Il problema della elevata mortalità perinatale dei suinetti (IUGR)

di Mauro Antongiovanni
  • 02 September 2020

La scelta selettiva di allevare scrofe iperprolifiche, che partoriscano cioè un numero di suinetti per figliata superiore al numero delle mammelle disponibili allo scopo di aumentare la produzione dell’allevamento, comporta dei grossi problemi, soprattutto di elevata mortalità perinatale.
Infatti, tanto per cominciare, l’elevato numero di suinetti concepiti non permette loro un normale sviluppo intra uterino, tanto da arrivare sotto peso alla nascita, se non morti. Il fenomeno viene indicato con l’acronimo IUGR, ovvero “Intra Uterine Growth Restriction” ed i nati vengono indicati come suinetti IUGR.
Purtroppo, ai problemi dello scarso peso alla nascita e della conseguente impossibilità di allattamento per tutti, se ne aggiungono altri, morfologici e funzionali.
Fra le deformità morfologiche, la conformazione della testa con le ossa frontali convesse “a delfino”, gli occhi sporgenti, le brutte pliche cutanee ai lati della bocca. Fra le carenze funzionali, i neuroni del cervello con pochi dendriti e scarsa mielina, disfunzioni muscolari, cardiaca e renale, problemi al sistema digerente con pancreas di dimensioni ridotte, ridotto spessore delle pareti dello stomaco, dell’intestino tenue e del colon, ridotta superficie assorbente per riduzione della densità e delle dimensioni dei villi intestinali, disturbi ormonali di varia natura.
È facile capire come, in questa situazione nella quale, fra l’altro, i soggetti più deboli non riescono neanche ad alimentarsi e a riscaldarsi adeguatamente, la mortalità neonatale può arrivare a superare l’80%!
Vero è che si possono mettere in atto delle strategie per attenuare il problema. Ad esempio, si può cercare di selezionale geneticamente le scrofe per avere suinetti più resistenti, si può aumentare il riscaldamento degli ambienti, si possono seguire individualmente i neonati per assicurarsi che tutti assumano le giuste quantità di colostro, magari anche da altre scrofe, si possono organizzare dei “turni” di allattamento per garantire a tutti di alimentarsi, si può ricorrere all’allattamento artificiale ed a scrofe-balia.
Tutto ciò comporta un notevole impegno organizzativo ed economico.
Penso che sia consentito chiedersi a questo punto, anche oltre a fare considerazioni sul benessere animale: “il gioco vale la candela”?

Fonte: Edwards e Matheson, Nutrition of Hyperprolific Sows. Novus International. Novembre 2019.