A 50 anni dall’alluvione di Firenze: “Né Caldo, né Gelo vuol restare in Cielo” Considerazioni sulla Cronica meteorologica della Toscana di Giovanni Targioni Tozzetti

di Luciana Bigliazzi e Lucia Bigliazzi
  • 26 October 2016
L’aforisma popolare segnalato nel titolo – “da intendere che il ‘Cielo’ non trattiene nulla e la ‘Terra’ è invece destinata a ricevere tutto” - costituiva il commento con cui Targioni Tozzetti chiudeva la descrizione dei singolari eventi atmosferici del giugno 1749  e in qualche modo spiega il pensiero/filo conduttore che aveva sorretto l’ Autore nella compilazione della Cronica Metereologica della Toscana, per il tratto degli ultimi sei Secoli, relativa principalmente all’Agricoltura: l’intento cioè di fornire un elenco quanto più completo possibile degli eventi atmosferici al fine di delineare il “panorama climatico” della Toscana, inequivocabilmente attestato dalle fonti storiche. 
La Cronica costituisce la Parte III della Alimurgia stampata a Firenze nel 1767; Targioni Tozzetti era stato sollecitato alla compilazione dell’opera (che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere strutturata in più volumi), dalle carestie che negli anni sessanta del Settecento avevano colpito e messo in ginocchio a più riprese la Toscana e non solo (1). 
Fra le cause, oltre quelle da lui definite “morali” (“devastazioni … depredazioni degli Eserciti … morîe e dispersioni degli Agricoltori … mal governo … esportazione delle necessarie Grasce” etc.), quelle “fisiche”(cavallette … bruci … topi, ed altri Animali … Incendj … Inondazioni …); causa principale tuttavia erano le “Meteore, cioè le stravaganze dei tempi, e le irregolarità delle Stagioni”.
La Toscana per la sua posizione (“situata fra i gradi 41.  minuti 50. ed i gradi 43. e minuti 50. di Latitudine Settentrionale”), avrebbe dovuto godere di un “un clima da Paradiso Terrestre”, se non fosse stato per i venti che ne “sconcertavano la tranquillità regolare del clima”. I venti scaricavano sulla Toscana “Vapori, ed Esalazioni di diversa natura” ed unendosi ad “altri Vapori, ed altre Esalazioni … sparse per l’Atmosfera” causavano “Nuvoli, e Piogge, e Nevi, e Grandini, e Fulmini, e Turbini” e secondo le “varie combinazioni” provocavano “Inondazioni … Lave … Diacci … Brinate … Nebbie … Ruggini … Melate … Acquazzoni … Seccori”.
Per la compilazione della sua Cronica, Targioni si era avvalso degli antichi documenti conservati sia nella ricca biblioteca di famiglia, sia di quelli custoditi nella Biblioteca Magliabechiana di cui egli allora era direttore; e sebbene egli avesse dichiarato alla fine della Parte II che la sua compilazione presentava delle lacune, in realtà essa appare ancor oggi agli occhi del moderno lettore, un puntuale ed intenso lavoro di registrazione cronologica.
Anche l’opera di Ferdinando Morozzi, Dello stato antico e moderno del fiume Arno e delle cause e de’ remedi delle sue inondazioni, apparsa a Firenze solo pochi anni prima di quella del Targioni, aveva fornito al Nostro ulteriori elementi per la compilazione del suo trattato. I numerosi e frequenti riferimenti al Morozzi nelle note poste a piè di pagina ne sono prova più che evidente.
La Cronica prende avvio dall’anno 1165 e giunge al 1765; su sei secoli, la Toscana risulta devastata da inondazioni di fiumi e torrenti complessivamente per circa un secolo e sovente ciascun anno riporta più di una inondazione con distruzione di case, morte di persone ed animali e rovina delle 
coltivazioni e dei prodotti agricoli. 


(1)  Alimurgia infatti è la scienza delle erbe spontanee alimurgiche, quelle cioè capaci di dar nutrimento all’uomo e di supplire pertanto in tempo di carestia al suo bisogno alimentare, così come è ben esplicitato sul frontespizio dell’edizione dell’opera del Targioni: O sia modo di render meno gravi le carestie proposto per sollievo de’ poveri. La Cronica meteorologica occupa le p. 41-130 del volume a stampa. Targioni Tozzetti completa tuttavia  questo testo con le aggiunte e integrazioni che compaiono nella Parte IV alle p. 261-272



