Agricoltura e cambiamenti climatici

di Giampiero Maracchi
  • 29 September 2010
I cambiamenti climatici in atto sono il primo segnale degli effetti di un modello di sviluppo, iniziato con la rivoluzione industriale alcuni secoli fa, che porta oggi ai cambiamenti globali del pianeta, tra cui quello climatico è forse il più evidente. La globalizzazione economica, con l'emergere dei paesi dell' Asia, pone grandi interrogativi sulla capacità del pianeta di sostenere tale modello economico e produttivo.

L' agricoltura, che utilizza i processi naturali per la produzione di alimenti, è fortemente collegata a questo contesto:
a)    come attività che contribuisce, attraverso la emissione di gas ad effetto serra delle pratiche agricole, all'inquinamento dell'atmosfera;
b)    come attività fortemente dipendente dal clima che viene modificata dai cambiamenti climatici;
c)    come attività che, utilizzando sostanzialmente la fotosintesi per la produzione, qualora si eliminassero o si riducessero gli effetti negativi delle pratiche agricole potrebbe essere una delle soluzioni al problema dell'effetto serra.

Si calcola che circa lo 0.3 dei gas ad effetto serra siano prodotti dall'attività agricola attraverso il rilascio da parte dei fertilizzanti degli ossidi di azoto, del metano da parte delle risaie e dei ruminanti e dalla anidride carbonica emessa dalle macchine agricole e dai processi di trasformazione alimentari. E’ necessaria una  revisione del modello di agricoltura con l'introduzione di tecniche del tipo semina su terreno sodo , l'introduzione di specie e varietà che migliorano il terreno attraverso l'interazione delle micorrize con il suolo, una riduzione nell'uso dell' acqua.

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici in atto e gli impatti che questi hanno sulla produzione agricola, in Italia possiamo distinguere un quadro invernale e un quadro estivo. L'insieme di due fenomeni ormai ricorrenti, la siccità invernale e le ondate di calore estive, crea un problema di disponibilità idrica specialmente nel Nord Italia dove il modello di agricoltura si basa su colture irrigue, fortemente penalizzate dalla mancanza di acqua. Ma anche nel Centro e nel Sud questo problema diviene cruciale, in particolare in quelle aree che già soffrivano per regimi climatici con scarse precipitazioni. Al fenomeno della siccità si aggiunge l'aumento degli eventi estremi di precipitazione che causano danni ingenti e la necessità di chiedere frequentemente lo stato di calamità. La modifica del quadro della grande circolazione generale comporta anche la modifica dei ritmi stagionali con primavere sempre più anticipate ed autunni prolungati, con conseguenza sulla fenologia delle piante e sul calendario delle operazioni agricole.
L'insieme di questi impatti richiede una valutazione delle misure da prendere per adattarsi a questa situazione: necessità di un piano delle acque che preveda anche la costituzione o il ripristino dei piccoli bacini collinari; una revisione del modello di agricoltura in termini di colture e varietà meno esigenti in acqua; utilizzo di tecniche che permettano la massima efficienza nell'uso dell'acqua, come l'irrigazione a goccia.
In ultima analisi, l'agricoltura potrebbe rappresentare una delle soluzioni principali all'effetto serra tramite la produzione di derrate alimentari e di prodotti come le fibre tessili, i biocarburanti o le bioplastiche, frutto di un processo  naturale  come la fotosintesi, a bilancio dei gas serra uguale a zero.
(G. Maracchi è Presidente della Fondazione per il Clima e  la Sostenibilità)