Notiziario








Impatto di specie aliene sulla conservazione dei Boschi di San Rossore, Patrimonio dell’Umanità

Il Parco di San Rossore Migliarino Massaciuccoli, istituito nel 1979, copre una superficie di oltre 23.000 ha e si estende sulla pianura costiera ad ovest di Pisa. Il territorio comprende lunghi cordoni dunali, vaste aree umide (Lago e padule del Massaciuccoli, Lame di Fuori), aree agricole e estese formazioni boschive. L’importanza naturalistica degli ambienti protetti è riconosciuta dall’Unione Europea.

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Progetto FATIMA: Produci di più con meno

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Rischio farmaci veterinari contraffatti

La contraffazione non risparmia nessun commercio e non ci si deve meravigliare che riguardi anche i farmaci veterinari, con inevitabili rischi per gli animali, chi usa questi farmaci, l’ambiente e soprattutto per il con-sumatore che si nutre degli alimenti prodotti da animali trattati con questi farmaci

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Evoluzione della meccanica agraria dalle origini al XIX secolo

L’uomo preistorico per sopravvivere  è diventato agricoltore; negli scavi  archeologici  si sono ritrovati attrezzi acuminati o affilati, usati per incidere il terreno o raccogliere le erbe da mangiare.  Alla preistoria risale il primo rudimentale aratro;  l'aratro del Lavagnone risale ad una fase iniziale della cultura di Polada  (nel 2000 a.C.) ed è il più antico aratro del mondo che sia giunto sino a noi.  

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Le qualità bio-nutrizionali del latte

Il latte è un alimento di elevato valore bio-nutrizionale secreto dalle femmine dei mammiferi per nutrire i piccoli nelle prime fasi di sviluppo. Il latte fornisce nutrienti essenziali per la crescita; ma le sue potenzialità nutrizionali sono caratterizzate dalla sua qualità variabile con la specie e la razza, lo stadio di lattazione, la stagione e l’alimentazione. La dietetica fino a pochi anni fa parlava di proteine, grassi, glucidi, minerali, vitamine e sostanze aromatiche; oggi sappiamo che dobbiamo distinguere tra le frazioni di ciascuna categoria. Per quanto riguarda gli aspetti organolettici, il sapore del latte dipende dall'alimentazione dell'animale che lo produce: all'alpeggio, al pascolo, in stalla con fieni e concentrati. Dipende anche dai trattamenti termici subiti dal latte (refrigerazione o riscaldamento) e dalla scrematura mentre l'omogeneizzazione dei grassi non ha effetto sul gusto. 
I grassi, principale fonte energetica, sono presenti nel latte sotto forma di globuli che hanno una membrana esterna di fosfolipidi e di lipoproteine ed al loro interno trigliceridi. Sono i principali responsabili del sapore del latte (e dei derivati), perché vi sono sciolti la gran parte degli aromi degli dagli alimenti consumati dagli animali. La sua percentuale è molto condizionata da fattori genetici ed ambientali; la differenza tra le razze è nota ma anche nella stessa razza vi sono soggetti con caratteristiche diverse e selezionabili; tra i fattori ambientali il più importante è certamente l'alimentazione. Sono prevalentemente saturi (con prevalenza degli esteri degli acidi palmitico, oleico, stearico e miristico) e fosfolipidi. Molti ritengono che per la salute sia meglio consumare latte a basso contenuto di grassi per diminuire l’energia introdotta. In effetti il latte parzialmente scremato ha circa i due terzi delle calorie del latte intero e il latte scremato ne ha la metà. Ma le autorità sanitarie raccomandano che i bambini fino a due anni assumano latte intero perché per la loro crescita necessitano di una fonte ricca di energia. Il latte a basso contenuto di lipidi ha una lieve riduzione del suo contenuto di vitamina A e D (vitamine liposolubili), ma non di calcio e di proteine; può essere utile perciò quando è necessario ridurre l’apporto energetico o quando occorre ridurre i grassi (soprattutto saturi ed il colesterolo) come nelle dislipidemie.

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Perché non usare anche il legno per produrre alimenti?