Terrificante l’alluvione del 1177 che dopo un mese ininterrotto di pioggia, aveva provocato esattamente il 4 novembre il crollo del Ponte Vecchio di Firenze, o quella del 1250 che aveva causato la morte di 10 poveri ricoverati nell’ospizio di Vabuia sulla strada Siena; o quella del 1284 che aveva provocato il crollo di buona parte delle abitazioni di Costa San Giorgio che finirono direttamente in Arno, provocando la morte di ben 20 persone. Costa San Giorgio che nuovamente rovinò in Arno nel dicembre 1547.
Oppure la terribile piena dell’anno 1333 quando dal primo novembre e per ben quattro giorni la pioggia caduta “oltre al modo usato” aveva causato l’ingrossamento dell’Arno dalla sorgente  a Firenze per proseguire la sua impetuosa corsa devastatrice fino a Pisa che ne sarebbe stata distrutta se il fiume non avesse “rotto in più luoghi gli Argini” e non si fosse immesso nel “Fosso Arnonico”.
O quella del 1557 i cui danni erano stati quantificati di un ammontare pari alla spesa per edificare una nuova Firenze; quella del 1577 che aveva devastato Prato e provocato la morte di 20 persone, quella del 1589 tremenda come quella del 1333, o quella del 1641 che aveva devastato tutto il Valdarno superiore, o quella del 1646 nel corso della quale le strade di Firenze sembravano fiumi e grossi “barchetti da 20 persone alla volta” percorrevano Borgo Ognissanti fino alla Porta al Prato.
Targioni a conclusione della sua Cronica forniva un quadro riassuntivo con il quale intendeva dimostrare quanto aveva affermato in esordio del suo trattato,  le “irregolarità, e stravaganze grandi” cioè del clima della Toscana, che del resto egli aveva ribadito con poche ma puntuali  parole al termine della cronaca riferita al 1755, dove con precise  pennellate ci offre anche l’immagine suggestiva e poetica di una Firenze notturna … 

La notte del 6. Gennaio incrudelì il tempo, con un’orribile Tramontana, che fece sbassare il Termometro sotto al grado del Diaccio, e da detto giorno, fino al dì 6. di Febbraio, Giorno di Berlingaccio, fu sempre freddo grandissimo, con tempo sereno, ma con Diacci perpetui ne’ Rigagnoli; e l’Acqua d’Arno stette quasi sempre Diacciata, senza che per molti giorni si potesse macinare. … Mi ricordo benissimo, che il giorno di Berlingaccio, sulle ore 23., essendo un orribile e penetrantissimo Freddo, con aria caliginosa, mi convenne andare impastranato ed a piedi (stante il non si poter reggere in piedi  i Cavalli per il Diaccio) a rivedere cinque malati di Febbri Catarrali, che aveva in un Palazzo a piè del Ponte Vecchio. Nell’attraversare il Ponte mi affacciai alle Sponde, per godere dell’insolito spettacolo dell’Arno tutto quanto diacciato, e tutto quanto ricoperto di alta candidissima Neve. Doppo essermi trattenuto in esse visite fino a vicino all’un’ora di notte, nell’uscire trovai l’aria straordinariamente cambiata, cioè non più freddissima, ma tiepida di Scirocco con minutissima Pioggia, laonde nel tornarmene a casa doppo due altre visite, il Pastrano mi si rendeva pesante. Rinforzò nella notte la Pioggia, sempre a scirocco, e continuò nei giorni susseguenti, ne’ quali fino alla Settimana Santa, furono sempre Piogge, senza mai più Freddi, nè Diacci. Di qui si potrà intendere quanto stemperato sia questo pezzetto di Zona Temperata, che ci è toccato in sorte di abitare, ed i Medici potranno farci sopra delle Teorie, per spiegare le ragioni delle Malattie del Polmone, e dei Nervi, tanto numerose nel nostro Paese.


50 Years after the Flood in Florence: remarks on Giovanni Targioni Tozzetti’s Cronica meteorologica della Toscana (Weather Chronicle of Tuscany) 
In compiling the Cronica Metereologica della Toscana (Meteorological Chronicle of Tuscany), the intent was to provide as complete a list as possible of the weather in order to define the "climate overview" of Tuscany, as clearly attested by historical sources.
The   Cronica is Part 3 of the Alimurgia printed in Florence in 1767. Targioni Tozzetti had been urged to compile this work (that he wanted to organize in several volumes) by the famines that had repeatedly struck in the 1760s and brought Tuscany and beyond to its knees. To draw up his chronicle, Targioni used old documents found in his family’s rich library as well as others in the Magliabechiana Library of which he was then its director. Although he stated at the end of Part 2 that there were gaps in his compilation, in reality, it still seems to the modern reader an accurate and concentrated work of chronological recording.
The Cronica starts in 1165 and continues until 1765. Over six centuries Tuscany was devastated by the flooding of rivers and torrents for about a century overall and each year more than one flood is often recorded, with houses being destroyed, people and livestock dying, and crops and agricultural products being ruined.