Il vivaismo pistoiese tra innovazione, mercato e territorio

di Vannino Vannucci
  • 25 June 2014
Le realtà del vivaismo pistoiese sono il “cuore” delle zone d’eccellenza per la produzione di piante ornamentali da esterno ed hanno da tempo conquistato importanti mercati in tutto il mondo (già in oltre 60 Paesi). Prodotte dove le condizioni climatiche, le peculiari caratteristiche dei terreni ricchi di humus speciale ed in particolare la grande professionalità degli imprenditori agricoli che hanno determinato in quest’area produzioni di oltre 1.000 specie (fino a 2500 con quelle rare) di altissima qualità, meritando un crescendo di successi, specialmente negli ultimi 40 anni. 
Risultati lusinghieri ottenuti grazie alle intuizioni ed al tenacissimo lavoro dei vivaisti pistoiesi che, senza significativi interventi pubblici, né sostegni finanziari o di semplice indirizzo, hanno consentito – nel rispetto dell’ambiente – buoni livelli occupazionali, di sviluppo economico e sociale. Ancora oggi il settore è in evoluzione ed emerge che un migliaio di aziende agricole a prevalente conduzione familiare (su circa 5.000 ettari nella fertile pianura pistoiese, dove i vivaisti notoriamente investono molte delle loro risorse in un’attività dinamica, che assorbe notevoli impieghi di capitali nelle innovazioni tecnologiche) insieme ad altre n. 500 aziende agricole medio-grandi con circa 3.000 lavoratori subordinati,  rappresentano un perno del vivaismo italiano per le piante ornamentali.  
Tutto ciò nonostante il costante alto indice di rischio, che intercorre nel lungo periodo tra la messa a dimora delle piante e la loro biologica crescita ottimale per la commercializzazione.
Il pericolo sempre in agguato per le calamità naturali (gelo, siccità, alluvioni, vento filato, ecc.), si aggiunge alle difficoltà degli imprenditori di compiere scelte a lungo termine riguardo alle specie e varietà da coltivare, dovendo intuire con diversi anni di anticipo le tendenze dei mercati, specialmente quelli esteri, che assorbono circa l’80% della produzione generale. 
Questo successo ha origini lontane, da quando nel XVIII secolo i contadini pistoiesi, a latere delle coltivazioni tradizionali, si dilettavano a produrre per i giardini dei signori di città, piante note, ma anche piante di origine esotica. Alla fine dell’800, quando Firenze divenne capitale del regno d’Italia, si rese necessario per abbellire ancor più la città e dotarla di aree verdi capaci di soddisfare la popolazione in continuo aumento, incrementare la coltivazione di piante ornamentali per rifornire la neo-capitale. In seguito il buon clima, la cui versatilità lo rende adatto per lo sviluppo di una tipologia di piante originarie delle più diverse aree geografiche del mondo, ed il terreno altamente fertile, hanno contribuito alla crescita progressiva ed inesorabile di queste attività: a fianco di produzioni tipiche provenienti dai giardini delle ville rinascimentali toscane come agrumi in vaso, frutti e piante sagomate, rilanciando appieno l’arte topiaria. Inoltre iniziarono a sorgere nuove coltivazioni di piante esotiche provenienti da paesi lontani, che qui riuscivano a trovare l’ambiente adatto e la professionalità degli agricoltori per crescere e svilupparsi. In questa ottica rientrano due delle peculiarità della produzione pistoiese: l’ampia gamma di specie e varietà presenti nei vivai provenienti da una fascia vegetazionale che va dai tropici fino al Nord Europa e la disponibilità di piante a “pronto effetto” che consentono di essere utilizzate per creare aree verdi dall’aspetto finito.
Il vivaismo è l’espressione di un’agricoltura moderna e dinamica che nel terzo millennio non ha più solo il compito di produrre generi di sostentamento, ma deve saper creare bellezza e benessere.


(Tratto dall’intervento svolto all’Accademia dei Georgofili il 17 giugno 2014)