Notiziario








Romeo e i nuovi animali da compagnia

Il fenomeno della crescente manifestazione di interesse da parte dell’uomo nei confronti di altre specie animali è un importante segnale di cambiamento di un rapporto antichissimo e che nel tempo ha assunto forme diverse... Nasce oggi un’eccessiva antropizzazione degli animali che stravolge, limitandole, le loro libertà. Viene costruito una sorta di culto, quasi un neo paganesimo, che li colloca al centro della vita umana. Forse tutto ciò deriva dalla caduta dei valori fondamentali dell’umanità e dalla ricerca di sostituirli con regole e regolette spesso casuali e futili.

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Carne rossa e tumori: paradosso alimentare

Paradosso, dal greco παρά (contro) e δόξα (opinione), è un fatto che contraddice la comune opinione o l'esperienza quotidiana che deriva da premesse o da un ragionamento anche apparentemente accettabile. In alimentazione il paradosso più noto è quello francese, il fenomeno per il quale in Francia, nonostante il consumo di alimenti ricchi in acidi grassi saturi, vi è una incidenza di malattie cardiovascolari inferiore rispetto ad altri paesi con diete comparabili, dandone ragione con l’uso del vino rosso.
Il Paradosso Francese della correlazione tra bassa mortalità per malattie coronariche e consumo di vino è stato enunciato in Francia nel 1979. In successivi studi si è voluto attribuire il fenomeno all’alcol, ma soprattutto ai polifenoli di cui il vino è ricco, in particolare al resveratrolo, trascurando che per assumere adeguate quantità di polifenoli il consumo di vino dovrebbe essere ben più elevato di due o tre bicchieri il giorno e che in questo caso l'organismo sarebbe esposto agli effetti negativi dell'alcol. Il supposto fenomeno, anche sull’onda d’interessi commerciali, ha avuto fortuna e ancora oggi è utilizzato sui giornali, senza considerare che sia il risultato di un impianto teorico scorretto, perché sono state comparate popolazioni diverse non solo per il consumo di vino, ma per l'intero scenario dello stile di vita e dell'alimentazione. Associare una bassa mortalità al consumo di vino è solo l'affermazione di una somiglianza o vicinanza statistica, dalla quale non è possibile dedurre un rapporto tra causa ed effetto, dimenticando gli studi secondo i quali è la dieta mediterranea nel suo insieme che ha un rilevante ruolo nella riduzione della percentuale di mortalità della malattia coronarica. Per quanto poi riguarda il termine francese attribuito al presunto paradosso, si trascura che la percentuale di mortalità per malattie coronariche è omogenea in buona parte dell'Europa e che invece vi è una differenza statisticamente significativa tra le popolazioni del nord e del sud europeo attribuibile alla dieta mediterranea.
Esiste anche un Paradosso Carne Cancerogena

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Cinghiali e peste suina africana alle porte

Oggi una grave peste degli animali è alle porte e minaccia all’Italia, particolarmente esposta all’infezione per la presenza nel suo territorio di una densa popolazione di cinghiali. É la Peste Suina Africana o PSA, causata da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus (da ASF, sigla della denominazione della malattia in inglese: African Swine Fever) in continua diffusione nei paesi dell’Europa Orientale.

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Voglia di dazi e di dogane

Si possono cogliere nell’aria le tendenze che si diffondono e influenzano i comportamenti della politica. Fra queste, sia in ambito economico generale, sia in quello più contenuto dell’agricoltura sia, infine, fra la gente alle prese con un’economia che ristagna, sembra farsi strada la propensione verso politiche di tipo protezionistico. Ve ne è traccia nelle richieste che comparti produttivi e categorie avanzano con crescente insistenza e nel tentativo di formare un movimento politico per il recupero di sovranità.

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I Marchi e il Vino. Creazione e tutela dei Marchi del settore agroalimentare, in particolare del vino, alla luce della nuova normativa europea

Venerdì 12 maggio 2017 alle ore 9.30, nella sede dell’Accademia dei Georgofili, si svolgerà il seminario: 
I Marchi e il Vino. Creazione e tutela dei Marchi del settore agroalimentare, in particolare del vino, alla luce della nuova normativa europea.