Una mia conoscente mi ha telefonato per sapere come si possono controllare i tarli che avevano infestato alcuni suoi mobili. Le ho suggerito di usare alcuni specifici insetticidi, che può trovare facilmente nei nostri negozi. Tuttavia, consultando Internet a proposito, mi sono reso anche conto che il legno, la cellulosa ed in genere la vegetazione sono usati e metabolizzati da numerosissime specie: batteri, come gliPseudomonas e gli Achronobacter ecc.; funghi, particolarmente gli Attinomiceti, capaci di degradare ed utilizzare lignina, cellulosa, cere, chitina, proteine complesse ecc. Del resto molte specie di funghi mangerecci sono oggi allevati industrialmente, sempre su substrati vegetali. Esistono anche molti insetti xilofagi (oltre ai tarli, presenti con numerose specie, raggruppate in 3 famiglie) possiamo ricordare le termiti (un ordine che raccoglie un numero elevatissimo di specie, raggruppate in 5-7 famiglie). 
Ho anche appreso che alcuni scienziati oggi sostengono che i funghi xilofagi, comparsi nella terra intorno a 300 milioni di anni fa, potrebbero essere i principali responsabili della fine del periodo carbonifero del nostro pianeta, iniziato 60 milioni di anni prima e che aveva generato i grandi depositi di carbon fossile presenti nel pianeta, ancor oggi usato largamente come combustibile. Tali organismi avrebbero infatti provocato un grande decadimento dell’enorme massa di vegetali, allora presenti sulla terra.

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Gli animali nell’arte e nella letteratura

L’uomo s’interroga sul ruolo degli animali, ma ne ha una visione con la quale guarda tutta la realtà; c’è tuttavia anche la possibilità di avere un rapporto più positivo che nel passato.

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Glutammato sicuro

Cosa sarebbero la nostra cucina senza un formaggio stagionato come il parmigiano e il pomodoro, o la cucina cinese senza le alghe? Tra le cose che uniscono queste due cucine così diverse vi è una molecola, il glutammato di sodio, detto anche il quinto sapore, accanto al salato, dolce, amaro e acido. Una molecola che suscita curiosità, piacere, ma anche timore e paura, dando avvio a leggende metropolitane come la "Sindrome del Ristorante Cinese".

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Realizzata la resurrezione di animali e piante estinti: sarà possibile anche quella umana?

Esistono già oggi varie iniziative e ricerche volte a ricuperare specie animali e vegetali estinte anche da molto tempo. Infatti nel 2000 ha fatto un notevole effetto la notizia che ricercatori francesi e spagnoli avevano ottenuto la “resurrezione” di una specie di capra selvatica, l’Ibex dei Pirenei, che era stata dichiarata estinta 3 anni prima. La resurrezione è stata ottenuta con la sostituzione del DNA dell’Ibex estinto nell’ovulo di una specie affine in cui il DNA era stato eliminato. Anche alcuni scienziati australiani hanno recentemente realizzato la resurrezione di una rana locale (la Gastric Brooding Frog) estinta intorno al 1980. Altre specie animali sono candidate alla “resurrezione”, tra cui la Tigre della Tasmania ed anche il Mammut, estinto da molte migliaia di anni, utilizzando il DNA presente in animali surgelati in aree siberiane affette da permafrost ed eventualmente inserendolo in ovuli di elefanti asiatici. 
Anche nelle specie vegetali la possibilità di “resurrezione” è stata dimostrata con la germinazione di semi di una specie siberiana, Silene stenophilla (FOTO), recentemente trovati in un nido di scoiattoli situato in un tronco a 38 metri di profondità. Questi semi, vecchi di 32.000 anni (come da datazione col metodo dell’analisi del carbonio) sono stati trovati nella tundra siberiana in un luogo chiamato Duvanni Yar, presso il fiume Kolima. Alcuni di  questi semi sono germinati, hanno sviluppato una normale vegetazione, con fioritura e   normale riproduzione. Tutto ciò è stato possibile perché nella zona esiste il “permafrost” di continuo -7°C che ha conservato intatto il DNA del seme.

