Il paesaggio e la natura

di Silvia Bellesi
  • 30 March 2011
Progettando un giardino o un paesaggio, cerchiamo di avvicinarci ad un ambito particolare del progettare che si incentra sulla “pianificazione ecologica”, che ricerca la vocazione propria del territorio, consegnando un ruolo attivo al paesaggio. “Questo è il metodo: un semplice esame sequenziale del territorio al fine di comprenderlo e di considerarlo un sistema interattivo,  “un magazzino attivo” e un sistema di valori. In base a queste informazioni è possibile prescrivere gli usi del suolo possibili - non come attività singole, ma come associazioni di attività. Non è una piccola pretesa, non è un piccolo contributo: dovrebbe essere evidente che il metodo ecologico può essere usato per comprendere e per elaborare un piano con la natura, forse per progettare con la natura (Progettare con la Natura,  Ian L. McHarg).”
Riguardo al contesto paesaggistico risulta quindi basilare conoscere l'ambiente su cui stiamo per intervenire, facendo un’adeguata analisi del territorio, della vegetazione esistente; a questo proposito risulterà molto utile anche una serie di fotografie per focalizzare la nostra lettura del territorio. Si valuterà il grado di naturalità del paesaggio, si dovranno esaminare le eventuali specie invadenti da abbattere (il solito ailanto e la solita “cascia”!) cercando invece di mantenere gli alberi sani presenti. La scelta delle piante da inserire risulterà dall'esame della fascia climatica di appartenenza del territorio (ad es. consultando le zone fitoclimatiche descritte dal Dipartimento della Agricoltura degli Stati Uniti, USDA hardiness) che quindi limiterà la scelta a quelle specie che possano ben tollerare le minime registrate in modo da evitare insuccessi futuri.  Risulta poi opportuno porsi  l’obiettivo di limitare i futuri input manutentivi ad esempio con  una scelta molto oculata delle specie da inserire nel progetto e da un giusto equilibrio fra i diversi tipi di spazi verdi che lo compongono, come ad esempio le superfici a prato. Si eviteranno per esempio superfici ampie ricoperte con prati all’inglese che andranno sostituiti con i prati fioriti che comprendono varie specie erbacee, annuali, biennali e perenni, coltivate in forma naturalistica seminate in miscuglio e che richiedono una manutenzione molto ridotta, più simile a quello di un pascolo, che del verde ornamentale. Altri vantaggi ottenibili dall’utilizzo dei prati fioriti sono un effetto ornamentale rapido e duraturo  in quanto il miscuglio fornisce una fioritura scalare rispetto ad un impianto monospecifico, una riduzione complessiva  degli input di manutenzione in quanto si tratta di una gestione estensiva, un incremento della diversità vegetale ed animale. Ad oggi il problema più grande per l’impiego dei prati fioriti è la mancanza di attività sementiera specializzata, specialmente ove l’uso di specie alloctone sia da evitare. Un esempio interessante per l’utilizzo dei prati fioriti sono le aree marginali urbane che possono costituire un habitat per la biodiversità anche per la loro funzione di corridoi ecologici.

(foto dell’Autrice: un prato spontaneo)

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