Nell’attuale situazione del mercato internazionale, con la crescita degli scambi e la sempre più complessa discussione sugli accordi di libero scambio, diventa sempre più importante la protezione delle Indicazioni Geografiche dei prodotti agroalimentari, che vedono il vino in posizione di rilievo ma che coinvolgono olio, formaggi, salumi, bevande alcoliche, ecc.  Per questo, il Marchio collettivo rappresenta un efficace strumento utilizzabile per la protezione a livello internazionale dei prodotti agroalimentari, anche presso i Paesi che non riconoscono le Indicazioni Geografiche europee.  Nei prossimi anni, nel nostro Paese, le norme sul Marchio collettivo utilizzato per la protezione di un’indicazione geografica cambieranno in modo radicale per adeguarsi alla normativa sul Marchio UE da poco emanata. 

Il Seminario organizzato dai Georgofili mira a fornire un contributo conoscitivo su questa importante tematica, attraverso l’illustrazione: del valore dei Marchi (Verbali e Figurativi) per il consumatore, specificatamente nel settore enologico; dell’evoluzione della normativa del Marchio collettivo nel settore agroalimentare, sia che indichi un’origine geografica o un raggruppamento di produttori; delle possibili forme di tutela del “Made in Italy”. 

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Il nuovo regime fitosanitario europeo – Regolamento (UE) 2016/2031. Impatto sull’attuale sistema dei controlli fitosanitari e sulle imprese vivaistiche ornamentali

Giovedì 11 maggio 2017 all’Accademia dei Georgofili si svolgerà una giornata di studio su: Il nuovo regime fitosanitario europeo – Regolamento (UE) 2016/2031. Impatto sull’attuale sistema dei controlli fitosanitari e sulle imprese vivaistiche ornamentali. 

La globalizzazione dei mercati e il cambiamento del clima in questi ultimi anni stanno modificando sensibilmente lo scenario della difesa delle piante, sia agrarie che forestali.  L'introduzione di nuovi parassiti attraverso la commercializzazione globale delle merci vegetali sta registrando un incremento elevatissimo, tanto da rendere fortemente problematico costituire barriere di difesa fitosanitaria ai punti di entrata di queste merci.  Tutti gli anni, si registra la comparsa di nuovi organismi nocivi a fronte di limitate intercettazioni ai punti di entrata ufficiali sul territorio della Unione Europea. 
L’attuale legge comunitaria, che per circa 30 anni ha disciplinato i controlli fitosanitari, ha imposto ad ogni Stato membro il suo recepimento, con legge nazionale, organizzando così il proprio sistema di controlli in accordo con gli altri Paesi europei.  L'Italia, con il D.lgs. 214/05, ha organizzato il proprio sistema nazionale attraverso la costituzione di un Servizio Fitosanitario Centrale ed i Servizi Fitosanitari regionali e delle Province Autonome.  Con il nuovo Regolamento viene ridisegnato il sistema dei controlli fitosanitari a livello Europeo e nel nuovo scenario dovranno essere riorganizzati anche i servizi pubblici, mentre le imprese professionali dovranno assumersi nuovi ruoli anche in materia di controllo e tracciabilità dei vegetali immessi in commercio. 

Con questa Giornata di studio, l'Accademia dei Georgofili ed il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome,  si pongono l'obiettivo di analizzare i nuovi scenari e di avviare un primo dibattito sull'applicazione delle nuove norme coinvolgendo nel cambiamento le imprese vivaistiche ornamentali. 


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Il vino ha un tavolo con tre Ministeri, l’ICE e tutto il sistema. L’ortofrutta niente. Ma forse c’è un perché …

Per carità, essendo il primo comparto del nostro export agroalimentare, si merita ampiamente questo trattamento di attenzione. Anzi è doveroso. Ma la seconda voce del nostro export, l’ortofrutta, anche alla luce dei buoni risultati del 2016, non meriterebbe analoghe premure? 

