Miglioramento genetico per le specie vegetali di interesse nazionale

di Salvatore Parlato*
  • 03 February 2016
Le tematiche legate all’innovazione nel settore agricolo sono al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Il crescente import di prodotti agricoli che evidenzia una debolezza del sistema produttivo nazionale, la necessità di ridurre l’impatto ambientale (ad esempio attraverso la riduzione del ricorso all’uso di fitofarmaci) senza penalità produttive, l’esigenza di garantire maggiore competitività internazionale al settore agricolo, che in larga misura non si occupa di produzioni biologiche e/o di nicchia, sono tutti aspetti che richiamano l’urgenza di promuovere un’attività di miglioramento genetico capace di garantire al Paese un ruolo di primaria importanza nel settore agricolo. 
L’Italia ha investito moltissimo nello sviluppo delle conoscenze genomiche per le principali specie agrarie di interesse nazionale, tuttavia, al momento, non ci sono programmi significativi che consentano di utilizzare queste conoscenze a livello applicativo ed è ancora limitata la conoscenza di molti dei meccanismi fisiologici coinvolti nell’espressione del fenotipo. L’assenza di una forte spinta verso l’innovazione varietale fa sì che oggi il Paese sia sempre più dipendente da varietà selezionate all’estero anche per molte delle sue filiere strategiche. L’Italia corre il rischio di perdere l’opportunità di utilizzare il patrimonio genetico di molte delle specie maggiormente coltivate (comprese anche le colture tipiche quali il pomodoro ed altre specie ortive, il frumento e diverse specie da frutto), laddove invece, all’estero, tale patrimonio è spesso considerato una componente strategica per lo sviluppo dell’agricoltura. 
Il progresso delle conoscenze genomiche sta rivoluzionando il modo con cui vengono selezionate le piante coltivate e, dopo lo sviluppo delle tecniche per la produzione di piante geneticamente modificate e delle tecnologie basate sull’uso di marcatori molecolari, nuovi metodi supportati da studi funzionali e capaci di intervenire in specifici geni (cisgenesi e genome editing) rappresentano oggi la frontiera del miglioramento genetico vegetale. 
E’ presto per dire se si tratta di una nuova rivoluzione verde, ma l’esigenza di rilanciare la ricerca pubblica avanzata per supportare il miglioramento genetico delle piante di maggiore interesse per il Paese è certamente avvertita e condivisa. Tale esigenza, di recente emersa e ribadita in diversi incontri pubblici da parte di ricercatori, rappresentanti di società scientifiche, di associazioni di categoria, anche al fine di capitalizzare l’ingente investimento fatto dall’Italia nell’ultimo decennio nel settore della genomica vegetale, è stata riscontrata dal governo nazionale che, ha ritenuto di destinare a tale finalità uno specifico finanziamento. Le attività previste, che saranno coordinate dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ma che vedranno la partecipazione di altri enti di ricerca e di Università, saranno finalizzate allo sviluppo di specifici programmi sulla ricerca genomica e funzionale per promuovere l’industria nazionale del settore. Queste attività potranno auspicabilmente consentire al nostro Paese di riacquistare un ruolo di leader nella ricerca biotecnologica applicata alle specie tipiche del Made in Italy alimentare e di riscontrare le aspettative di ricercatori, produttori e consumatori, valorizzando attraverso tecniche innovative di miglioramento genetico lo straordinario patrimonio di cultivar di molte delle specie agrarie. 

(*L’Autore dell’articolo è Commissario Straordinario del CREA)
 

Genetic improvement for plant species of national interest
Public opinion has focused on themes linked to innovation in the agricultural sector. The growth in agricultural products import that highlights a weakness of the national production system, the need to reduce environmental impact without penalizing production (e.g., through a reduction in the use of plant protection products), the need to guarantee greater international competitiveness to the agricultural sector that, to a great degree,  does not deal in organic and/or niche products are all aspects that call for an urgent need to promote genetic improvement capable of guaranteeing Italy a major role in agriculture.  
Italy has greatly invested in the development of genomic knowledge regarding the main agrarian species of national interest. However, at the moment, there are no meaningful programs that make it possible to use this knowledge in applications. In addition, the knowledge of many physiological mechanisms involved in phenotype expression is still limited. The lack of a strong push towards varietal innovation means Italy is increasingly dependent on varieties selected abroad for many of its strategic production chains. Italy runs the risk of losing the opportunity of using the genetic heritage of many of the most cultivated species (including typical crops such as tomatoes and other vegetable species, wheat and various fruit species) whereas abroad, this heritage is often considered a strategic component for agricultural development.


Sull’argomento della ricerca genetica in agricoltura si consiglia anche la lettura della lettera inviata da AISSA (Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie, che rappresenta 20 Società Scientifiche per un totale di circa 3500 docenti/ricercatori universitari del settore agrario e di circa 1000 ricercatori afferenti al CNR e all’Ente-CREA) al Dr. Ferdinando Ferrara, Capo di Gabinetto del MiPAAF, al Dr. Marco Caputo, Capo Ufficio Legislativo del MiPAAF e al Dr. Giuseppe Blasi del Dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali e dello Sviluppo rurale del MiPAFF con l’oggetto: ”Risorse genetiche per l’agricoltura e l’alimentazione a ratifica del Protocollo di Nagoya”