Banca e agricoltura, dialogo difficile

  • 28 October 2015
Attualmente in Italia sono in attività circa 1,5 milioni di aziende agricole per un valore medio alla produzione di 44 miliardi. Un settore importante per l’economia del Paese - basti guardare all’accresciuta attenzione sulla scia di Expo - verso il quale, tuttavia, il mondo bancario si rivolge con non particolare attenzione. Nonostante il testo unico bancario del 2001 equipari le aziende agricole a quelle degli altri settori produttivi. Il capitolo “Agricoltura, silvicoltura e pesca” - secondo i dati Bankitalia del 2013 - presentano il livello più basso di sofferenza creditizia: 11,8% rispetto al 15,3% di altri settori. Sempre nel 2013, i prestiti bancari erogati agli agricoltori ammontavano a 44 miliardi, numero più basso se confrontato con industria e servizi. È su questa linea che le imprese agricole chiedono al mondo bancario una maggiore attenzione, in particolare per quei programmi di investimento non sempre coperti da fondi europei, statali o regionali. Le aziende chiedono una linea specifica, che vada in parallelo con la normale attività di assistenza bancaria (dalla tenuta conto alla proposizione di servizi assicurativi o di gestione patrimoniale).
Queste sono le conclusioni a cui giunge il rapporto che verrà presentato oggi a Milano, realizzato in occasione della nona edizione del Green Global Banking “Innovare in banca per innovare nell’agroalimentare e nel made in Italy”.
L’analisi mette in luce una prima sostanziale differenziazione: le piccole e medie aziende lamentano maggiori difficoltà delle grandi nei rapporti con le banche «che approcciano in maniera differente le aziende agricole in funzione delle loro dimensioni, in un certo qual modo penalizzando le piccole e favorendo le grandi aziende». Ma è sulla qualità dei servizi che, secondo gli imprenditori agricoli, le banche devono e possono recuperare aree di intervento. «Risulta infatti - scrive il rapporto - che i servizi e i prodotti che la banca offre e che effettivamente vengono utilizzati dagli agricoltori, sono decisamente inferiori rispetto ai servizi e ai prodotti non offerti che sarebbero, invece, utilizzati se proposti. Tale evidenza fa supporre che la banca avrebbe l’opportunità di allargare la propria offerta e raggiungere clienti che attualmente non trovano corrispondenza tra le proprie esigenze e l’offerta bancaria».
Secondo gli imprenditori agricoli tre sono i “driver” su cui poter costruire una collaborazione più significativa con le banche: innovazione tecnologica, prospettive nuove di mercato e, infine, sostenibilità di ambiente e produzione. Non per nulla, negli ultimi cinque anni, c’è stato un vero e proprio boom ( 48%) delle aziende che hanno scelto la strada della multifunzionalità, cioè non sono solo semplici produttori di derrate, ma anche primi trasformatori, operatori turistico-territoriale, difensori ambientali e produttori di energia da fonti rinnovabili. Progetti, questi, che chiedono più collaborazione con il credito. Ma anche un rating migliore delle aziende, cosa che sembra scoraggiare le banche.

Da: Il Sole24ore, 22/10/2015 (articolo di Roberto Iotti)