Anche il riso soffre il caldo: l'Asia a caccia del chicco resiliente

  • 24 March 2021

Futuro incerto per il chicco. E' forse il prodotto agricolo più importante del Pianeta, consumato da oltre la metà della popolazione mondiale e fondamentale per le diete di miliardi di persone: eppure il futuro del riso, che dovrà reggere gli impatti del riscaldamento globale, è oggi più incerto che mai.
Recenti ricerche, come quella pubblicata su Nature Communication da alcuni scienziati della Stanford, ci dicono per esempio che entro il 2100 si avrà un calo del 40% dei raccolti di riso e aumenteranno i livelli di arsenico presenti, un altro studio invece sostiene che con la tecnica nota come ratooning, una sorta di taglio della pianta per poterla far ricrescere e produrre riso, grazie a climi più caldi in determinate aree come il Giappone si otterrà una resa maggiore di riso. Essendoci tante variabili, dall'acqua alle temperature, sino a composizione del suolo e nutrienti delle piante, è complesso stabilire come il riso risponderà in futuro.
Ora però, un nuovo studio pubblicato dalla North Carolina University, prova a indagare le correlazioni fra aumento delle temperature e rese di diverse varietà di riso. Basandosi su una analisi di 50 anni di dati meteo che riguardano le coltivazioni nelle Filippine in determinate aziende agricole, la ricerca suggerisce che l'aumento globale delle temperature influisce negativamente sulla resa dei campi di riso.
I ricercatori americani, che hanno pubblicato i loro lavori sull'American Journal of Agricultural Economics, stabiliscono che anche le varietà recenti di riso, cresciute proprio per reggere agli stress ambientali come il calore, non hanno vantaggi così statisticamente rilevanti in previsione nel futuro. Dunque sebbene le nuove varietà siano nate per essere più resistenti al calore e diano comunque rese migliori rispetto alle tradizionali, non sono però esenti dagli effetti del riscaldamento globale che influisce negativamente anche su queste varietà.
Lo studio è stato condotto nelle Filippine, uno dei primi dieci paesi al mondo sia per produzione di riso sia per importazione, dato che l'offerta interna non soddisfa la domanda. Vengono esaminati i raccolti e le condizioni atmosferiche dal 1966 al 2016 nella zona di Central Luzon, al centro dell'isola di Luzon, dove avviene la principale coltivazione di riso delle Filippine.
Grazie a dati preziosi che si riferiscono sia a quello meteo sia a quelli sulle rese di alcune aziende agricole, i ricercatori hanno tracciato la relazione tra riso, resa e temperatura. Un set che ha permesso a Roderick Rejesus della North Carolina State University e autore dello studio, di conoscere nel dettaglio i cambiamenti reali e di poter lavorare sugli effetti della temperatura sulle rese di riso, questione che l'esperto ritiene fondamentale per capire se riusciremo ad affrontare la sfida del riscaldamento globale.
L'analisi si concentra su tre varietà di riso piantate negli ultimi cinquant'anni, quella tradizionale, quelle "moderne precoci", coltivate per rese più elevate e quelle "moderne recenti", sviluppate con la caratteristica per esempio di resistenza al calore e ai parassiti. Lo studio dimostra che con temperature più elevate le varietà moderne recenti hanno avuto, come previsto, i migliori raccolti rispetto alle altre, ma anche "le varietà recenti coltivate per essere più tolleranti agli stress ambientali non sono statisticamente differenti rispetto alle varietà più vecchie" ricorda Rejesus, specificando che nonostante la tolleranza al calore, è possibile che gli sforzi per la selezione del riso potrebbero non aver raggiunto il loro pieno potenziale in modo tale che potrebbe essere necessario possibile produrre nuove varietà con prestazioni statisticamente migliori rispetto alle varietà più vecchie in un contesto agricolo".
Così come per le Filippine, queste indicazioni potrebbero valere per tanti altri paesi asiatici che sul riso basano diete e economie.
In generale soprattutto l'aumento delle temperature minime ha avuto impatti negativi e statisticamente significativi sulle rese e gli esperti sono convinti che gli sforzi per migliorare la resilienza alle temperature elevate dei "chicchi" siano necessari nello sviluppo di nuove e future ricerche.

da: Repubblica.it, 16/3/2021