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Le parole non bastano

Il nostro Paese non può che esprimere soddisfazione sentendo ripetere che sono in crescita le esportazioni di prodotti alimentari "Made in Italy" elaborati dalle filiere o dalle industrie. Ma ci accorgiamo che stiamo diventando anche più grandi importatori di prodotti agricoli primari, cioè dell'unica vera fonte di tutti i nostri alimenti.
Mentre l'olivicoltura italiana, bloccata e paralizzata dalla pretesa di voler conservare gli attuali paesaggi agricoli, avrebbe già ridotto le proprie produzioni di almeno 1/3. Nel 2015 abbiamo importato oltre 500 milioni di chili di olio dichiarati (non sempre) extra vergini (da Spagna, Grecia, Tunisia, ecc.), mentre la nostra produzione nazionale forse non ha superato neppure i 300 milioni di chili. Quelle importazioni sono fonti di un gran numero di frodi. Si calcola che nel 2015 siano quadruplicate contraffazioni, falsificazioni, adulterazioni, ecc. Spesso sono facilmente riconoscibili, sopratutto nei casi in cui una bottiglia di olio extra vergine etichettata viene posta in vendita a prezzi inferiori alla metà di quelli che sono gli oneri di produzione che i nostri agricoltori devono sostenere. Non occorrerebbe neppure una analisi quando il prezzo rivela chiaramente che il prodotto non può essere quello che si intendeva acquistare. I giornali divulgano che tre contenitori su quattro contengono oli importati e miscelati. Nei luoghi di vendita, oli imbottigliati ed etichettati sono manomessi almeno in 2 bottiglie su 3. 
L'agricoltura subisce queste crescenti difficoltà anche per altri prodotti agricoli primari, quali i grani, il cui prezzo in un anno è crollato oltre il 40% per il grano duro da pasta e del 20% per quello tenero da panificare. Attualmente, gli agricoltori sono stati pagati con non più di 18 centesimi al chilogrammo per quello duro e di 16 centesimi per quello tenero. Prezzi che sono ampiamente al di sotto dei nostri costi di produzione (da La Nazione del 29 settembre 2016). 

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La riconoscibilità dei prodotti zootecnici di qualità

Sempre maggiore attenzione viene dedicata oggi alle proprietà nutrizionali e salutistiche degli alimenti di origine animale ed al loro contributo nella alimentazione umana; è perciò fortemente sentita l’esigenza di meglio caratterizzarli e di valorizzarli mediante l’individuazione dei loro attributi qualitativi.

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Il regime sanzionatorio dettato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio al vaglio di una recente sentenza della Corte costituzionale

Una recente sentenza della Corte costituzionale, la n. 56/2016, ha dichiarato la parziale incostituzionalità per irragionevolezza sanzionatoria dell’art. 181, comma 1 bis del d.lgs. n. 43 del 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) nella parte in cui ha modulato l’applicazione della disciplina penale più rigorosa dallo stesso contemplata, in funzione delle modalità impositive del vincolo paesaggistico sul bene oggetto di un intervento eseguito senza autorizzazione paesaggistica o in difformità dalla stessa; a seconda cioè che il bene stesso sia vincolato sulla base di un provvedimento amministrativo o, viceversa, rientri nelle categorie di beni vincolati per legge. 