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Nuovi animali da compagnia

Ai cani di piccola taglia e ai gatti di ogni tipo si sono aggiunti (in ordine alfabetico) camaleonti, cavie o porcellini d’india, cincillà, conigli, criceti, furetti, gerbilli di diversa specie, iguane, lucertole, pappagalli delle più diverse origini e varietà, polli di razze nane, ratti, rettili, serpenti, tartarughe, topi e topolini senza dimenticare, in taluni paesi, i maiali nani vietnamiti, pet pigs o pot-bellied pigs

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Un mondo senza banane?

Il frutto più venduto a mondo? Nessun dubbio, la banana! Gli americani ne mangiano un chilo ogni mese (più della somma di mele e arance), noi europei un po’ meno (10 kg all’anno, siamo più ghiotti di agrumi e mele). Ricca di sali minerali (soprattutto potassio) e di vitamine, accreditata per una infinità di proprietà nutraceutiche (dal potere antiossidante alla ricchezza in fibre, dal miglioramento della concentrazione alla protezione da ictus, e così via), la banana risponde in pieno alle aspettative del consumatore, essendo di dimensioni perfette, facile da trasportare, sbucciare e mangiare, anche per strada. C’è però un (grosso) problema: la pianta (Musa x paradisiaca, ibrido tra M. acuminata e M. balbisiana) è suscettibile alle infezioni di un microfungo che vive nel terreno, penetra attraverso le radici e invade il sistema vascolare, portando inesorabilmente a morte la vittima. Ed è proprio il rapporto con questo patogeno (Fusarium oxysporum f.sp. cubense, Foc, agente della cosiddetta “Panana disease”) che ha segnato profondamente la storia della banana. Segnalata per la prima volta in Australia nel 1874, la malattia ha rapidamente messo in ginocchio la bananicoltura di tutto il mondo, sino a costringere all’abbandono la produttiva e ben apprezzata cultivar Gros Michel (“Big Mike”), una volta incontrastata regina del mercato. Infatti, la particolare capacità del patogeno di sopravvivere per decenni nei terreni infetti (tale è la longevità delle clamidospore), unita alla materiale impossibilità di applicare trattamenti chimici o fisici (per non citare le difficoltà di intervenire negli appezzamenti infetti con la sommersione prolungata), ne rese impossibile la coltivazione. Il miglioramento genetico (siamo negli anni ’50 del secolo scorso) mise a disposizione un’altra cultivar, la Cavendish, resistente a Foc, seppur decisamente inferiore alla Gros Michel per caratteristiche organolettiche, più propensa all’imbrunimento e meno idonea al trasporto; questo aspetto costrinse alla riorganizzazione dei trasporti a lunga distanza, con la rinuncia alle navi bananiere e ai tradizionali vagoni ferroviari e con l’adozione di nuove tecniche di imballaggio e alla frigoconservazione. E fu il momento di gloria della Cavendish, suo malgrado nuova incontrastata dominatrice dei mercati internazionali.

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La ricerca in agricoltura nel segno della continuità

