La Tentredine nera delle rose: Cladius pectinicornis

di Santi Longo
  • 22 February 2017
Le rose coltivate e selvatiche ospitano numerosi insetti fillofagi; di questi la Tentredine nera, Cladius pectinicornis (fig.1), Imenottero Sinfite, che vive anche su Fragola, Spirea e Potentilla, è quella che, in primavera e in estate, da luogo a vistose infestazioni che, spesso, superano la soglia di attenzione. La Tentredine è presente in Europa, in Asia minore, in Africa settentrionale ed è stata accidentalmente introdotta in Nord America; in Italia è ampiamente diffusa anche grazie al commercio di rose ornamentali. Le infestazioni si manifestano nel periodo primaverile, epoca in cui le larve (fig.2), nate da uova deposte in aprile maggio dalle femmine della generazione svernante, rodono piccole porzioni della pagina inferiore delle foglie, rispettando l’epidermide opposta; successivamente forano il lembo. Se sono presenti in gran numero possono defogliare intere piante. Gli adulti della prima generazione sfarfallano in giugno-luglio e avviano la seconda generazione, che si svolge in estate e raggiunge le più elevate densità di popolazione. In autunno ha inizio la terza generazione le cui larve mature svernano nel terreno, entro un bozzolo sericeo. Gli adulti hanno il corpo di colore nero lucente, ricoperto di minuta pubescenza bianca; le tibie e i tarsi sono biancastri. Le ali anteriori sono sub-triangolari, con nervature marroni. I maschi, lunghi 4-5 mm, hanno le antenne pettinate per la presenza di un vistoso processo sulla parte superiore degli antennomeri dal III al VI, la cui lunghezza è decrescente; da tale caratteristica deriva il nome della specie. Le femmine, lunghe 5-7 mm, depongono, nei piccioli fogliari, uova lisce, giallastre, ellissoidali (mm 1,5 x 0,5). Le larve nascono dopo 10-15 giorni e vivono sulla pagina inferiore delle foglie. La larva matura, lunga 10-12 mm, è di colore verde-giallastro, con fitti e corti peli, e una banda longitudinale dorsale scura; il capo è piccolo, di colore giallo-verde maculato di bruno. Le larve, di tipo eruciforme, hanno apparato boccale masticatore munito di robuste mandibole e posseggono pseudo-zampe addominali, caratteristiche che le fanno somigliare a quelle dei Lepidotteri dalle quali si possono distinguere facilmente per il numero di pseudo-zampe che, in quest’ultimi, sono di norma presenti dal III al VI e al X urite, mentre nei Tentredinoidei si trovano dal II al VII e al X urite. Tale distinzione riveste importanza pratica ai fini del controllo, poiché i formulati a base di Bacillus thuringiensis, letali per le larve dei Lepidotteri, sono del tutto innocui per quelle degli Imenotteri. Anche le larve delle altre Tentredini delle rose: Allantus cinctus e Endelomya aethiops hanno morfologia e biologia simili e causano i medesimi danni delle larve eruciformi dei Lepidotteri defogliatori. Pertanto la conoscenza di elementari nozioni di morfologia è necessaria per distinguere le larve dei due ordini di insetti e per la scelta dei formulati da impiegare per la lotta. Raggiunta la maturità le larve della Tentredine impupano sulle foglie entro un bozzolo ovoidale, di colore bruno, formato da due strati sericei l’esterno dei quali è a tessitura grossolana (fig.3). La pupa neo-formata è biancastra; dopo 5-6 giorni il corpo diviene scuro, mentre le zampe sono giallastre. Fra gli antagonisti presenti in natura sono stati segnalati gli Imenotteri Icneumonidi Acrotomus lucidulus, Mesoleius armillatorius e Mesochorus cimbicis nonché l’Eulofide Tetrastichus hylotomarum. La lotta contro le larve di C. pectinicornis e di altre Tentredini è giustificata solo in presenza di forti attacchi estivi, soprattutto nelle coltivazioni intensive, e va condotta con formulati insetticidi autorizzati. Nel caso di infestazioni primaverili, limitate e localizzate, risulta utile l'eliminazione tempestiva dei getti con segni da ovideposizione, ed eventualmente di quelli con presenza di larve.


Fig.1 Femmina adulta di Cladius pectinicornis

Fig.2 Larve giovani di C. pectinicornis ed erosioni fogliari

Fig.3 Pupa di C. pectinicornis nel bozzolo sericeo