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Frigorifero sicuro

Il frigorifero è oggi divenuto quasi sinonimo di dispensa del cibo, perché importante strumento di conservazione della sua freschezza, che si mantiene più a lungo se è conservato a bassa temperatura e protetto dall’ossigeno che ne provoca ossidazione. Non sono considerati freschi gli alimenti congelati o surgelati.
Il frigorifero deve avere una giusta temperatura, né troppo bassa né troppo alta che, nei suoi diversi piani, deve essere compresa tra i quattro i sei centigradi (°C), evitando anche che sia troppo pieno, so-prattutto se non è ventilato. Per questo i migliori modelli di frigoriferi, assolutamente da preferire, sono dotati di un termometro di controllo con un display di lettura esterno.
Se la temperatura del frigorifero è troppo bassa congela gli alimenti, che perdono la loro freschezza. Alle temperature superiori ai sette centigradi gli alimenti non solo perdono la loro freschezza, ma vi sono pericolose moltiplicazione di microbi che alterano i cibi e possono causare infezioni e tossinfezioni alimentari anche drammatiche. Nei paesi industrializzati, nei quali il frigorifero familiare è quasi la regola, si valuta che solo il 3% degli incidenti alimentari deriva dalla produzione, mentre per il restante 97% l'origine è nella cucina di casa durante la manipolazione degli alimenti, ma soprattutto per una loro impropria conservazione nel frigorifero.
La verifica delle temperature dei frigoriferi casalinghi ha dato quasi impensabili sorprese. In un’indagine eseguita in Olanda, su 125 frigoriferi è risultato che avevano temperature da meno di 5 °C a più di 13 °C e che nella maggior parte dei casi (74%) avevano una temperatura superiore al livello di sicurezza di 7 °C. Un’altra ricerca su un numero rilevante di casi (334 campioni) ha mostrato che la temperatura dei frigoriferi familiari variava da -1 °C a 17,9 °C, con una media di 7,4 °C, oltre al livello di sicurezza di 7 °C, e che in oltre la metà (57%) dei casi vi erano temperature più elevate, fino a quasi 18 gradi (ma che frigorifero era?).

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Fauna selvatica e predatori, impatti e pratiche di contenimento

Afferma un adagio cinese, coniato senz’altro per altri tempi ed altri problemi: “se non puoi eliminarli, impara a conviverci”. Sembra essere questa la strada presa dal legislatore, nazionale e regionale, rispetto all’annosa questione dei danni da fauna selvatica in agricoltura, infatti, anziché attuare interventi decisi e risolutivi predilige l’inerzia trasmettendo sull’agricoltore gli oneri della prevenzione e i rischi dell’attività di impresa. 
Il tema dei danni da fauna selvatica in agricoltura conserva nel tempo una costante attualità segnato, da un lato, dall’incremento del numero e della varietà dei danni anche a fronte di una diversificazione delle specie animali che li determinano, dall’altro dal dibattito sempre acceso sia presso gli organi amministrativi che presso gli organi giurisdizionali. Si tratta di un fenomeno la cui rilevanza, per quanto da tempo ben nota, non trova una definizione efficace al punto che figura in crescente aumento con impatti significativi nella stragrande maggioranza del territorio nazionale sull’attività economica delle imprese agricole (sia alle colture, all’attività zootecnica e alla silvicoltura) e che pone concreti problemi nella prospettiva della prevenzione del suo danno e del conseguente ristoro. 
Il problema è, per certi versi, prima di tutto giuridico, in quanto reso tale dagli interessi rilevanti che vi convergono (di stampo ambientale, economico, o affini all’esercizio venatorio, e alla tutela della proprietà e della pubblica sicurezza), dalle fonti normative che a vario livello regolamentano il sistema delle tutele differenziate destinate alla fauna, nonché dalle difficoltà concrete di controllare l’azione di animali che per loro natura agiscono liberamente allo stato naturale. 

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La mosca delle olive: una "calamità" sempre più frequente per la produzione olearia toscana

La mosca delle olive, Bactrocera oleae, è un insetto carpofago la cui larva minatrice è in grado di produrre seri danni alle drupe . La mosca è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, in Sud Africa ed in California.
Lo svolgimento del ciclo biologico è influenzato dal clima ed in particolare dalla temperatura e dall'umidità.

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Frittura, vantaggi e rischi

La cucina inizia con lo spiedo e l’arrosto, continua con il bollito e intingoli diversi, ultimo arriva il fritto, nel quale un grasso (olio, burro, strutto o margarina) trasmette il calore al cibo modificandone le caratteristiche. La frittura si diffonde nella storia della cucina quando si è avuta un’abbondante disponibilità d’olio o d’altri grassi e d’adatte stoviglie.