Diceva Bernardo di Chartres che siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane. Le ricerche che conduciamo ci porteranno, infatti, a vedere più lontano dei nostri Maestri, non perché dotati di un acume superiore, ma poiché il Loro esempio ed il Loro lavoro ci hanno innalzati verso vette che parevano irraggiungibili. La ricerca in ambito agrario, infatti, ha subito un'accelerazione senza pari nell’ultimo secolo, e tra i protagonisti delle più diffuse innovazioni figurano numerosi Accademici dei Georgofili, tra cui spicca la personalità instancabilmente curiosa ed operosa del Prof. Franco Scaramuzzi.
La percezione di essere sollevati e portati in alto dalla Sua statura accademica è stata tangibile anche Lunedì 10 Aprile 2017, nel Salone degli Affreschi dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, durante la giornata di studi intitolata “LA RICERCA IN AGRICOLTURA NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ”, organizzata dall’Accademia dei Georgofili Sezione Sud-Est per celebrare i 90 anni del suo presidente onorario, Prof. Franco Scaramuzzi.
Ad accogliere la vasta platea di studenti, dottorandi, docenti, personale tecnico amministrativo, ma anche imprenditori dell’agro-alimentare pugliese, il saluto di benvenuto del Prof. Giacomo Scarascia Mugnozza, Direttore del Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali, a cui ha fatto seguito l’intervento del Pro-Rettore, Prof. Angelo Vacca, che è culminato con la consegna della pergamena al Prof. Franco Scaramuzzi dell’Associazione Alumni dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro.
Emozionante la serie di immagini che hanno accompagnato la relazione del Prof. Vittorio Marzi, Presidente della Sezione Sud-Est, e che hanno ripercorso la vita e la carriera del Prof. Scaramuzzi dal giorno della sua nascita a Ferrara, il 26 Dicembre 1926 ad oggi: l’infanzia durante il fascismo, l’immatricolazione alla Facoltà di Agraria, a Bari, immediatamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la leggerezza goliardica della gioventù, la laurea, la borsa di studio del Ministero dell’Agricoltura e Foreste, l’inizio della sua attività di ricercatore nell’Istituto di Coltivazioni arboree della Facoltà di Agraria di Firenze, l’incontro con la cara Maria Bianca, il matrimonio, i figli, le esperienze di ricerca all’estero e i quattro mandati da Rettore in anni di grandi cambiamenti sociali che inevitabilmente hanno coinvolto anche l’università.

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Il PIT con valore di Piano paesaggistico della Regione Toscana: tappa e non traguardo nella storia della tutela del paesaggio in Italia

PARTE II: dalla Convenzione europea del paesaggio ad oggi e La percezione del paesaggio ieri e oggi
Una vera svolta è rappresentata dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 (approvata in Italia nel 2006), da cui riparte in modo attivo il dibattito culturale sul tema paesaggio. Per la prima volta si cerca di dare una definizione al paesaggio, nel preambolo della Convenzione si definiscono i ruoli del paesaggio, la valenza, non solo e non tanto estetica, “come quadro” ma anche e soprattutto di carattere sociale e si individuano dei principi di tutela. 

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La piaga dello sfruttamento nei campi: indignarsi e ripartire!

Da un amico che vive e insegna in una università americana ricevo un messaggio preoccupato che dice:  “mentre io e te parliamo di “human capital” dei lavoratori agricoli, guarda cosa succede in Puglia”  e mi segnala il link di un articolo comparso con grande evidenza nel New York Times del 12 Aprile scorso, a firma di Gaia Pianigiani, con il titolo “A Woman's Death Sorting Grapes Exposes Italy's Slavery” (La morte di una donna addetta alla coltivazione dell'uva mette in evidenza la piaga dello sfruttamento della mano d'opera in Italia)*.  Il mio amico conclude tristemente: “come si fa a parlare di qualità se i lavoratori sono schiavi?” 
E' il grido di dolore di un italiano che vorrebbe essere fiero della sua patria ed è messo invece nelle condizioni di vergognarsene.

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A settant’anni dai Trattati di Roma

