I Georgofili e la ‘Scienza della sostenibilità’

Intervista a Pietro Piccarolo: “E’ possibile coniugare intensificazione produttiva e sostenibilità solo attraverso un approccio rigorosamente scientifico ed olistico”.

di Giulia Bartalozzi
  • 11 December 2019

Sì è svolta il 5 dicembre 2019, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, una giornata di studio su “La sostenibilità in agricoltura”. Il tema è stato declinato in tutti i suoi aspetti: dalle produzioni zootecniche alla difesa delle piante, dalla gestione forestale alla ricerca genetica, dall’ortofloricoltura al verde urbano e alla sicurezza dei lavoratori del settore primario. I Georgofili hanno voluto offrire un contributo di conoscenze e di “saperi” per fornire linee guida su una materia complessa e trasversale, che interessa tutti i settori della nostra Società.
Il Prof. Pietro Piccarolo, Vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili che ha condotto i lavori, ci spiega meglio il senso della giornata in questa intervista.

Prof. Piccarolo, perché una Giornata di studio sulla sostenibilità in agricoltura?
Quello della sostenibilità in agricoltura è stato il tema conduttore che l’Accademia dei Georgofili si è data per il 2019 e la Giornata del 5 dicembre ha riguardato un approfondito dibattito scientifico sulla sostenibilità, esteso a tutte le filiere del settore primario. Questo perché il termine “sostenibile” è spesso abusato e a volte anche snaturato. Si è quindi voluto portare il dibattito sul giusto binario, dando all’aggettivo “sostenibile” il significato corretto, e cioè è sostenibile ciò “che può essere affermato, asserito, dimostrato con argomenti solidi e persuasivi”. L’aggettivo “sostenibile” è quindi assimilabile all’aggettivo “scientifico”.
A questo principio ogni relazione del Convegno si è strettamente attenuta, trattando nella propria tematica, non solo gli aspetti ecologici, ma anche quelli economici e sociali. Solo coniugando questi tre aspetti con l’esigenza di avere una produzione di qualità è infatti possibile parlare di sostenibilità dell’agricoltura. È questa la sfida che la Comunità scientifica porta avanti con buoni risultati, grazie soprattutto ai nuovi strumenti di analisi e all’innovazione tecnologica e digitale.

Coniugare intensificazione produttiva e sostenibilità è quindi possibile?
L’aumento della popolazione mondiale e il cambio della dieta alimentare in paesi ancora definiti emergenti, come Cina e India, si traduce inevitabilmente in una crescente domanda alimentare e, quindi, in mancanza di nuove terre da mettere a coltura, nella necessità di una intensificazione produttiva che va perseguita coniugandola con la sostenibilità in modo da preservare il Pianeta per le generazioni future. 
Per il nostro Paese va anzitutto premesso che la variabilità dell’agricoltura è molto marcata, per cui il tema va affrontato partendo dallo studio delle diverse condizioni territoriali per definire, quali sono le aree e le forme di agricoltura in cui è possibile e utile fare intensificazione produttiva, da quelle dove è invece bene mantenere una coltivazione di tipo estensivo.
L’analisi della sostenibilità svolta nell’arco della Giornata di studio, ha riguardato diversi settori produttivi, da quello zootecnico all’orticolo, dall’agrosilvopastorale al forestale, dal frutticolo al verde urbano, con approfondimenti in materia di difesa antiparassitaria delle piante (difesa e produzione integrata), salute e sicurezza nel lavoro, valutazione ambientale a supporto della sostenibilità socio-economica. Dal complesso delle relazioni è emerso che è possibile coniugare intensificazione produttiva e sostenibilità solo conoscendo a fondo i diversi processi, il che richiede un continuo aumento delle conoscenze a livello di base e a livello di campo. Molto si è acquisito ma ancora molto resta da conoscere.
Da qui l’esigenza di finanziare insieme alla ricerca applicata anche la ricerca di base, come lo studio dei meccanismi molecolari e biochimici che regolano il metabolismo dell’azoto nelle piante. Da questi studi deriva come sia possibile aumentare l’efficienza d’uso dell’azoto e, quindi, ridurre le concimazioni azotate e, di conseguenza, limitare l’inquinamento da nitrati. Occorre però superare anche gli attuali vincoli legislativi, come quelli relativi al miglioramento genetico e in particolare al genome editing. Le nuove tecnologie basate sul procedimento di genome editing, consentono di superare le problematiche storiche sugli OGM in quanto permettono di ottenere piante identiche a quelle di partenza tranne che per le mutazioni desiderate. Vedi, ad esempio, maggiore resistenza agli stress biotici e abiotici o, anche, piante con minore esigenza di azoto.

Nella sua relazione introduttiva ha parlato della necessità di creare una “Scienza della sostenibilità in agricoltura”.  Vuole meglio chiarire questo concetto?
Quello della sostenibilità in agricoltura è un tema, come anche emerso nel corso della Giornata di studio, molto complesso che va affrontato in modo olistico, e cioè attraverso l’insieme di diversi “saperi”, tra loro strettamente integrati, in modo che il risultato superi la somma dei singoli.
L’approccio deve essere quello prettamente scientifico. Si tratta di creare una ‘Scienza della sostenibilità’ che studi e approfondisca le relazioni tra gli ecosistemi naturali e l’attività umana esercitata su di essi, al fine di creare un sistema di conoscenze e di acquisizioni, frutto della ricerca scientifica, che possano essere dimostrate e verificate nei diversi contesti e riconosciute dalla Comunità scientifica. 
L’obiettivo è quello di definire nuovi modelli di crescita basati sulla maggiore conoscenza dei processi produttivi, consentita dalla nuove tecnologie in materia di analisi strumentale, di sensoristica, di visione satellitare, di nanotecnologie, etc., ma anche da strumenti come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose, la realtà aumentata, etc., che possono consentire di creare utili supporti decisionali per migliorare la sostenibilità e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici dei diversi processi produttivi.
Naturalmente queste nuove acquisizioni vanno trasmesse attraverso un processo di alta formazione in modo da avere persone in possesso delle conoscenze richieste dai nuovi modelli di agricoltura, cosi come già avviene in atri settori, quali il terziario e il manifatturiero. Questa formazione passa dalle Università, ma anche da Istituzioni come le Accademie di agricoltura a cui afferiscono persone con diversi “saperi”, in grado di comunicare le conoscenze necessarie.


È possibile scaricare in formato pdf la raccolta degli abstract delle relazioni presentate: Raccolta Abstract 5 dicembre 2019.pdf

Foto: il Prof. Piccarolo durante la Giornata del 5 dicembre 2019