Malattie degli agrumi: aspetti gestionali ed epidemiologici in ambiente mediterraneo

di Antonino F. Catara
  • 30 November 2011
Con una produzione annua di 18 milioni di tonnellate l’agrumicoltura del Mediterraneo si pone fra le tre principali aree di produzione del mondo. Un primato da difendere non solo dalla competi-zione commerciale ma anche da numerosi parassiti animali e vegetali. Attuale è  il rischio connesso con la diffusione del  Citrus tristeza closterovirus (CTV), la cui presenza  endemica, nota da decenni, registra da alcuni anni,  nel nostro Paese e in Marocco, una fase epidemica, simile a quelle  vissute in Spagna negli anni ‘60 e in Israele negli anni ‘80. Frattanto giungono gli echi di altre malattie distruttive in Brasile e in Florida. Fra esse, è il “greening” o “huanglongbing” (HLB), già fattore limitante l’agrumicoltura di Cina e altri Paesi asiatici negli anni ‘70.
Nonostante l’attività di selezione e certificazione sanitaria e di miglioramento genetico e l’uso sempre più diffuso di portinnesti tolleranti, il virus della tristeza,  con i suoi numerosi ceppi, isolati e genotipi, rimane  una minaccia grave, non solo per i milioni di piante innestate su arancio amaro, portainnesto che prevale tuttora in Italia e Marocco, ma anche per i rischi connessi con la temuta diffusione di ceppi responsabili della butteratura del legno (stem pitting, SP), oggi sporadicamente segnalati solo in alcuni Paesi del Mediterraneo. Essi, infatti, causano profonde alterazioni istopatologiche sul nesto arancio dolce e sui portinnesti, inclusi quelli resistenti a CTV, fino all’azzeramento della produzione. Poiché, allo stato attuale, nel nostro Paese sono stati rilevati solo isolati di CTV responsabili di  “decline” e “seedling yellows”, ma non ceppi SP, si comprende,   l’allarme generato dalla presenza di Toxoptera citricidus, vettore per eccellenza di CTV-SP, che ha raggiunto la penisola iberica. L’esperienza di Brasile, Argentina, Venezuela, Cile, Perù, ma anche sud Africa, dovrebbe servire da monito per attivare tutte le misure necessarie per prevenire la diffusione del vettore e dei genotipi SP del virus, presenti in Spagna, Israele, Albania, Montenegro. L’attuale generica limitazione del rischio CTV ai ceppi “non UE”, prevista dalla norma europea,  è anacronistica, non rispondente alle esigenze dell’agrumicoltura mediterranea e non accettabile. Come del resto anacronistico è il D.M. del 22 novembre 1996, per la lotta obbligatoria contro il virus della tristezza degli agrumi. Sarebbe preferibile investire per il potenziamento dei servizi fitosanitari , della ricerca e delle strutture vivaistiche. A livello aziendale, fatta salva l’eradicazione dei ceppi SP o altri particolarmente virulenti, potenzialmente dannosi verso terzi, dovrebbe essere lasciata al produttore la valutazione economica relativa alla sostituzione delle singole piante infette da ceppi blandi o al reimpianto di interi appezzamenti.
Per quanto riguarda HLB, notizie allarmanti pervengono dal Brasile e dalla Florida, dove l’introdu-zione della psilla Diaphorina citri, è stata seguita dalla disseminazione del batterio agente di HLB, Candidatus  Liberibacter spp., di cui si conoscono tre specie (africanus, asiaticus e americanus). Il patogeno, non coltivabile in vitro, colonizza il floema di tutte le specie e cultivar di Citrus e alcune specie correlate, causando danni inestimabili, quale che sia il portainnesto, in piante di arancio dolce, mandarino e suoi ibridi: maculature clorotiche delle foglie,giallumi,disseccamento dei ra-metti, frutti piccoli, con semi abortiti e gusto sgradevole. Nonostante gli imponenti  schieramenti di forze messi in campo in Brasile e in Florida, non si può affermare che siano stati raggiunti grandi successi e l’eradicazione delle malattia sembra impossibile.
Per l’agrumicoltura del Mediterraneo la minaccia più pressante arriva dalle isole Canarie e Madeira, distanti solo 500 km da Agadir (Marocco), dove l’altro vettore di HLB, la psilla Trioza erytreae  si è insediata già 10 anni orsono. Ma non bisogna sottovalutare i rischi che incombono dai Paesi del Medio Oriente (Arabia Saudita, Iran, Yemen) o del Sud (Etiopia, Sudan, Somalia), anche in considerazione dei continui flussi di passeggeri sospinti dal commercio e dal turismo, di pellegrini e di migranti. E’ pertanto auspicabile che  i servizi fitosanitari di tutti i Paesi del Mediterraneo avviino le procedure perché Trioza erytraeae, Diaphorina citri e Candidatus Liberibacter spp. siano annotati come organismi da quarantena.
La gravità del livello di rischio rende necessario implementare azioni strategiche di prevenzione, ricerca e formazione, in modo da addestrare una task force pronta a fronteggiare sin dalle prime fasi l’eventuale comparsa della malattia. E’auspicabile attrezzare  per tempo un laboratorio specializzato nel rilevamento e la caratterizzazione del patogeno con tecniche molecolari, predisporre una rete di trappole per il rilevamento di eventuali psille degli agrumi, avviare un corretto programma d’informazione rivolto agli organismi ufficiali, ai vivaisti, agli agricoltori, ai tecnici.
E’ evidente che problemi di così ampia portata debbano trovare momenti di confronto a livello UE, al fine di valutare una revisione delle norme vigenti per la circolazione del materiale di propaga-zione, orientandole verso tecnologie  moderne e procedure consolidate e armonizzate in una stra-tegia “Euro-Med”.  L’adozione di codici a barre per identificare gli organismi da quarantena pre-senti nella lista EPPO (virus,batteri,funghi, nematodi e insetti) sarebbe certamente di aiuto per l’erogazione di servizi fitosanitari al passo con la ricerca di settore.  

Infine, è auspicabile una adeguata campagna di sensibilizzazione degli operatori e dei  cittadini tutti   che, spesso, diventano vettori inconsapevoli di parassiti presenti nel materiale vegetale e derrate che trasportano nei loro viaggi.


FOTO: pianta di arancio Valencia innestata su arancio amaro con sintomi di deperimento causati da CTV-SY   (giallume dei semenzali)