Più sicurezza nel lavoro in serra

Nella giornata di studio promossa dall'Accademia dei Georgofili in collaborazione con l’INAIL e tenutasi a Ragusa il 15 settembre, qualificati relatori hanno affrontato il tema della "salute e sicurezza nelle coltivazioni in ambiente protetto".

di Pietro Piccarolo
  • 15 September 2010
In Italia, le colture protette sono presenti in 31500 aziende per una superficie di 22000 ha (ISTAT 2000). In Sicilia si registra il 26% delle aziende e il 30% della superficie protetta. La sola Provincia di Ragusa assorbe il 16% delle aziende e il 20% della superficie (3,1% della superficie nazionale protetta).
Le problematiche connesse a questo importante settore sono diverse, ma quelle della sicurezza e prevenzione sul lavoro, sono certamente molto rilevanti. Sotto questo aspetto il Testo Unico sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, deve rappresentare uno strumento di indirizzo funzionale per consentire un'efficace azione di prevenzione in un settore che presenta diversi livelli di sviluppo tecnico e tecnologico e, quindi, anche di rischio per gli operatori. Azione di prevenzione che deve anzitutto basarsi sulla sorveglianza degli infortuni e delle malattie professionali del settore, per individuarne le cause e la rilevanza.
I maggiori rischi di infortunio e di malattie professionali si registrano nelle serre a basso livello di meccanizzazione. Ciò vale in particolare per i trattamenti fitosanitari che, oltre ad avere una forte frequenza, spesso vengono effettuati manualmente a mezzo di lancia ad alta pressione. Questo porta a una notevole dispersione del fitofarmaco all'interno e all'esterno della serra con conseguenze dannose per l'operatore e per l'ambiente.
In un'indagine condotta nella Sicilia sud-orientale è risultato che, in oltre il 60% delle serre considerate, il numero di trattamenti annui era superiore a 16, con volumi applicati che raggiungevano anche i 100 litri per metro quadro di superficie. A questo si aggiunge una scarsa attenzione all'adozione di sistemi di protezione individuale che, in non pochi casi, vengono del tutto ignorati.
Oltre ai trattamenti, il rischio a cui sono particolarmente soggetti i lavoratori in serra, è quello legato alla movimentazione dei carichi, ai movimenti in operazioni ripetute (scerbatura, potatura di piante in vaso, reinvaso manuale e meccanizzato, preparazione dei carrelli per spedizione) e alle posture incongrue del rachide e degli arti inferiori assunti nello svolgimento delle diverse operazioni.
Da qui le cause che alzano il rischio infortunistico e di malattie professionali con conseguenze anche gravi di tipo sia epidemiologico e sia muscolo-scheletrico.
Per superare questa situazione, occorre aumentare l'azione di prevenzione, attraverso l'emanazione di linee guida specifiche e di buona prassi colturale e mediante una maggiore azione di comunicazione e formazione, specie a sostegno delle piccole e delle medie imprese.