Sulla necessità e le possibilità di ridurre i consumi idrici in agricoltura

di Angelo Caliandro e Nicola Lamaddalena
  • 04 November 2015
L’agricoltura è l’attività economica a più alto consumo idrico. A livello mondiale utilizza circa il 70% delle risorse disponibili, percentuale largamente superate nei Paesi in via di sviluppo, con efficienza d’uso spesso inferiore al 50%. Questa quantità di acqua, già insufficiente a soddisfare a pieno i fabbisogni delle colture, tenderà sempre più a contrarsi nel tempo a causa della crescente competizione con gli usi civili ed industriali e dei cambiamenti climatici in atto. 
D’altra parte, a causa del continuo aumento della popolazione a livello mondiale e del marcato aumento dei consumi, soprattutto nei paesi emergenti, per tenere il passo con la domanda di alimenti nei prossimi trent’anni si dovrebbe produrre il 70% di cibo in più.
Il 26% della superficie agricola mondiale è coltivata in irriguo e produce il 40% del fabbisogno alimentare. Considerando che le superfici coltivabili, per ragioni diverse, tendono a ridursi nel tempo, tra le possibilità di aumentare la produzione di alimenti, unitamente ai progressi scientifici biologici ed agronomici, vi è l’espansione delle superfici irrigate. 
Tale possibilità è comunque strettamente legata all’utilizzo di risorse idriche non convenzionali (acque salmastre e reflue urbani depurate ed affinate) ed alla riduzione degli attuali consumi idrici unitari.
Considerando che circa il 50% dell’acqua utilizzata in agricoltura è persa per vie diverse e che il reperimento e l’ uso di risorse idriche non convenzionali possono porre problemi di vario tipo (salinizzazione dei terreni, rischi igienico-sanitari, inquinamenti, ecc.), la riduzione degli attuali consumi idrici è una necessità impellente ed è la via più razionale da percorrere, anche ai fini della salvaguardia dell’ambiente.
Ci si può chiedere se gli attuali fabbisogni irrigui sono comprimibili senza contrarre le produzioni unitarie. In linea di massima la risposta è affermativa e le riduzioni sono possibili adottando tecniche ed accorgimenti, integrati tra loro, miranti ad elevare i valori di uno o più delle singole componenti della lunga serie dell’efficienza d’uso totale dell’acqua, che riguardano aspetti sia di tipo idraulico che agronomico.
Gli effetti di tali interventi sul miglioramento dell’efficienza d’uso dell’acqua possono essere quantificati monitorando, con appropriati misuratori volumetrici, sia i volumi d’acqua immessi nelle reti idriche, adduttrici e distributrici, e sia quelli effettivamente somministrati alle colture. Aspetto quest’ultimo che tra l’altro favorisce l’acquisizione, da parte degli operatori, della consapevolezza degli effettivi volumi di acqua destinati all’agricoltura ed alle singole colture, e delle conoscenze idonee a valutare il proprio operato in funzione delle caratteristiche idrologiche dei terreni e morfologiche e fisiologiche delle colture. 
Gli aspetti idraulici implicati nel risparmio idrico potrebbero essere cosi sintetizzati : 1) adeguamento delle reti idriche, adduttrici interaziendali, nei sistemi collettivi, ed intraaziendali, ai fabbisogni irrigui delle colture effettivamente presenti sul territorio, spesso diverse da quelle considerate in fase di progettazione, ed al tipo di consegna dell’acqua alle utenze; 2) scelta e progettazione dei metodi irrigui in relazione alle caratteristiche delle reti adduttrici ed al tipo di consegna dell’acqua; 3) nei sistemi irrigui collettivi, consegna dell’acqua alle utenze “alla domanda” 4) e, in quest’ultimo caso, utilizzo di apparati di consegna basati su sistemi di micro-processori che permettono di regolare i prelievi dell’acqua e di gestire più razionalmente tali impianti irrigui.
