La gestione del suolo in olivicoltura: risultati di uno studio decennale in Toscana

Il 19 Febbraio 2015 si è svolta a Pisa una giornata di studio sulla gestione del suolo in olivicoltura, organizzata dall’Accademia dei Georgofili Sezione Centro-Ovest in collaborazione con l’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio.

di Marcello Pagliai
  • 25 February 2015
La degradazione ambientale impone anche all’agricoltura di rivedere le pratiche gestionali in un’ottica sostenibile ed è altrettanto evidente che, alla luce anche dei cambiamenti climatici in atto, l’erosione, la perdita di struttura e di sostanza organica del suolo rappresentano il maggior ostacolo alla sostenibilità di ogni forma di agricoltura non solo in ambiente collinare e montano ma anche in pianura. In questa ottica, l’olivicoltura, vista la sua diffusione e importanza sul territorio nazionale, ha catalizzato l’attenzione di alcuni progetti di ricerca incentrati proprio sulla gestione del suolo; fra questi l’allora Dipartimento di Coltivazione e Difesa delle Specie Legnose (oggi dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali) dell’Università di Pisa, nel 2004 ha sviluppato una ricerca nell’Azienda Sperimentale di Venturina (LI) tendente a valutare proprio l’adozione di pratiche sostenibili di gestione del suolo, quali l’inerbimento in confronto con le lavorazioni convenzionali.
In sintesi, è stato evidenziato che l’adozione dell’inerbimento, in alternativa alle pratiche di gestione del suolo tradizionali, lavorazioni ridotte incluse, rappresenta una strategia per contrastare efficacemente la degradazione del suolo in quanto ne migliora notevolmente le qualità strutturali, aumentando la dotazione organica e riducendo drasticamente la formazione di croste superficiali, aumentando così l’infiltrazione dell’acqua e, di conseguenza, attenuando i rischi di erosione del suolo. Per quanto riguarda gli aspetti vegeto-produttivi, oltre ad avere effetti positivi per l’ambiente, l’adozione dell’inerbimento permanente comporta una diminuzione della crescita, con particolare attenzione nei primi anni di impianto dell’oliveto, che si ripercuote sulla produttività durante la fase di entrata in produzione, ma non diminuisce significativamente l’efficienza produttiva e non altera le caratteristiche qualitative dell’olio.
Questa sperimentazione ha consentito, fra l’altro, di utilizzare tecniche innovative per la caratterizzazione dei microrganismi del suolo. In particolare hanno permesso di verificare lo stato micorrizzico delle piante di olivo coltivate sia su terreno inerbito sia lavorato convenzionalmente e di caratterizzare le comunità di simbionti presenti nelle radici di olivo con metodi molecolari.
Un’altra innovazione riguarda il rilevamento prossimale tramite sensori geoelettrici e radiometrici che consentono una caratterizzazione di estremo dettaglio della variabilità pedologica come, ad esempio, la tessitura del suolo, la salinità, la composizione mineralogica, la capacità idrica, ecc.
Tuttavia, nonostante la riduzione di impatto ambientale, la pratica dell’inerbimento, in molte aree olivicole, stenta ancora a decollare. E’ auspicabile, quindi, che i risultati discussi in questa giornata di studio possano contribuire a incentivare l’adozione di tale pratica colturale.



Soil management in olive growing: the results of a decade-long study in Tuscany

The adoption of grassing as an alternative to traditional soil management practices is a strategy to effectively combat soil degradation as it greatly improves the structural qualities, increasing organic content and drastically reducing the formation of surface crusts, thus increasing water penetration and, consequently, reducing the risk of soil erosion. As regards production, besides having a positive effect on the environment, the adoption of permanent grassing reduces the growth that, especially in an olive grove’s first two years, has an impact on yield as it begins to produce. However, production is not reduced significantly nor are the oil’s qualitative characteristics changed. Nevertheless, in spite of its reduced environmental impact, the practice of grassing is having difficulty in taking off in many olive-growing areas.