono l’uso prudente di antibiotici negli animali stanno avendo effetti positivi e rappresentano la strada giusta per combattere la resistenza microbica acquisita agli antibiotici.
Il calo è dovuto a diverse cause, fra cui l’implementazione delle campagne per l’uso responsabile dei farmaci, le limitazioni del loro impiego, le misure di controllo sulle prescrizioni mediche, la maggiore consapevolezza del pericolo della resistenza microbica, i programmi di riduzione dell’impiego di antimicrobici ed i cambiamenti nella demografia animale.
Gli antibiotici maggiormente usati e, quindi, maggiormente interessati alla diminuzione dei consumi, sono le tetracicline e le penicilline. Si stima che il calo sia interno al 35%: non poco.
Si sono registrate notevoli differenze fra i diversi paesi, dovute a diversi morivi. In primo luogo, al fatto che gli allevatori utilizzino mangimi medicati preparati da mangimifici industriali, oppure preparino essi stessi le miscele che somministrano ai loro animali. In secondo luogo, alla distribuzione delle specie animali allevate: si utilizzano più antibiotici per suini e polli e molti meno per i ruminanti grandi e piccoli. In terzo luogo, dalle politiche nazionali che regolano le forme farmaceutiche dei prodotti per la medicazione degli alimenti per animali ed i controlli.
Il rapporto specifica che fra il 2011 ed il 2018, relativamente ai 25 paesi che hanno fornito dati, la vendita delle cefalosporine di terza e quarta generazione è diminuita del 24%; quella delle polimixine di ben il 70%; quella dei fluorochinoni del 4% e quella dei chinoloni del 74%.