Canapa: presente e futuro prossimo

L’articolo è tratto da una lettura svolta dal Prof. Appendino il 20 gennaio 2016 presso l’Accademia di Agricoltura di Torino. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con la Sezione di Nord-Ovest dell’Accademia dei Georgofili

di Giovanni Appendino
  • 20 January 2016
La canapa (Cannabis sativa L.) è originaria dell’Asia centrale ed è stata una delle prime piante (secondo alcuni, la prima in assoluto) coltivata dall’uomo nella sua triplice valenza di specie alimentare (semi), tessile (fibra) e medicinale/rituale (resina). La plasticità della pianta ha portato alla selezione di varietà in cui alcune di queste proprietà sono particolarmente spiccate, generalmente a discapito di altre. La multi-valenza della canapa ne ha decretato il successo presso tutte le civiltà del Vecchio Mondo e, a ragione dei suoi usi per la produzione di materiale nautico, fu una delle specie coltivate dai coloni europei nel Nuovo Mondo. In Europa, la canapa è stata coltivata come pianta da fibra, e le sue proprietà psicotrope sono state sostanzialmente sconosciute fino alla campagna Napoleonica in Egitto. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’espansione coloniale in Nord-Africa, Medio Oriente e India portò ad una crescente disponibilità di resina psicotropa (hashish) nei principali paesi europei. Se da un lato questo innescò le prime ricerche moderne sulle proprietà farmacologiche della pianta, dall’altro gli effetti dannosi del consumo ricreazionale della canapa e dei suoi derivati (hashish, marijuana) portarono alla sua assimilazione ad altre droghe voluttuarie, sfociando infine in un proibizionismo che nella prima metà del Novecento distrusse gradualmente la filiera produttiva della pianta, non solo nei paesi occidentali e in USA, ma anche in Stati, come l’Egitto, grandi produttori di fibra di canapa. Le ragioni di questo accanimento legislativo non sono del tutto chiare e potrebbero essere collegate alla rilevanza economica crescente dei materiali tessili sintetici e, in campo agricolo, di colture quali il cotone e le essenze ligno-cellulosiche arboree.
Paradossalmente, lo status della canapa degenerò a quello di pianta psicotropa, con il completo offuscamento delle sue proprietà come pianta da fibra e pianta alimentare, mentre il suo potenziale medicinale fu sostanzialmente identificato con il profilo biologico del THC. Questo composto, insieme al suo prodotto di degradazione CBN, è il solo costituente psicotropo di un bouquet di oltre 160 diversi cannabinoidi contenuti nella pianta. Emotivamente, la canapa continua ad evocare il mondo della droga ma negli ultimi decenni la crescente consapevolezza ambientale, la ricerca di nuovi materiali di origine naturale e una serie di osservazioni casuali da parte di consumatori di canapa psicotropa sofferenti di varie patologie (glaucoma, vomito da chemioterapia), hanno posto le basi per la “neutralizzazione” emotiva della canapa, dissociando la perversa equazione “canapa=droga” e rivalutando appieno l’utilità di questa pianta.
Si tratta di una specie che non richiede pesticidi per essere coltivata, usata come medicina e nutrimento da millenni, e che presenta potenzialità farmaceutiche e salutistiche che trascendono da quelle del THC. Inoltre, l’Italia è stata in passato uno dei maggiori centri europei di produzione di canapa e alcune sue varietà, come quella denominata Carmagnola, sono di grande rilevanza nel contesto di un utilizzo multi-uso di questa specie. In questa prospettiva storica, e nel contesto del raggiungimento di uno stile di vita sostenibile dal punto di vista ambientale, vengono descritte varie possibilità di utilizzo medicinale e nutrizionale di prodotti non psicotropi a base di canapa, mettendone in luce unicità e versatilità. Ci sono inoltre studi clinici attualmente in corso sull’utilizzo di cannabinoidi per il trattamento di varie patologie.



Hemp: its present and near future
Hemp (
Cannabis sativa L.) is originally from Central Asia and was one of the first plants (some people think the first one ever) to be cultivated by humans because of its triple value as a foodstuff (seeds), in textiles (fiber) and medicine/ritual use (resin). Hemp’s versatility ensured its success in all the Old World’s civilizations. In addition, because of its use in the production of nautical materials, it was one of the species cultivated by European settlers in the New World. Hemp was cultivated for its fibers in Europe but its psychotropic properties were practically unknown until Napoleon’s Egyptian campaign. In the second half of the 19th century, colonial expansion in North Africa, the Middle East, and India led to a growing availability of its psychotropic resin (hashish) in the main European countries. If, on the one hand, this triggered the first modern research on the plant’s pharmacological properties, on the other hand, there were the detrimental effects of the recreational consumption of hemp and its by-products (hashish, marijuana) that led to it being considered just a drug. Still today, hemp continues to emotionally evoke the world of drug addiction. However, in recent decades, the groundwork for emotionally “neutralizing” hemp and disassociating the perverse equation of “hemp=drug-addiction” and completely reassessing this plant’s usefulness has been laid through a growing environmental awareness and a search for new natural materials as well as a series of accidental observations by psychotropic hemp users suffering from various diseases (glaucoma, chemotherapy-related nausea).