100 anni dell’OIV

di Eugenio Pomarici
  • 02 May 2024

Il 23 aprile 2024 l’Accademia dei Georgofili e l’Accademia Italiana della Vite e del Vino hanno celebrato il centenario dell’istituzione dell’Office International du Vin (OIV), avvenuta a Parigi il 29 novembre 1924 con la sottoscrizione di un accordo fra Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Tunisia, Ungheria, Grecia e Portogallo per far fronte alle devastanti conseguenze economiche e sociali prodotte dalla fillossera sul territorio europeo, aggravate dal dramma del primo conflitto mondiale. In questi 100 anni l’OIV ha ampliato il suo raggio di interesse a tutti i prodotti della vite diventando nel 1957 Office International de la Vigne et du Vin e poi Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino nel 2001
Nel tempo l’OIV ha affrontato tutte le tematiche tecniche, normative e istituzionali di interesse della filiera vitivinicola guadagnandosi il ruolo di Ente di armonizzazione a livello globale. Negli anni, il numero dei paesi membri è progressivamente cresciuto: oggi si contano 50 membri, includendo paesi con interessi nella produzione e/o nel consumo dei prodotti vitivinicoli. Le 1432 risoluzioni approvate dalle assemblee generali dell’OIV rappresentano il riferimento per l’orientamento delle legislazioni vitivinicole nazionali, anche di paesi non membri dell’OIV, nonché per la definizione di accordi commerciali bilaterali. Ciò ha agevolato l’applicazione degli accordi raggiunti in sede di Organizzazione Mondiale per il Commercio per quanto riguarda le barriere tecniche agli scambi (TBT), le barriere sanitarie e fitosanitarie (SPS) e la protezione della proprietà intellettuale (TRIPS) in materia di indicazioni geografiche. A livello europeo, l’UE con il regolamento 1308/2013 art.80 assume l’OIV come riferimento esplicito in materia di norme vitivinicole. Di particolare rilievo sono le risoluzioni che hanno consentito di compilare i Codici internazionali delle pratiche enologiche e dei prodotti utilizzabili in enologia, i compendi dei metodi di analisi, le norme internazionali di etichettatura del vino e delle bevande spiritose di origine vitivinicola, i cataloghi delle varietà di vite, delle indicazioni geografiche e dei programmi di formazione, nonché aggiornamenti statistici sul settore vitivinicolo, linee guida e raccomandazioni.
Le risoluzioni dell’OIV sono approvate dai rappresentanti dei governi degli stati membri ma sono preparate dagli esperti che operano in quattro commissioni scientifiche (Viticoltura, Enologia, Economia e diritto, Sicurezza e salute), ciascuna articolata in gruppi di esperti e in due in sottocommissioni (uva non da vino e suoi derivati; metodi di analisi) cui sono affidati temi specifici. Nel tempo migliaia di ricercatori internazionali di università e centri di ricerca hanno avuto modo di confrontarsi con rappresentanti del mondo della produzione, delle professioni e delle amministrazioni, con rigido autocontrollo scientifico dei risultati generati dalle loro conoscenze, garantendo in questo modo sempre l’autorità e l'indipendenza intellettuale e morale dell’OIV.
L’Italia ha contribuito attivamente al lavoro dell’OIV; nel tempo il Ministero agricolo ha inviato all’OIV un numero sempre nutrito di ricercatori, funzionari dell’Amministrazione, esperti provenienti dal mondo della produzione.. L’impegno dell’Italia ha fatto sì che l’Organizzazione sia stata presieduta per tre volte da un italiano (Pier Giovanni Garoglio, 1971-1975; Mario Fregoni, 1985-1988; Luigi Moio, dal 2021) e che numerosi siano stati i presidenti di commissione, sottocommissione, e i segretari scientifici espressi dall’Italia. Inoltre è stato un italiano, Federico Castellucci, il primo direttore generale non francese dopo 80 anni di vita dell’OIV e in tempi recenti Michele Borgo è stato secondo vicepresidente dell’OIV.
Nei suoi primi 100 anni l’OIV ha certamente lavorato bene e ora il suo patrimonio di esperienza e competenza dovrà essere messo al servizio di nuovi impegni.
Sul piano della produzione il cambiamento climatico impone una revisione profonda della tecnica viticola ed enologica. Diventa quindi di fondamentale importanza individuare strategie di sviluppo sostenibile sempre più efficaci, esplorando anche l’applicazione in ambito vitivinicolo dei principi che discendono dal paradigma dell’agroecologia, con approcci che perseguono in modo olistico tutte e tre le dimensioni della sostenibilità: sociale, ambientale ed economica. Sarà quindi necessario comprendere come valorizzare i “nuovi” territori vitivinicoli e come conservare la viticoltura nelle aree tradizionali.
Relativamente al prodotto vino, rispetto ad una iper-segmentazione dell’offerta, conseguenza della ricerca da parte di produttori di nuove leve di vantaggio competitivo, diventa essenziale garantire ai consumatori trasparenza, sicurezza e salubrità dei prodotti, nonché operare per continuare a garantire l’integrità del vino, come l’OIV ha sempre fattoi. Sempre riguardo al vino, dovrà proseguire e diventare più incisiva l’azione a favore di un consumo responsabile, nonché di analisi e contrasto dei problemi sociali connessi all’abuso di alcol.
Rinnovata attenzione dovrà essere posta alla produzione dell’uva da tavola, passa e degli altri prodotti non fermentati dell’uva che possono contribuire a migliorare l’alimentazione di vaste popolazioni, quali elementi apportatori di vitamine, minerali e antiossidanti. L’OIV dovrà contribuire a che i produttori e le istituzioni interessate abbiano un’adeguata conoscenza dei mercati di sbocco di questi prodotti e che i consumatori siano più informati sul loro valore nutrizionale. Sarà quindi importante stimolare la ricerca di prodotti innovativi che rispondano a esigenze dietetiche, salutistiche e con specifici requisiti nutrizionali, rispetto ai quali si potrebbero aprire nuove interessanti opportunità.
L’OIV ha iniziato la sua attività per fronteggiare le conseguenze dell’arrivo della fillossera in Europa ma le nuove sfide sono altrettanto impegnative e decisive. Dovrà quindi essere ancora massimo l’impegno degli stati membri e degli esperti. L’entusiasmo e l’orgoglio che le celebrazioni di questo centenario stanno suscitando lasciano presagire che anche le nuove sfide saranno fronteggiate con successo.