 1. Gli stati dell’Europa occidentale, usciti distrutti dalla II guerra mondiale, decisero, pur fra tentennamenti e retromarce, di avviare un processo di integrazione che puntò su quella economica, non essendo stato possibile superare il non spento nazionalismo di molti, ostacolo che non consentì di puntare a una vera integrazione politica.
Appunto l’oscillare fra spinte a favore dell’integrazione e il nazionalismo ha caratterizzato la vita della Comunità economica europea, poi Comunità europea e, infine, Unione europea; alla politica della sedia vuota avviata da De Gaulle nei primi anni di vita della CEE e alla previsione, contenuta nel Trattato di Lisbona del 2010, della possibilità di uscire dall’UE si contrappongono l’Atto Unico europeo, entrato in vigore nel 1987, che diede un forte impulso alla creazione di un mercato unico, e quello di Maastricht, fondamento per la creazione dell’euro, che sembrava essere, ma non lo è stato fino ad ora, un passo decisivo verso una integrazione politica. 
A questa incertezza negli orientamenti “politici” si accompagnò una posizione attorno l’ammissione di nuovi stati membri sempre più lassista, e seguita per meri e presunti fini geopolitici da un lato, di allargamento del mercato dall’altro.
Ma gli ultimi stati ammessi non hanno accettato, sin dall’origine, l’implicita idea d’integrazione politica, vedendo nell’entrata nell’Ue un mezzo per associarsi a stati più ricchi e come, nel caso di quelli dell’Europa orientale, uno strumento per sottrarsi all’influenza russa.
La crisi americana del 2008 contagiò, ben presto, anche l’Unione, ma fu affrontata, sul piano monetario, con minore prontezza ed efficacia rispetto agli USA, e ciò proprio per l’incompletezza politica dell’integrazione e l’assenza di un sistema politico capace di decisioni rapide. La BCE, infatti, restò – in sostanza - il solo “manovratore” nella lotta alla crisi, e, legata com’è a regole strettamente monetaristiche, ha potuto operare solo tardi e grazie alla determinazione del suo governatore e, comunque, con effetti, per forza di cose, meno brillanti.

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Oltre l’agnello pasquale

Nella settimana che ha preceduto la Pasqua le prime pagine dei giornali e le televisioni si sono a lungo ed ampiamente interessate degli agnelli. Grandi personaggi con un sicuro fiuto per la comunicazione sono stati effigiati con agnellini e pecore di forte effetto emotivo. È stata affrontata una grande varietà di temi confondendo fede e gastronomia, civiltà e tradizioni, ma anche l’iniziativa concreta di Coldiretti “SalvaUnPastore” con quella legislativa che vuole impedire la macellazione di numerose specie, fra cui, appunto, gli ovini.
Indietro nel tempo, dopo il cane, i primi animali addomesticati furono circa 8500 anni fa pecore e capre nell’area della mezza luna fertile. Nasce così l’antica consuetudine di queste specie con l’uomo che le ha impiegate nello sviluppo dell’agricoltura e per il contributo dato all’alimentazione. A quel tempo risale la loro rilevanza nelle religioni nate in quell’area come quella ebraica e poi quella cristiana, in cui scompaiono i sacrifici di animali e si forma l’evidenza simbolica. Le nascite primaverili sono collegate al rito celebrativo della Resurrezione. Si rafforza il simbolo dell’Agnus Dei, l’agnello innocente. 
Oggi la battaglia contro il consumo di carni ha scelto la sua fine brutale come indice di grande efficacia. Personalmente non accettiamo la morte dell’abbacchio, inutilmente cruenta, ma allo stesso tempo siamo convinti sostenitori della necessità per l’organismo umano di completare la sua nutrizione con gli alimenti di origine animale. La loro pericolosità viene associata dalla scienza all’eccesso quantitativo ed alle modalità di preparazione delle carni, non al consumo in sé. 
L’azione di chi utilizza in maniera forzata l’immagine dell’agnello induce a molte riflessioni, su almeno due delle quali vorremmo fermarci. La prima riguarda la modalità con cui essa viene condotta che è paradossalmente violenta sia per le frange più oltranziste, spesso fortemente ideologizzate in senso anti società, sia in quelle più moderate ed istituzionali che vogliono l’affermazione della loro posizione con leggi che renderebbero obbligatori comportamenti individuali che sono invece liberi per loro natura. Un’imposizione inaccettabile in una società come la nostra, costruita sui diritti e le libertà fondamentali dell’umanità. La battaglia per la diffusione dell’alimentazione veg è lecita, come lo è il consumo di carni, ma in un contesto non coercitivo. Per non parlare del fatto che gli improvvisati salvatori degli agnelli sembrano ignorare una verità che ci è stata sottolineata da un pastore: senza agnelli la pecora non produce nemmeno latte e quindi non si fanno formaggi, ma soprattutto non si prolunga la catena madri-figli, con tanti saluti alla salvaguardia della specie.

