Il 27 giugno 2025 è stato reso noto che il Parlamento europeo ha deciso di interrompere il trilogo con Consiglio e Commissione sul dossier relativo alle nuove tecniche genomiche (TEA o NGTs), facendo così sfumare le possibilità della Presidenza polacca di chiudere i negoziati prima del passaggio di consegne alla Danimarca.
Il Prof. Mario Pezzotti, ordinario di Genetica agraria all’Università di Verona, georgofilo e coordinatore dell’Electronic Working Group (EWG) on "gene editing" dell’Union of European Academies for Science Applied to Agriculture, Food and Nature (UEAA). ha così commentato:
“La decisione del Parlamento europeo di interrompere il trilogo sul dossier relativo alle nuove tecniche genomiche (TEA/NGTs) è l’ennesima conferma di quanto i tempi della politica siano spesso disallineati rispetto all’urgenza dell’innovazione scientifica e tecnologica. In un momento in cui l’agricoltura europea ha bisogno di strumenti efficaci per affrontare le sfide del cambiamento climatico, della sicurezza alimentare e della sostenibilità, lasciare in sospeso un dossier così strategico rischia di rallentare lo sviluppo e l’applicazione di soluzioni concrete.
È legittimo e necessario che ci sia un confronto approfondito su temi complessi come la sostenibilità, la tracciabilità, l’etichettatura e la brevettabilità, ma è altrettanto fondamentale che il dibattito politico non diventi ostaggio di contrapposizioni ideologiche o di equilibri interni fra gruppi parlamentari. Il risultato è una paralisi che penalizza la ricerca, l’innovazione e, in ultima analisi, i cittadini europei.
Il rinvio dei negoziati alla Presidenza danese – di cui peraltro non è ancora noto il calendario – allontana ulteriormente una decisione attesa da anni. Occorre auspicare che si riesca a riprendere il confronto in modo costruttivo e con la consapevolezza che, in questo campo, l’Europa non può permettersi di restare indietro”.
Pagliai – Il 95% del cibo per la popolazione umana viene prodotto dal suolo. Infatti, l’attuale obiettivo primario dell’agricoltura è quello di ottenere prodotti di qualità. Lo slogan attuale di Slow Food, ad esempio, afferma che il cibo deve essere buono, pulito e giusto.
Per produrre cibo buono e pulito, cioè sano, occorre un suolo di buona qualità. Purtroppo, nel mondo ogni mezz’ora se ne perdono 500 ha per le cause più diverse (erosione, inquinamento, cementificazione, ecc.). Agricoltura e urbanizzazione competono per l’uso degli stessi suoli: tendenzialmente i terreni a più elevata potenzialità produttiva.
Oggi oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e nei paesi industrializzati le terre da destinare all’agricoltura sono ormai limitatissime. Per esempio, in Italia, in un solo anno, oltre 100.000 persone hanno perso la possibilità di alimentarsi con prodotti di qualità italiani. Insomma, in un’ottica di aumento della popolazione mondiale, come previsto, di una crisi climatica in atto, dal continuo insorgere di popolazioni aliene di nuovi parassiti, ecc., non sembra ci aspetti un bel futuro dal punto di vista alimentare.
Bini – Hai ragione Marcello, ma bisogna considerare che siamo di fronte a due diverse emergenze: la sicurezza alimentare, che guarda alla quantità di cibo da produrre per soddisfate la crescente domanda mondiale (la cosiddetta food security), e alla qualità del cibo prodotto (la cosiddetta food safety), un cibo cioè che sia buono, pulito e giusto, come chiede Slow Food. Ecco il punto cruciale, allora: se il suolo è buono e pulito, anche le piante che vi crescono sono buone, e anche il cibo prodotto è buono. Suolo buono significa suolo di buona qualità (fisica, chimica e biologica), e adatto a far crescere piante che a loro volta producano buon cibo. Per esempio, le patate prodotte a Sospirolo (Belluno) sono DOP, anche se non particolarmente ricche di selenio, un efficace antiossidante, la cui presenza nel suolo spiega il basso numero di tumori nelle popolazioni del nord Europa, in particolare in Scandinavia.
Puntuali, come da tradizione, ecco che già a metà giugno 2025 sono stati segnalati i primi superamenti dei valori limite di concentrazione di ozono troposferico. Il motivo è da imputare alle particolari condizioni meteorologiche, contraddistinte dalla presenza di un anticiclone subtropicale, che ha portato stabilità atmosferica e, dunque, radiazione solare intensa e temperature elevate. Parametri entrambi importanti per la catalisi delle reazioni di formazione dell’ozono.
Esiste un fenomeno ben documentato, per quanto ancora poco compreso dalla arboricoltura, che sfugge a ogni tentativo di prevenzione: il “Sudden Branch Drop (SBD)”, ovvero la caduta improvvisa di branche di grandi dimensioni da alberi apparentemente sani, spesso in giornate calde e senza vento.