Sei società prossime alla fusione: potrebbe nascere il più grande oligopolio agricolo della storia

  • 02 November 2017
Sei colossi dell’agricoltura sono prossimi alla fusione, che darebbe vita a tre diverse società: le ripercussioni a livello mondiale e l’impatto che questo evento potrebbe avere sul sistema alimentare rendono inquieti sia i consumatori che gli agricoltori. Gli alti dirigenti di Bayer, Monsanto, Dupont, Dow Chemical e Syngenta sono stati ascoltati dalla commissione giustizia del Senato degli Stati Uniti a Washington e hanno sostenuto le proprie argomentazioni sul perché le autorità di regolamentazione federali dovrebbero approvare queste mega-fusioni, che andrebbero a riorganizzare in maniera radicale l’agricoltura mondiale.
I dirigenti presenti hanno sostenuto che le fusioni proposte permetterebbero di combinare le competenze aziendali e permetterebbero una maggiore efficienza nel servire agricoltori e consumatori. Tuttavia, rimane da capire se i benefici di una maggiore efficienza siano superiori agli effetti negativi di una simile concentrazione, come i possibili aumenti di prezzo e una minore concorrenza sul mercato. In sostanza, si può credere che queste tre aziende accompagneranno consumatori e agricoltori in un mondo che possa nutrire la crescente popolazione mondiale in maniera responsabile.
Roger Johnson, presidente della National Farmers Union, ha messo in guardia i senatori, sostenendo che l’approvazione delle fusioni non solo porterebbe ad un aumento dei prezzi, ma anche ad un minor numero di innovazioni e di prodotti tra cui gli agricoltori potranno scegliere.
“Nel nostro settore, il cambiamento è in atto. Gli agricoltori traggono vantaggio da aziende che investono di più in nuove tecnologie”, afferma Robb Fraley della Monsanto. Fraley fa notare come 15 anni fa, la Monsanto investiva 300 milioni di dollari in ricerca e sviluppo; quest’anno ha investito 1,5 miliardi di dollari. A titolo di paragone, spiega, importanti imprese del settore tecnologico, come Apple, spendono fino a 10 miliardi di dollari l’anno in ricerca e sviluppo.
Le aziende hanno omesso di dire, però, che ad eccezione della Bayer, i giganti europei e statunitensi hanno registrato una contrazione delle vendite. Da questo punto di vista, le fusioni sono funzionali tanto al mantenimento del profitto (e all’essere finanziariamente sane) quanto allo sviluppo di nuove tecnologie. Non si tratta solo di agricoltori statunitensi che necessitano di strumenti tecnologicamente più avanzati, ma anche della lotta che le grandi imprese agricole stanno combattendo, nonostante la loro efficienza e le loro invenzioni, contro un mercato statunitense che esige strumenti che permettano agli agricoltori di coltivare cibi biologici e naturali in modo più semplice e più redditizio. Se questa tendenza si confermerà non è ancora dato sapere. Per ora, le fusioni sono un chiaro segno che le compagnie che investono in sementi e prodotti chimici high-tech stanno attraversando una fase difficile e ritengono che questa sia la sola strada per uscirne.


da: Chase Purdy, portale – rassegna stampa estera n. 1221 a cura di Agrapress, ottobre 2017