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La cooperazione è un valore ma deve crescere

“Crescere” è l’imperativo categorico, ma crescere significa aggregarsi. E per aggregarsi non occorre fondersi, ci si può aggregare ‘a rete’, con alleanze commerciali, ecc.

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I Georgofili sottoscrivono un protocollo di intesa con Sidea (Società Italiana di Economia Agraria) e con Siea (Società Italiana di Economia Agro-alimentare)

Venerdì 7 aprile 2017, prima della cerimonia in Palazzo Vecchio per l’ inaugurazione del 264° anno accademico, il Presidente dell’Accademia dei Georgofili Giampiero Maracchi ha firmato due protocolli di intesa: uno con Sidea (Società Italiana di Economia Agraria), rappresentata dal Presidente Francesco Marangon ed uno con Siea (Società Italiana di Economia agro-alimentare), rappresentata dal Presidente Pietro Pulina.
Gli accordi di collaborazione prevedono di promuovere sinergicamente convegni di studio relativi all'economia e politica agraria italiana ed europea, sia in Italia che a Bruxelles; di favorire la collaborazione con enti e istituzioni pubblici e/o privati italiani e/o stranieri, condividendo in particolare i metodi di ricerca e lo studio dei risultati ottenuti nel campo dell’economia agraria e delle materie ad essa connesse; di diffondere i risultati delle ricerche svolte attraverso i propri associati, su riviste scientifiche, anche internazionali, in collaborazione con associazioni di economisti agrari di altri Paesi, e di dare la massima diffusione a tutte le iniziative di reciproco interesse e divulgare informazioni tecnico-scientifiche anche attraverso la comunicazione digitale.
I due protocolli hanno durata triennale e potranno essere rinnovati.

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Inaugurato il 264° Anno Accademico dei Georgofili

Si è svolta venerdì 7 aprile nel Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, la cerimonia per l’inaugurazione del 264° Anno Accademico dei Georgofili.
Dopo il saluto del Sindaco Dario Nardella, il quale ha sottolineato l’importanza della ricerca in agricoltura e il rinnovato interesse al settore primario da parte dei giovani, il Presidente Giampiero Maracchi ha svolto la sua relazione, incentrata sul ruolo dei Georgofili nell’attuale quadro europeo. 
Maracchi ha evidenziato i principali problemi del settore agricolo ed ha prospettato le linee programmatiche dell’Accademia dei Georgofili, sottolineando che esse sono ispirate alla Dichiarazione di Cork del settembre 2016; su ciascun punto della dichiarazione verrà infatti predisposto da parte del Consiglio e del Corpo accademico (950 membri) un dossier. Per realizzare gli obiettivi preposti saranno inoltre organizzate iniziative in collaborazione con varie istituzioni rappresentative del mondo agricolo, con le quali sono stati sottoscritti protocolli di intesa. Il Presidente dei Georgofili ha così sintetizzato le priorità da raggiungere: garantire agli agricoltori un reddito minimo di filiera, conteggiare i servizi aggiuntivi dell’agricoltura e della selvicoltura, promuovere prodotti e materie prime di qualità, incentivare le attività complementari (energie alternative, materie prime no-food), favorire gli investimenti e il credito, promuovere le attività del bosco ed informare consumatori ed agricoltori. Il quadro ampio della situazione in agricoltura con il programma di lavoro dei Georgofili, illustrato dal Presidente Maracchi, ha raccolto l’attenzione e il plauso dell’ampio uditorio del Salone dei Cinquecento.
La prolusione è stata svolta da Phil Hogan, Commissario all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale della Commissione Europea, il quale ha esordito dichiarandosi onorato di aprire l’anno accademico di una istituzione tanto prestigiosa e antica che ha indirizzato l’agricoltura fin dalla sua nascita, nel 1753, e continua a farlo ancora oggi.

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