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Nella mente delle piante

Fare la pianta non è un mestiere facile. Provate a pensare quanto debba essere difficile sopravvivere in un ambiente ostile senza potersi spostare. Immaginate di essere una pianta, circondata da insetti, erbivori, predatori di ogni specie. E non potete scappare. L’unica maniera per sopravvivere è essere indistruttibili; essere costruiti in modo interamente diverso da un animale. Essere una pianta, appunto.
Per eludere i problemi relativi alla predazione, le piante si sono evolute secondo una strada unica e insolita, sviluppando delle soluzioni così lontane da quelle prodotte dagli animali da essere per noi l’esempio della diversità. Organismi così differenti da noi animali che, per quanto ci riguarda, potrebbero benissimo essere degli alieni. Molte delle soluzioni sviluppate dalle piante, sono il perfetto opposto di quelle prodotte dal mondo animale.
Ciò che negli animali è bianco, nelle piante è nero, e viceversa: gli animali si spostano, le piante sono ferme; gli animali sono veloci, le piante lente; gli animali consumano, le piante producono; gli animali generano CO2, le piante fissano CO2; e così via fino alla contrapposizione decisiva. La più importante, secondo me, e la più sconosciuta: quella tra diffusione e concentrazione. Qualunque funzione che negli animali sia affidata ad organi specializzati, nelle piante è diffusa sull’intero corpo. E’ una differenza fondamentale di cui è difficile comprendere appieno le conseguenze. Una struttura così diversa è uno dei motivi per cui le piante paiono così diverse. L’avere in comune con quasi tutti gli animali un cero numero di organi fondamentali ce li rende vicini e comprensibili. Lo stesso non avviene con le piante. Ma perché i vegetali non hanno sviluppato gli organi singoli e specializzati che si sono dimostrati così utili nel mondo animale? La risposta è banale: pur essendo efficienti nello svolgere le loro funzioni, gli organi sono un punto debole.

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Nella spesa per Ricerca e Sviluppo in Agricoltura è in atto una storica svolta globale

Quattro ricercatori di economia e politica agraria della University of Minnesota hanno  pubblicato, su Nature del 14 Settembre 2016, un loro commento circa una tendenza evolutiva della spesa in Ricerca e Sviluppo in Agricoltura (AgReS). La University of Minnesota ha costituito da tempo un Centro (International Science and Technology Practice and Policy (InSTePP) Center) in St. Paul, che ha per missione la raccolta di dati globali sull'andamento della spesa per l'Agricoltura. Questa imponente banca dati - che ha esaminato accuratamente gli ultimi 50 anni - dimostra che è in corso di realizzazione  una tendenza evolutiva del dato di spesa che si offre a molte riflessioni; il dato principale mette in luce che, attualmente, la spesa da parte delle nazioni a più elevato reddito (per brevità il cosiddetto mondo occidentale)  è stata superata, per la prima volta, da quella delle nazioni a medio reddito (che possiamo indicare approssimativamente come BRICS -Brasile, India, Cina, Sud Africa; la Russia non è inclusa nello studio). A questo dato si aggiunge che il settore privato sta progressivamente spendendo sempre più rispetto a quello pubblico. Inoltre, in questo quadro generale, si constata che i paesi con reddito più basso (Africa sub-sahariana e Asia del Sud) segnano una distanza crescente  dai paesi più ricchi.
Le spese in AgReS hanno una ricaduta forte sulla crescita della produttività agricola e sul volume globale della produzione, ma i risultati seguono a distanza di alcune decadi dal momento degli investimenti, per cui gli investimenti attuali -i pochi ancora fatti dai paesi più ricchi e quelli, più consistenti, dei paesi mediani- daranno risultati ben percepibili a partire dal 2050, contribuendo in modo determinante a delineare la produzione futura di alimenti., che sarà assai diversa da quella tradizionale.

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L’uomo e gli animali da affezione

L’uomo da sempre ha rapporti più o meno problematici con le specie del mondo animale del quale egli stesso fa parte anche se è separato dall'evoluzione cerebrale ed intellettiva che gli hanno consentito, con il progresso culturale e sociale, di elaborare tecniche per utilizzarle a proprio vantaggio. Dice L. Feuerbach: “La natura ha fatto dell'uomo il signore degli animali e gli ha dato le mani per domarli ed occhi ed orecchi per ammirarli” ma da noi dipende il giusto equilibrio fra diritti e doveri, tra le esigenze economiche e quelle della natura per assicurare il futuro delle altre specie. 

