Acquacoltura: origini e attualità

di Dario Cianci
  • 02 September 2015
La pesca, da sempre legata alle tradizioni marinare, è praticata nei bacini acquiferi naturali (mare, laghi, fiumi); delle circa 250.000 specie acquatiche esistenti ne utilizza poco più di 1.200 (Fishstat, FAO Database) delle quali 20 coprono l’80% della produzione mondiale; migliaia di altre specie sono utilizzate da piccoli pescatori. Oggi la richiesta di prodotti ittici non può essere soddisfatta solo con il pescato perché la fauna ittica sarebbe drasticamente impoverita. A questo rischio fa fronte l'acquacoltura che produce organismi acquatici in impianti controllati per habitat, riproduzione ed alimentazione. E’ oggi una delle attività produttive con il più alto tasso di crescita ed il mercato è in grado di assorbire altro prodotto ittico come risposta alla crescente domanda di proteine nobili, soprattutto di pesce, non soddisfatta dalla pesca di risorse marine naturali. Si inserisce in un ambiente culturale e sociale nel quale il consumo dei prodotti ittici ha antiche tradizioni e si diffonde sempre più come fonte di ricchezza e di lavoro, anche con l’indotto per la produzione di tecnologie avanzate (per materiali, impianti, ecc). 
L’impiego di tecnologie per favorire lo sviluppo di popolazioni acquatiche (pesci, molluschi, crostacei) era giù praticato dalle antiche civiltà mediterranee (Egitto, Grecia, Sicilia). In una tomba egizia del 2500 a.C. è raffigurato un uomo che raccoglie tilapie da uno stagno; i mosaici di Piazza Armerina ricordano che i Romani (così come Fenici ed Etruschi) ingrassavano in vasca murene ed anguille; Orazio afferma che il mare di Taranto producesse le migliori ostriche e nel I secolo a.C. Sergio Orata ne avvia un allevamento in Campania. Anche in Puglia le ville erano dotate di piscine nelle quali erano allevati pesci. Nella Cina del V secolo a.C la carpicoltura era praticata in stagni. Nel Medio Evo la piscicoltura negli stagni inizia ad essere importante in Europa, soprattutto per i monasteri che si procuravano alimenti di magro adatti all’astinenza prevista dalla religione. In Europa meridionale è della stessa epoca l’allevamento in lagune e stagni costieri salmastri o salati di pesci (spigole, orate e cefali) portati dalla corrente e dal XVII secolo l’aumento della popolazione umana si riflette anche sui pesci d’acqua dolce che iniziano a diminuire; nel 1741 il tedesco S. L. Jacobi crea la prima avannotteria di trote di fiume sulle quali effettua la fecondazione artificiale. Un secolo dopo questa scoperta viene adottata in Europa e negli Stati Uniti per ripopolare i corsi d’acqua impoveriti dalla rivoluzione industriale e gli studi si estendono ad altre specie ittiche (salmerino, coregone, salmone atlantico, trota arcobaleno). Nel 1800 per mantenere l’economia della pesca si inizia a ripopolare l’ambiente naturale con novellame di avannotteria (salmone nel Mar Baltico, sogliola nel Mare del Nord) e per ordine dei Borbone al lago Fusaro ed a Taranto vengono deposte sul fondo del mare delle fascine che si ricoprono di piccole ostriche, trasferite poi per l’allevamento su cumuli pietrosi subacquei. 
Fino alla metà del 1900 l’acquacoltura ha prestazioni poco adeguate sia per l’alimentazione, sia per le epizoozie che colpiscono gli allevamenti all’aperto e i progressi sono limitati ai salmonidi facili da riprodurre in cattività; la scoperta dell’induzione ormonale della produzione di gameti sia nelle femmine che nei maschi, apre nuove prospettive e fin dagli anni ’60 permettono lo sviluppo di allevamenti intensivi di trote arcobaleno. Negli stessi anni il Giappone sperimenta la gabbia galleggiante, che consente di studiare il salmone atlantico e di allevarlo nell’ambiente marino. In Europa negli anni ‘70 e ’80 l’allevamento intensivo del salmone ha un forte sviluppo così come negli anni ‘90 e 2000 quello dei pesci piatti.
Oggi, la piscicoltura europea si è molto diversificata sia per le specie prodotte che per la qualità; accanto alla trota arcobaleno sono allevate in modo intensivo altre specie d’acqua dolce: coregone, tilapia, trota fario, salmerino di fontana e alpino, storione siberiano. E mentre la pesca tradizionale è in calo, l’acquacoltura cresce ogni anno di oltre il 10% e, con il 40% del pesce alimentare, è il comparto delle produzioni animali con la maggiore crescita a livello mondiale sia per quantità di prodotto e numero di specie allevate che per imprese, fatturato e superficie costiera destinata alle concessioni. La FAO nel 2010 stimava in 90 milioni di tonnellate la produzione mondiale della pesca che nel 2011 ha superato di 4 milioni di tonnellate la produzione di animali terrestri. Nel 2013 l’OECD e la FAO prevedevano che quest’anno (il 2015) i prodotti dell’acquacoltura avrebbero superato quelli della pesca con un incremento maggiore per le specie d’acqua dolce rispetto a quelle di mare. Nello stesso anno l’ISMEA ci informava che i pesci (soprattutto trota, spigola e orata, ma anche storioni, anguille, ombrine, sarago) con il 35% del prodotto, determinavano il 66% dei ricavi dell’acquacoltura. I molluschi (cozze e vongole) hanno una rilevante importanza economica e nel 2007 coprivano il 65% della produzione quantitativa ma hanno subito dal 2011 al 2012 una contrazione del 4%. L’Italia nei passati decenni ha avuto un forte sviluppo dell’attività, ma se negli anni ottanta era in Europa il primo produttore di specie pregiate (soprattutto spigole e orate), oggi è il quinto per il forte tracollo subito negli ultimi anni. Inoltre i Paesi del Sud Mediterraneo (Tunisia, Egitto, Libia e Turchia) stanno investendo in acquacoltura e saranno forti concorrenti per l’Italia che già dipende dalle importazioni per l’aumento del consumo interno e la stagnazione della pesca. 


Aquaculture: birth and modernity

A traditional marine activity, fishing is carried out in natural bodies of water (seas, lakes, rivers). Of the approximately 250,000 existing aquatic species, just over 1,200 are used (FISHSTAT, FAO Database), with 20 species accounting for 80% of world production. Thousands of other species are used by small fishermen. Today the demand for fish cannot be satisfied merely with the catch because the fish populations would be drastically impoverished. Aquaculture tackles this risk by producing aquatic animals and plants in facilities controlled for habitat, reproduction, and diet. Today it is one of the production activities with the highest growth rate and the market for other fish products could grow in response to an increase in the demand for quality proteins, especially from fish, that is not satisfied by natural fishing grounds. The consumption of fish is traditional in this cultural and social milieu. It is increasingly a source of wealth and work, also for the related industries that produce advanced technologies (materials, facilities, etc.)