Catalogata la miscellanea di Enrico Avanzi all’Università di Pisa

Il materiale originale è archiviato in pratici faldoni e numerato senza ordine specifico, ma la ricerca è facilissima. L’elenco è “scaricabile” da una pagina del sito dell'Università.

di Giacomo Lorenzini
  • 06 February 2019
Un vasto patrimonio unico di preziosissime informazioni: ecco cosa rappresenta la “miscellanea” del Professor Enrico Avanzi, che il Centro di Ricerche Agro-Ambientali dell’Università di Pisa (https://www.avanzi.unipi.it/), che proprio a Enrico Avanzi (1888-1974) è dedicato, ha puntigliosamente recuperato, catalogato (anche in formato elettronico) e organizzato in modo facilmente fruibile, per metterlo a disposizione della comunità scientifica e di tutti coloro che – a vario titolo – vorranno manifestare interesse per i sui contenuti. Il materiale originale è archiviato in pratici faldoni e numerato senza ordine specifico, ma la ricerca è facilissima, essendo il catalogo in formato Excel e articolato in sezioni relative, rispettivamente, al primo autore (distinto il cognome dal nome), eventuali altri autori, titolo, rivista, pagine, sede di pubblicazione e anno.


Oltre 3400 sono gli estratti presenti (molti dei quali con dediche autografe), a coprire un arco temporale di un secolo e mezzo (1827-1972, in effetti la raccolta comprende anche non pochi documenti originariamente appartenuti al suocero di Avanzi, il Prof. Girolamo Caruso (1842-1923), pure Lui eminentissimo docente e Preside della Facoltà di Agraria pisana), riguardanti i temi più disparati. Infatti, oltre – ovviamente – a una predominanza di argomenti di natura agronomica, troviamo trattati soggetti di veterinaria, archeologia, medicina, ingegneria, urbanistica, economia, energetica, storia dell’arte, geografia, geologia, climatologia e meteorologia, farmacologia, demografia, istruzione superiore, igiene, storia, diritto, paleontologia, micologia, vulcanologia, turismo e appunti di viaggio, letteratura greca, fisica, giurisprudenza, politica internazionale, sindacalismo, cultura popolare e temi sociali, vi si trovano anche lettere pastorali, atti parlamentari, bilanci di istituti bancari, cataloghi di mostre d’arte, curricula personali.
E gli autori spaziano da personaggi come Albert Einstein (n. 661 – il numero si riferisce al progressivo di archivio) a Enrico Mattei (n. 657), a futuri Presidenti della Repubblica, come Luigi Einaudi (n. 923), Antonio Segni (n. 285), Giovanni Gronchi (n. 711), a illustri politici del calibro di Giuseppe Medici (n. 66), Giuseppe Togni (n. 70), Alcide De Gasperi (n. 285), Giovanni Malagodi (63), per non parlare di personalità del calibro di Cosimo Ridolfi (fondatore della Facoltà di Agraria di Pisa – n. 1766), Agostino Gemelli (3157), Paolo Bonomi (n. 1976).
Indubbiamente, fa impressione anche “intercettare” le prime memorie e gli iniziali (e timidi) curricula stilati da allora giovanissimi ricercatori, che erano al debutto di carriere accademiche rivelatesi in breve di enorme prestigio. Alcuni nomi: Francesco D’Amato (che poi diventerà genero del Maestro), Ranieri Favilli, Franco Scaramuzzi (entrambi a lungo Magnifici Rettori delle Università di Pisa e Firenze, rispettivamente), Enrico Baldini, Andrea Panattoni. E che dire delle perplessità di Giuseppe Russo, nel lontano 1946 (n. 633), di fronte alla “Moltiplicazione delle Facoltà di Agraria in Italia” (“è diventata di moda la moltiplicazione delle Facoltà di Agraria … ne sarebbero sufficienti 5, mentre sono state portate a 11, e si cerca di aumentarle ancora!”), oggi che di esse se ne contano ormai ben oltre 20?