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Mozzarelle blu e alimenti dai colori anomali

Le mozzarelle con colorazioni anomale di qualche tempo fa, suscitano allarme e paure, come nel passato vi era stato per la polenta porporina e il pane delle ostie con macchie rosse vivo, quasi sangue. Lo stesso avviene per i gamberetti luminosi e fluorescenti e per carni suine cotte o stagionate che alla superficie di taglio presentano strane iridescenze. Che cosa sta accadendo?
Gli alimenti spesso in superficie e talvolta anche al loro interno hanno microrganismi (batteri, lieviti, muffe) che, per vivere e moltiplicare, compiono reazioni chimiche e possono produrre composti che trasmettono all’alimento. Qualche volta questi composti sono utili perché trasformano una materia prima (latte, carne, uva) in un alimento fermentato (yogurt, salame, vino). Altre volte i microrganismi producono tossine, alterano l’alimento, lo fanno puzzare, rammollire o gli danno anche colori anormali.
Le mozzarelle blu, verdastre o di altri colori e talvolta fluorescenti sono dovute ai pigmenti prodotti da particolari batteri, gli Pseudomonas, che crescono nei formaggi freschi poco acidi, con scarso ossigeno (quindi confezionati), con il favore di sbalzi termici. Gli Pseudomonas producono diversi pigmenti: piocianina, di colore verde blu, piorubina rossastra – marrone e fluorescente, pioverdina giallo – verde o giallo – brina e fluorescente all’ultravioletto. Quando gliPseudomonas crescono rapidamente producono poco pigmento, ma ne producono molto e ben visibile quando hanno una crescita lenta, come può accadere in un frigorifero mal regolato e con un lunga conservazione. Gli Pseudomonas si sviluppano di preferenza nei biofilm aderenti a superfici umide, come nelle moderne confezioni commerciali di formaggi.
Al di fuori di fenomeni d’inquinamento della produzione casearia, a iniziare dalla necessaria purezza dell’acqua, e che ovviamente sono da controllare, la comparsa delle anomale colorazioni provocate dagliPseudomonas è favorita dalla sempre più ridotta acidità della produzione casearia e del liquido di mantenimento delle confezioni, nelle quali è agevolata la produzione di biofilm. Questo spiega come in ambienti acidi e senza confezioni, come era regola nel passato, gli Pseudomonas non erano un problema e le mozzarelle non assumevano colori o fluorescenze anomale e inquietanti.

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Le piante in città

Selezionare e piantare alberi avvenenti e utili nelle zone antropizzate è materia ingegnosa, un astratto aristocratico ma non un lusso. Nemmeno sia l’Eldorado per appalti orientati al solo profitto; tanto più che col semplice gesto di sollevare una pietra e smuovere la terra, con modalità poco invasive, si può piantare l’albero che serve senza sottostare alle lunghe attese delle ristrutturazioni urbane. 
Le piante, nelle dimensioni giuste per impianti tecnologici, gravano poco sull’economia della Pubblica Amministrazione e i cittadini devono avvalersi del fresco e del decoro senza attese interminabili. Se poi capita davvero che si proceda alla ristrutturazione globale, le immissioni, anche poco recenti, possono essere ricuperate per altre utili destinazioni.
Gli alberi destinati a una lunga carriera, naturalmente, devono disporre di una fertilità “inesauribile”. Ma gli altri, opportuni alla dignità estetica e ad una appagante vivibilità, si pianteranno dove occorre, come meglio si può, consapevoli che la permanenza potrà essere temporanea. 
I giardinieri comunali, a mio avviso, sono i più abilitati a sostenere l’efficienza delle piante della città. Sono loro che possono provvedere alle sostituzioni, con prontezza e sufficiente autonomia, senza attendere le tante esitazioni e i preamboli burocratici che rallentano le rispondenze ambientali della città. Ma non dovrebbero essere distratti dagli impegni del giardinaggio effimero. L’arredo floreale dovrebbe essere riservato a stilisti della decorazione, abili e fantasiosi nelle creazioni di scene in colori e profumi come altri sono negli addobbi e nelle luminarie delle feste. Il budget più o meno consistente, per effetti più o meno importanti a rallegrare l’ambiente in semplici, gentili, composizioni o mirabili “coordinati in Sanderson”. Nel caso vengano commesse improprietà non restano danni alla struttura paesaggistica della città. 

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