Le fake news nei media: quante, quali e perché

di Furio Oldani
  • 06 June 2018
Oggi si verifica spesso un eccessivo e troppo disinvolto uso del termine inglese “fake news”, abbinato a qualsiasi tipo di notizia che non si riveli vera e usato in politica anche come insulto nei confronti delle tesi avanzate dagli avversari.
In realtà il termine va riferito solo ed esclusivamente a notizie che, oltre a essere false, sono anche state create e diffuse in maniera ragionata e pianificata per arrecare danno a persone, organizzazioni o tesi.
La “fake news” non deve quindi essere solo una notizia “falsa” e ma deve anche possedere una connotazione e una finalità “maligne”.
Se a una notizia falsa mancano queste ultime connotazioni, non si è più alle prese con una fake news propriamente detta, ma con altre forme di falsità che possono spaziare dall’errore di valutazione all’inganno e alla bugia, passando per la frode piuttosto che per il pettegolezzo o per un banale errore di battitura, nel caso il falso sia indotto da “numeri” errati.
Non è quindi corretto usare sempre e solo il termine fake news per connotare una notizia falsa e in tal senso aiuta la lingua italiana, ricca di terminologie e sfumature che permettono di inquadrare ogni falsità con il termine più adatto per esprimerla in maniera compiuta dando anche al falso un corretto livello di gravità.
Quest’ultimo che può anche essere nullo come per esempio accade nel caso delle cosiddette “leggende metropolitane”, piuttosto che con quei racconti storici che sconfinano nel mito.
A tale proposito si è ricordato come molti dei fatti salienti che contrassegnano la storia dell’uomo siano proprio miti, ma non per questo possono essere considerati fake news. Il Natale, per esempio, celebrato quale giorno in cui nacque Gesù, è in realtà riconosciuto quale semplice convenzione dalla stessa Chiesa cattolica. Si può discutere sul significato e sulle origini del Natale, ma non può certo liquidarlo quale fake news. Lo stesso dicasi, sempre per fare un esempio, del mito di Romolo e Remo piuttosto che per quello che vuole la rivoluzione francese avviatasi con la presa della Bastiglia mentre invece si era avviata mesi prima.
A conferma dell’eccessiva disinvoltura con cui si apostrofa quale fake news qualsiasi notizia di cui non si ha certezza di verità, anche il fatto che a livello giornalistico l’abuso del termine è stato recentemente oggetto di dibattito per meglio inquadrarne l’utilizzo.
A chiudere una nota storica relativa alla prima vera fake news documentata di cui si ha notizia, le modalità con cui può essere generata una vera fake news e i motivi per i quali può essere creata.

La nota storica risale al 1814, quando tale Charles Random de Berenger diede notizia della morte di Napoleone causando il blocco della Borsa di Londra. Non è dato sapere se per motivi speculativi o politici ma vero è che la Borsa fu sconvolta della notizia per giorni.

Le modalità con le quali è possibile creare una fake news sono fondamentalmente sette e ovviamente ruotano attorno ai contenuti cardine di un articolo giornalistico.

1.Collegamento Ingannevole: quando titoli, immagini o didascalie differiscono dal contenuto dell’articolo principale.
2. Contenuto Ingannatore: quando il contenuto di un articolo viene spacciato come proveniente da fonti realmente esistenti.
3. Contenuto falso al 100%: quando il contenuto di un articolo è completamente falso, costruito per trarre in inganno.
4. Contenuto manipolato: quando un articolo contiene una informazione reale, anche fotografica, ma manipolata per trarre in inganno.
5. Manipolazione della satira: quando un contenuto satirico viene riproposto quale affermazione veritiera.
6. Contenuto fuorviante: quando per danneggiare una persona o un’ideologia si fa uso di informazioni che nulla hanno a che vedere con la persona o l’ideologia in questione o con il problema in esame al momento.
7. Contesto ingannevole: quando il contenuto reale è accompagnato da informazioni contestuali false.

I motivi infine che possono portare alla diffusione di fake news sono infine inquadrabili in tre soli ambiti, la propaganda politica, l’interesse personale e la ricerca del profitto commerciale, fermo restando che un quarto motivo di diffusione può essere dato dalla mancanza di professionalità del giornalista e quindi dalla sua incapacità di distinguere il vero dal falso o di ragionare sulle fonti. In questo caso però viene a cadere l’aspetto maligno della notizia falsa e quindi la fake news decade a involontaria falsità.


Il testo è una sintesi della relazione presentata durante il convegno su “Fake news, sensazionalismo e consumo di prodotti di origine animale” che si è svolto all’Accademia dei Georgofili il 5 aprile 2018