Numerose sono le testimonianze di eventi che hanno segnato la storia del Paese, come nel caso della ricerca sulla stima dei danni causati a un podere dalla guerra 1915-’18 (n. 2413); ancora in materia bellica, stimola curiosità il lavoro di Avanzi stesso “Preparazione e mobilitazione agraria - Considerazioni e proposte sull’opera dei Laureati in Agraria” (n. 11) finalizzato a individuare un ruolo propositivo dei laureati in agraria nel momento in cui masse di giovani venivano dirottate dalle campagne al fronte (“da questo nuovo stato di cose segue il bisogno urgente di utilizzare tutte le forze allo scopo di affrontare e vincere ogni ordine di difficoltà”). Fatti chiave nella storia sociale, come gli scioperi agrari di inizio ‘900 sono oggetto di attente ricerche (n. 592). Passando al secondo conflitto mondiale, numerosi sono i contributi dedicati alla autosufficienza alimentare e a colture strategiche, come il ricino (n. 1141). Ma anche flagelli naturali sono presenze ricorrenti nell’archivio: per tutti si cita la carta della distribuzione nel territorio nazionale della malaria tracciata nel 1882 (n. 2606), così come il contributo di Vittorio Puntoni sulla storia della malattia in Italia (n. 477) e quello su “Leonardo da Vinci e la medicina dei suoi tempi” (n. 529).
Allo stesso modo, fitopatologi ed entomologi si gioveranno della consultazione di estratti relativi alla introduzione dell’oidio della vite (già nel 1858 Paolo Savi – n. 1610 – segnalava  l’efficacia dei trattamenti con zolfo ed Egidio Pollacci, n. 2173, descriveva in dettaglio soffietti e marchingegni utili alla distribuzione dello zolfo in polvere), della peronospora (“il più infesto dei parassiti vegetali che attacchino la vite”, siamo nel 1880 – n. 3402) e lo “schifosissimo pidocchio”, vale a dire la fillossera (n. 3302, il testo è di Adolfo Targioni Tozzetti ed è del 1875). La secolare piaga delle cavallette trova, ovviamente, ampio spazio (la pubblicazione n. 1857, anno 1893, è di Antonio Berlese). A proposito di Berlese, rimane in eterno traccia di una accanita diatriba con il Dott. Mauro De Cillis, medico e “olivicultore” pugliese, circa il merito della messa a punto di un metodo efficace nel contrasto alla micidiale “mosca” (n. 2671). Ma l’entomologia può anche coprire argomenti più “leggeri”, come dimostrato da Antonio Melis (n. 513), che ha descritto “La posizione sistematica ed allegorica degli insetti nella Divina Commedia”. L’impatto delle emissioni vulcaniche del Vesuvio (n. 2239, anno1906) e dell’Etna (n. 2802, anno 1865) viene descritto, segnalando che la caduta del materiale vulcanico è dannosa alle piante a causa della notevole acidità, ma migliora notevolmente la fertilità dei terreni, “giacché ne aumenta le proporzioni di potassa, di acido fosforico e di azoto, ed in alcuni ne modifica anche le proprietà fisiche”.
“Meglio non fare, se non si può fare bene”, raccomanda Piero Bombacci nel 1899, nel suo opuscolo “Spari contro le grandinate – notizie e consigli”, intervenendo con piglio polemico in una disputa internazionale sulle esperienze di “spari grandinifughi”, invocando il giudizio supremo della Scienza, “superiore alle gare piccine, perché sinceramente e nobilmente benefattrice”. Impossibile non sorridere di fronte al lavoro n. 2327 (ma siamo nel 1910), intitolato “Le foglie di bambù considerate come foraggio e come lettiera”; ancora in tema di stravaganze alimentari, all’epoca si disquisiva sul valore nutritivo anche delle foglie di fico (n. 