Curarsi nel giardino

di Alessandro Chiusoli
  • 15 February 2012
I giardini debbono essere progettati e costruiti per abbellire le città,o per ricreare condizioni naturali in ambienti devastati dall’uomo, e per migliorare l’ambiente urbano? Questo dibattito si trascina da sempre. Dobbiamo ricreare i Giardini del Principe o creare, nelle città, giardini popolari ?
Da qualche anno è sorta l’ esigenza di realizzare giardini della salute. Giardini studiati in collaborazione tra medici, psicologi, botanici e paesaggisti per impiantare aree destinate soprattutto al miglioramento e/o alla cura della salute
L’idea non è affatto nuova, in epoca fascista (in Italia anni ’30 del secolo scorso vennero creati numerosi parchi accessori ad aree di cura (giardini di ospedali, di sanatori,di convalescenziari, ecc.), cominciarono allora a si svilupparsi lentamente i progetti di giardini finalizzati alla cura di specifiche patologie (giardini fitoterapici).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           Verso gli anni ’90 del secolo scorso si riprese il concetto, l’Università di Bologna (Facoltà di Agraria-Dipartimento di Colture Arboree) si occupò del problema: la prima memoria scritta risale al 2006 quando venne pubblicato uno studio preliminare in cui erano delineati i risultati delle ricerche condotte presso il Villaggio della Salute più (Monterenzio -Bologna), vasta area in cui da almeno due decenni si integravano le ricerche mediche condotte da ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna con le ricerche paesaggistico – vegetazionali condotte dal Dipartimento di Colture Arboree e coordinate da chi scrive.
Il problema principale che rallenta tuttora questa attività di ricerca riteniamo sia lo scetticismo di alcuni esponenti della componente medica verso tecniche innovative.
Per restare nel campo strettamente paesaggistico, per alcuni la ricerca, l’attività di progettazione, lo studio delle piante miglioratrici dell’ambiente e della salute dovrebbero prevalere su ogni cosa.
Non siamo di questo parere: i giardini, a ben guardare, sono di origine umana: si prestano a molte attività, fondamentalmente differenti tra loro; anche in tempi non troppo antichi ,era possibile osservare grandi evoluzioni sul loro significato e scopi.
Nella metà del secolo XIX quando nacquero le prime esigenze legate alla urbanizzazione provocata dalle nascenti “civiltà” industriali, si svilupparono i concetti del verde urbano con finalità di miglioramento ambientale, nel stesso tempo i giardini privati, figli primogeniti dei Giardini del Principe, si svilupparono secondo le concezioni romantiche; Ercole Silva, nel nostro Paese,a cavallo tra il ‘700 e l’800 , ne fu uno dei grandi teorici e numerosi Autori, in tutto il mondo, realizzarono opere insigni, con stili in continua evoluzione fino alla fine del secolo XX fino ai contemporanei,tra cui ne cito solo alcuni tra i più noti agli esperti, come :William Robinson, Gertrude Jekyll, Achille Duchêne, Gabriel Guevrekian, Cecil Pinsent, Charles Eduard Janneret-Gris (Le Courbousier), Roberto  Burle Marx, Jeoffrey Jellicoe, Russel Page, Luis Barargan, Alain Provost, Alexandre Chemetoff, Daniel Buren,  Topher Delaney,  Michel Corajoud.
Oggi si stanno sviluppando i giardini fitoterapici nella cui elaborazione progettuale e sviluppo, dal punto di vista paesaggistico, si stanno sperimentando attività fisioterapiche a quelle curative sia nel campi fisiologici, psicologici, neurologici.
Il Villaggio della Salute, vicino a Bologna, sempre visitabile, è un esempio in continua evoluzione.