Gli aspetti agronomici implicati nel risparmio idrico, integrati con quelli idraulici, potrebbero riguardare: 1) la definizione ottimale delle variabili irrigue (volume di adacquamento e turno irriguo) in relazione alle caratteristiche idrologiche dei terreni, alle caratteristiche fisiologiche e morfologiche della specie coltivata, profondità e densità radicale, ed al metodo irriguo adottato; 2) il monitoraggio dello stato idrico del volume di terreno umettato, da uno o più gocciolatoi con l’irrigazione a goccia, per verificare, durante la stagione irrigua, la validità delle variabili irrigue definite; 3) in situazioni di terreno difforme e nell’impossibilità di poter calibrare gli apporti in funzione della variabilità spaziale del suolo, l’adeguamento delle variabili irrigue al terreno a più bassa capacità di ritenzione idrica; 4) nei sistemi irrigui collettivi tariffazione dell’acqua su base volumetrica e consegna dell’acqua alle utenze “alla domanda”; 5) l’ottimizzazione della gestione delle altre pratiche agronomiche per tener conto delle interazioni tra irrigazione ed altri fattori della produzione; 6) il contenimento della concimazione, particolarmente di quella azotata, per evitare fenomeni di lussureggiamento vegetativo; 7) l’adozione di pratiche agronomiche che limitano l’evapotraspirazione, come la coltivazione sotto apprestamenti protettivi (serre, tunnel, reti antigrandine per colture arboree), la pacciamatura, il controllo delle infestanti, l’applicazione di antitraspiranti su siepi e bordure; 8) l’applicazione di tecniche di aridocoltura miranti a contenere i fabbisogni irrigui ed a valorizzare l’acqua di pioggia, come l’irrigazione di soccorso a colture normalmente non irrigate, l’esecuzione dei lavori preparatori principali prima dell’inizio della stagione delle piogge e l’ anticipo dell’epoca di impianto per colture a ciclo primaverile-estivo; 9) la scelta di colture che meglio si adattano alle diverse situazioni climatiche, colture più esigenti di acqua in ambienti più piovosi, come il mais nel veneto, e colture meno esigenti di acqua in ambienti meno piovosi, come il girasole, l’olivo, la vite da vino, ecc. nelle regioni centrali e meridionali dell’Italia; 10) l’utilizzo di tecniche irrigue con deficit idrico controllato ( regulated deficit irrigation – RDI-, phenological deficit irrigation – PDI, partial root-zone drying – PRD -); 11) l’applicazione di volumi stagionali di irrigazione di massima convenienza economica; 12) la scelta e la progettazione dei metodi irrigui in relazione alle caratteristiche idrologiche ed orografiche dei terreni ed alle esigenze delle colture. 
In ogni caso, al di là degli aspetti idraulici ed agronomici coinvolti, al fine del miglioramento dell’efficienza d’uso dell’acqua, il monitoraggio dei volumi idrici destinati all’agricoltura, in generale, ed alle singole colture, in particolare, è alla base delle strategie miranti a contenere i consumi idrici.
Si fa rilevare che con un volume stagionale specifico d’irrigazione di 2.500 m3/ha, valore molto verosimile per ambienti a clima caldo-arido, come quello dell’Italia centro-meridionale, e con colture a diverso fabbisogno irriguo, il miglioramento dell’efficienza d’uso dell’acqua di solo l’1% comporterebbe un risparmio di 25 m3/ha. Tenendo presente che sono disponibili e pronti per il trasferimento nella pratica tecniche ed accorgimenti idonei ad elevare l’ attuale valore medio di efficienza, intorno al 50%, a valori anche superiori all’80%, i fabbisogni irrigui potrebbero ridursi anche più del 30%. Con il volume stagionale specifico ipotizzato, 2.500 m3/ha, si avrebbe un risparmio di oltre 750 m3/ha di acqua, volume sufficiente per aumentare le superfici irrigate di circa il 43%.
Risparmi idrici di tale entità giustificano ampiamente l’interesse e la necessità di migliorare l’efficienza d’uso dell’acqua, anche perché, oltre ad avere costi inferiori rispetto a quelli occorrenti per la realizzazione delle opere necessarie per il recupero e l’uso di risorse idriche aggiuntive a quelle attuali, siano esse convenzionali e non, possono contribuire significativamente, sotto diversi aspetti, alla salvaguardia dell’ambiente.



The need and the possibilities for reducing water consumption in agriculture
Agriculture is the economic activity with the highest water consumption. Worldwide, it uses about 70% of the available resources, a percentage that increases greatly in developing countries where efficiency of use is often below 50%. This amount of water, already insufficient to fully meet the needs of crops, will increasingly shrink over time due to the growing competition with domestic and industrial uses and the on-going climate change.
On the other hand, because of the continuing growth in the world’s population and the marked increase in consumption, especially in newly industrialized countries, to keep pace with food demand over the next thirty years, food production should be increased by 70%.
We may ask if the present-day water needs can be shrunk without contracting unit production. Generally speaking, the answer is positive and reductions are possible by adopting integrated techniques and devices aimed at improving one or more components of the long series related to the efficiency of total water use, which address both hydraulic and agronomic aspects.