2438) e di vite (n. 3085)! E cosa dire (siamo nel 1928) del primo tentativo di presentare ai produttori nazionali un frutto allora sconosciuto, come il “grape-fruit” (n. 2983)? Analogo il discorso per la soia (anno 1941, n. 1395). E cosa pensare dell’impiego dell’ozono per invecchiare artificialmente i vini (n. 1914)? Sicuramente intriganti i retroscena legati al contributo di Raffaele Ciferri (fitopatologo di chiarissima fama, ma – anche, e soprattutto – individuo di vasti interessi culturali) relativi a “Una soperchieria inglese ai danni di Cosimo Ridolfi” (n. 639): in breve, a Ridolfi, nel 1843 il cugino Conte Piero Guicciardini inviò da Londra cariossidi di frumento che si riteneva in buona fede provenissero da un antico sarcofago egizio, mentre, invece, risultavano essere di epoca contemporanea (quindi, un “bidone”). Giovanni Arcangeli (direttore dell’Orto Botanico pisano) alla fine del XIX secolo scriveva “Sugli avvelenamenti causati dai funghi e sui mezzi più efficaci per prevenirli” (n. 1492), richiamando l’attenzione sulla necessità di una maggiore informazione del pubblico sul tema (“invece di insegnare, come attualmente si fa, cose spesso insulse e ridicole, come quella che il cavallo è un quadrupede, che il gatto è un animale carnivoro … s’impartirebbero cognizioni ben più pratiche e più importanti per l’esercizio della vita”).
“Pisa è turbata dalla minaccia dei suoi interessi ferroviari”: così esordisce la “Relazione della Commissione Consiliare per lo studio del problema ferroviario” (siamo nel 1906, e si sta progettando il tronco Livorno-Vada) (n. 1823). Ancora sul tema, il contributo alla Camera dei Deputati di Eugenio Valli (anno 1908, n. 1749), finalizzato a introdurre meccanismi di agganciamento automatico dei vagoni, per ridurre il rischio di “sventure al personale”. Un tema oggi di scottante attualità (“Alcoolemia ed incidenti stradali”) era già affrontato nel 1951 (n. 475 – “le nostre strade sono le più mortali del mondo”) e un altro argomento strategico, il riciclo dei rifiuti urbani, già nel 1947 (n. 1167) attirava l’attenzione di Onorato Verona, destinato a divenire docente di chiara fama di Microbiologia agraria. In tema di climatologia, se oggi siamo preoccupati per le ricorrenti “ondate di calore”, sarà utile ricordare che il fenomeno non è certo inedito: la pubblicazione n. 2310, a opera dell’ing. Alfredo Tonetti, è intitolata “Sulle elevate temperature osservate in Italia nel luglio 1905”. Per citare qualche caso relativamente più recente, si pensi al clima della “guerra fredda” e a contributi del tipo “La bomba atomica e la difesa del mondo libero” (n. 1720); ma in quegli anni troviamo anche un lavoro su “Le centrali nucleari per la produzione di energia elettrica” (n. 538). Ancora sul tema, il già citato Ranieri Favilli si è occupato dell’”Azione che l’uranio ed alcuni suoi composti svolgono sulla vegetazione” (n. 264).
L’augurio è che questo materiale, per molti versi unico e altrimenti irreperibile, e che è ovviamente a libera e gratuita disposizione di tutti gli interessati, costituisca un utile strumento di lavoro per vecchi e nuovi cultori delle Scienze Agrarie.


 
IN APERTURA: Egidio Pollacci (1887) - Delle principali malattie della vite e dei mezzi per combatterle. Con ricerche originali ed osservazioni critiche e con 39 figure intercalate. N. 2173 nel catalogo


 
SOTTO: Operai che trascinano correndo il Collettore Corsi, in un prato (dispositivo per la cattura delle cavallette, da A. Berlese, “Cenni sulle cavallette”,1893 – n.1857 del catologo).