Il melograno: potenziale coltura industriale con valenza nutraceutica

di Paolo Ranalli
  • 28 January 2015
In questi ultimi anni, il melograno è stato al centro di sempre maggiori attenzione come possibile coltura in grado di alimentare una filiera agro-industriale innovativa nel nostro Paese. In recenti convegni e tavole rotonde sono state condivise le prime evidenze scientifiche ottenute in vari ambiti dalla ricerca, identificate le criticità della filiera e delineate le aspettative della coltura nel territorio italiano.
Il melograno è coltivato soprattutto in ambienti con clima mediterraneo (Cina, India, Iran, Turchia e Israele sono i maggiori produttori), ma prove effettuate in Emilia Romagna dimostrano che l’areale di coltivazione può essere espanso anche in aree settentrionali, utilizzando germoplasma adatto. Il panorama varietale è formato principalmente da ecotipi: da ciò lo sforzo di sviluppare nuove selezioni adatte a vari areali colturali e con frutti idonei a diversi utilizzi.
L’interesse per questa specie negletta è suscitato dalle qualità nutraceutiche del frutto e dalla rusticità della pianta, che si adatta a vivere anche in zone marginali. Il succo di melograno è un'eccellente sorgente di vitamine C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di polifenoli antiossidanti; fra questi ultimi, l’acido ellagico (tannino vegetale) che possiede proprietà antitumorali e contrasta i radicali liberi e i processi ossidativi a livello cellulare. Dal punto di vista degli usi, vi è un consumo domestico (consumo tal quale degli arilli) ed un utilizzo industriale: i) sgranatura degli arilli per il consumo fresco, oppure per la preparazione di surgelati o di prodotti di IV gamma; ii) estrazione del succo per spremitura degli arilli; iii) estrazione dei tannini dalle bucce (esocarpo) e dalle membrane interne; iv) estrazione dell’olio dai semi sfruttati ed essiccati per uso farmacologico e cosmetico; inoltre, dai sottoprodotti della lavorazione dei frutti vengono estratte molecole bioattive, aventi azione biocida, in grado di contrastare lo sviluppo di malattie fungine su specie vegetali di interesse agricolo.
In breve, gli effetti benefici del melograno sulla salute sono ascrivibili alla capacità antiossidante del succo che è stimata essere tre volte superiore rispetto a quella del vino rosso o del tè verde; infine, il contenuto e profilo delle molecole bioattive nel melograno dipendono da cultivar, areale colturale, strategie di coltivazione e tecnologie di lavorazione industriale del prodotto. 
La scelta della cultivar, strategica per il successo della coltura, viene fatta tenendo conto di diversi aspetti: epoca di maturazione, dimensioni del frutto, colore della buccia, facilità di sgranatura, colore del succo e resa, consistenza del tegumento interno del seme (tegmen), acidità e qualità nutraceutica del succo, flavour (gusto fresco e profumato con un perfetto bilanciamento tra zuccheri e acidi), produttività e resistenza ad avversità biotiche e abiotiche della pianta. 
Le potenzialità produttive della pianta sono molto elevate (fino a 40 t/ha), però potature sbagliate e tecniche agronomiche non adatte possono abbassare le rese in campo. Il miglioramento genetico e la gestione agronomica possono certamente svolgere un ruolo importante, però grandi risultati sono attesi soprattutto dall’applicazione e dalla diffusione di moderne tecnologie per la lavorazione e la gestione del frutto, con particolare riferimento ai processi automatici di estrazione della parte edule e alla conservazione del prodotto in maniera che possano essere mantenute integre le caratteristiche qualitative e salutistiche.
Oltre che alla siccità, il melograno manifesta elevati livelli di resistenza alla salinità (inferiore soltanto a quella della Palma da dattero) e alla clorosi ferrica,  caratteristiche che lo rendono un fruttifero apprezzato e utilizzabile in zone con presenza di acque a elevato contenuto salino dove non è possibile l’impianto di altre specie, nonché per la valorizzazione di terreni marginali (aridi o con ristagni idrici, ciottolosi e ricchi di scheletro). A tale specie sono perciò interessati sia gli agricoltori che la Grande Distribuzione Organizzata (GDO): i primi, poiché alla ricerca di alternative colturali in grado di sostituire colture attualmente in crisi; la grande distribuzione, poiché ha visto crescere, in tempi brevi, l'attenzione dei suoi consumatori all’acquisto di un frutto fino ad oggi tenuto in disparte e non sufficientemente valorizzato per le qualità che dimostra di possedere. 
I mercati in forte espansione sollecitano maggiori ricerche che affrontino le criticità della coltura e della relativa filiera agro-industriale, nonché l’immediato trasferimento/divulgazione delle conoscenze/innovazioni che il mondo della ricerca man mano mette a punto, soprattutto alle piccole e medie imprese che non hanno esperienza in ricerca e ambiscono a produrre cibi ad alto valore salutistico.
Un maggiore raccordo fra tutti gli operatori della filiera implica l’insediamento di centri di trasformazione, l’organizzazione di una rete logistica intorno ai poli di produzione e corsi di preparazione e aggiornamento per tecnici dell’industria e produttori agricoli.



Pomegranates: a potential industrial crop with nutraceutical value

Pomegranates are mainly cultivated in areas with a Mediterranean climate, but tests carried out in Emilia Romagna have shown that the crop’s distributional area can also be extended to northern areas, using the right germ plasm. The interest in this species has been spurred by the fruit’s nutraceutical quality and the plant’s hardy nature that also adjusts to marginal areas. Pomegranate juice is an excellent source of vitamin C and the B-complex group of vitamins and potassium as well as considerable quantities of antioxidant polyphenols. Among the latter is ellagic acid (a plant tannin) which has anti-tumoral properties and acts against free radicals and oxidative processes at a cellular level. The production potential of this plant is very high (up to 40 t/ha). In addition to being highly drought-resistant, pomegranates show high levels of salt tolerance (inferior only to that of date palms) and to ferric chlorosis, characteristics that make them a highly appreciated fruit-bearing tree. The greatly expanding markets require greater research that addresses the critical issues of this crop and its agro-industrial chain, as well as the immediate transfer and dissemination of the knowledge and innovations as developed by the world of research.