Sicurezza e salubrità alimentare: le parole sono pietre

di Giovanni Ballarini
  • 07 September 2016
Anche in alimentazione e soprattutto da quando il cibo e le questioni alimentari sono all’attenzione di tutti, le parole sono importanti pietre per la costruzione di un ragionamento sensato. Allo stesso tempo sorgono difficoltà nelle traduzioni da una lingua all’altra, in quanto possono variare i significati.
Molti i fattori del fenomeno e soprattutto la diffusione dei commerci internazionali che obbligano anche all’uso di lingue le più diverse, anche se l’inglese sta divenendo la lingua comune alla quale fanno riferimento le altre, come nel passato era il latino.
I ricercatori tendono sempre più a usare l’inglese come lingua comune, ma la distribuzione commerciale e soprattutto le diverse popolazioni usano e continueranno a usare ognuna la propria lingua, nel caso dell’Italia l’italiano, nel comune parlare, nelle etichette e nella pubblicità degli ali-menti.
Da qui sorgono problemi di traduzione, non dimenticando la caustica definizione di traduttore – traditore, iniziando dalle parole che riguardano la “sicurezza alimentare”, un tema che sarà sempre più importante comunque andranno gli accordi di liberalizzazione commerciale.
Sicurezza alimentare cosa significa? Perché in inglese si usano due parole: security e safety? Quali i corrispettivi italiani?
Nel Vertice mondiale sull’alimentazione del 1996 (World food summit FAO, Roma, 13 -17 novembre 1996) food security è definita in un ampio ventaglio di elementi distintivi: “lo stato in cui tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale e economico ad alimenti sufficienti, sani e nutrienti che garantiscano le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana”.
Il dettato della FAO, largamente se non universalmente accettato, in lingua inglese recita “access to sufficient, safe and nutritious food” e quindi implica sia la disponibilità sufficiente del cibo e sia la sua bontà sotto il profilo igienico-sanitario e nutrizionale. Su questa linea security individua la disponibilità del cibo (anche sotto gli aspetti culturali), mentre safety che gli alimenti siano idonei al consumo e non causino problemi alla salute dell’uomo.
In Italia, trascurando l’idea di una passata scarsità alimentare (security), il termine di “sicurezza alimentare” è comunemente usato per indicare la non pericolosità o sanità degli alimenti, quindi come safety. In questo modo, nel comune sentire, si escludono questioni chiave, come quelle del valore nutrizionale dei cibi.
Mantenendo la dizione di “sicurezza alimentare” per la disponibilità di alimenti in tutti gli aspetti indicati dalla FAO (security), per la loro “non pericolosità” o “sicurezza tossicologica” sarebbe meglio usare una terminologia simile a quella francese di “sicurezza sanitaria” degli alimenti o usare l’espressione di “salubrità alimentare”, ricuperando e usando un termine di buon italiano, usato anche dal nostro poeta Giuseppe Parini per l’aria e che identifica la capacità di giovare alla salute e di apportare benessere fisico.
Un proverbio che si attribuisce all’antica saggezza cinese recita che il primo passo della saggezza sta nel dare alle cose il loro giusto nome e quindi anche in italiano è retto e sensato distinguere anche nel linguaggio comune la sicurezza alimentare dalla salubrità degli alimenti.